L’auto ecocompatibile tra i temi protagonisti del talk show
Mobilità sostenibile: è il motto di moda nell’industria automotive, E la kermesse Viva l’Auto, lo ha trattato con i guanti. il presidente dell’Uiga, Bonora, ha detto: “L’auto ecologica è una realtà di fatto, grazie agli investimenti del settore. Mancano però le infrastrutture in grado di supportarne l’impegno, da una più ampia rete distributiva del metano che si estenda alle autostrade, alle colonnine per ricaricare le batterie delle vetture elettriche”.
Per Guido Federico Rossignoli, direttore generale dell’Anfia (associazione che riunisce le aziende italiane della filiera dell’automotive) il settore ha investito e ottenuto da noi grandi risultati nel ridurre emissioni di Co2 e consumi. La Commissione Europea continua a insistere, però, sull’industria dell’auto, tralasciando il fatto che fluidificare il traffico è altrettanto importante.
Possiamo essere quasi tutti d’accordo, ma servono tanti investimenti economici, e non si può neppure continuare a far spuntare rotonde come funghi, rotonde la cui efficacia oltretutto sta incontrando qualche difficoltà. Se invece il riferimento comprende una revisione dei limiti di velocità, vorremmo vedere una bella tavola rotonda.
Sul fatto che i Co2 rappresentino davvero la peste primaria, ja risposto l’accademico Franco Battaglia, docente di chimica ambientale all’università di Modena: “Assolutamente no. Non dobbiamo sentirci in colpa perché l’anidride carbonica non ha nulla a che vedere coi cambiamenti climatici: solo il 5% dell’effetto serra è dovuto alla Co2 naturale. Inoltre, l’attuale non è il periodo più caldo, e il riscaldamento odierno è iniziato a metà del 1600, dunque non è addebitabile ad attività industriali. In passato la terra ha sperimentato concentrazioni anche venti volte superiori”.
Un’analisi scientifica per una posizione controcorrente che smitizza le previsioni più catastrofiche.
Altro punto per Gian Primo Quagliano, direttore del centro studi Promotor – “è dire per chiarezza, che le Co2 generate dai veicoli ammontano a poco più dello 0,4% del totale”.
Francesco Gori, ad di Pirelli Tyre, chiama in gioco i pneumatici: “Oggi il contributo degli pneumatici “verdi” nel limitare i consumi si aggira intorno al 4-6%; domani, con le auto elettriche, salirà al 20%”.
Il discorso è tornato anche sull’opportunità che gli incentivi alla rottamazione siano estesi anche alle flotte aziendali.
Secondo noi, quello che c’è da chiedersi, è perché a fronte del successo dei modelli bi-fuel benzine e GPL, il mercato delle ibride sia passato solo dallo 0,2 allo 0,3%. E molti vorrebbero anche capire perché a differenza di altri Paesi, l’Italia non sia ancora strutturata nei distributori per favorire i modelli con motore Flex, cioè capace di alimentarsi anche con carburante E85.
Vale però citare un dato del Consorzio Ecogas, il quale dice che quest’anno per la prima volta le auto vendute con impianto bi-fuel di serie hanno superato quelle trasformate.
Diciamo ancora la nostra. Da una parte è necessario che gli incentivi vengano riproposti, con vantaggi anche in ambito professionale, per il quale furgoni e furgoncini circolano a breve e medio raggio. Dall’altro, non miniamo il potere attrattivo ed emozionale del mezzo motoristico. Sarebbe controproducente per il mercato stesso. Miglioriamo le tecnologie, ma salvaguardiamo la creatività e l’estro che possono fare di un veicolo un’opera d’arte. E in cui, chi ha passione, intravede anche un’anima.
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