JAGUAR XJ: LEGGENDA di ATTUALITÀ
Del lontano 1968, lammiraglia della Casa di Coventry
arriva ai giorni nostri attraverso vicessitudini, sfide, e una profonda quanto
esaltante evoluzione
TAPPE ARISTOCRATICHE – Nel settembre del 1968 la Jaguar presenta la XJ, berlina ammiraglia dimpostazione sportiva che si distingue per uno stile moderno, persino audace in alcune sfumature di stile, e nel contempo molto elegante. Tale modello dalle mire aristoratiche è stato voluto e ottenuto da Sir William Lyons, fondatore della Casa inglese, e rappresenta un evidente progresso estetico e tecnico rispetto alle Jaguar precedenti.
SPORT PER GENTLEMAN – Per la prima volta la XJ riesce a coniugare aspetti allora solitamente inconciliabili, quali il comfort che si conviene a una grande berlina di rappresentanza alle elevate doti di maneggevolezza, tenuta di strada e stabilità. Il segreto risiede in un pianale inedito, su cui vengono equipaggiate particolari sospensioni anteriori a quadrilateri deformabili con effetto anti beccheggio, nonché elementi posteriori a bracci triangolari che gestiscono la stabilità del retrotreno. Entrambi soluzioni derivate dalle competizioni, ambiente assai frequentato dalle Jaguar.
Limpostazione tecnica è la classica a motore anteriore longitudinale e trazione posteriore, ancora oggi amata dai guidatori sportivi per l’equilibrio dei pesi e conseguente modo di scaricare a terra la forza motrice. La Jaguar XJ “prima maniera” conquista immediatamente per la sua classe innata, non solo grazie alla stupenda linea ma anche per merito degli interni rivestiti in pelle Connolly e le finiture in legno pregiato. Unatmosfera allinsegna della britishness, che si sposa al meglio con linusuale sportività conferita da aspetti come la posizione di guida e il tetto piuttosto bassi, facendo della XJ una sorta di antesignana delle odierne berline-coupé.
L’ERRORE CARTA VELINA – Il motore è il classico 6 cilindri bialbero Jaguar con camere di scoppio emisferiche, offerto in due cilindrate: 2.8 da 180 CV e 4.2 che sviluppa ben 245 CV. Il 2.8 è stato pensato soprattutto per i mercati gravati da forti imposte fiscali, ma appare decisamente meno brillante del 4.2 e oltretutto ben presto dimostra limiti daffidabilità. I suoi pistoni hanno infatti una certa propensione al cedimento, tipo “carta velina”. La causa è laccumulo di depositi carboniosi dovuto soprattutto allimpiego nel traffico cittadino. Problema non riscontrato nelle fasi di collaudo, poiché lutilizzo costante alle alte velocità e ai conseguenti regimi elevati manteneva “pulito” il motore.
LE MOSSE DI PAPÀ – Ben presto la Jaguar risolve il problema, ma già nel 1973, con il primo restyling che rende il frontale ancor più aggressivo, il 2.8 viene sostituito dal 3.4. Questultimo, al pari del 4.2 che rimarrà in produzione per tutti gli Anni 70 e buona parte degli 80, non presenta alcun problema e mette in luce un buon equilibrio tra elasticità di marcia e grinta.
Da notare che Sir William Lyons nel 1972 va in pensione e lascia completamente le redini della Jaguar alla British Leyland, la quale peraltro era diventata proprietaria della Casa di Coventry fin dal 1966. Tale gruppo gestisce una moltitudine di marchi inglesi e non sempre riesce a valorizzare appieno lo spirito Jaguar, dopo labbandono di Lyons che aveva mantenuto la direzione del marchio fino al 1972. Lo dimostra il tentativo allinizio degli Anni 70, dimporre per la XJ ladozione del ruvido V8 della Range Rover. Operazione peraltro complicata visto che i tecnici di Coventry hanno agito dastuzia, realizzando un vano motore stretto a sufficienza da non farci stare il suddetto V8, salvo poi lavorare giorno e notte con la proverbiale pazienza di Sisifo quando dovettero installare sulla XJ il magnifico V12 5.3 Jaguar.
In sostanza la Jaguar XJ passa indenne attraverso epoche e culture molto diverse e il suo successo è legato allo stile understatement, allottima guidabilità e alle prestazioni quasi sempre superiori ad ogni concorrente diretto. Senza dimenticare i prezzi dacquisto insolitamente convenienti per una vettura del genere. Nella sua storia ci sono anche le immancabili versioni a passo lungo, oltre a quelle particolarmente raffinate con marchio Daimler (il massimo dello snobismo) recanti i nomi Sovereign e Double Six.
MATITA NOSTRANA – Nel 1979 debutta la terza serie che si contraddistingue soprattutto per elementi nuovi come i gruppi ottici, pararaurti, nonché le linee del padiglione e gli interni. Da notare che alla ristilizzazione esterna ha contribuito Pininfarina, designer al quale la Jaguar si rivolgerà poco più di ventanni dopo per realizzare la X-Type Station Wagon, anche se questo non è mai stato dichiarato ufficialmente.
Nel 1986 al Salone di Parigi esordisce la quarta generazione dellammiraglia inglese, meglio conosciuta come XJ40. Si tratta in pratica di un modello nuovo, fermi restando la meccanica e il pianale delle edizioni precedenti, che ha avuto una genesi piuttosto travagliata. La sua progettazione era cominciata fin dagli Anni 70, ma in pratica la vettura ha ricevuto il via libera solamente nel 1984, anno in cui la Jaguar si svincola dalla British Leyland e torna ad essere una Casa indipendente. I motori 6 cilindri in linea sono profondamente rinnovati e spicca un inedito 2.9 erogante 165 CV, pure più economico nei costi di gestione. Alcuni particolari estetici però non convincono, come labbandono dei quattro gruppi ottici tondi e limpiego della strumentazione analogica. Ma la XJ40 ha ben presto ugualmente successo, raggiungendo il culmine dello sviluppo nei primi Anni 90 con le configurazioni XJR, XJ12 e Daimler Double Six.
PASSAGGI AL VERTICE – Importante sottolineare che la Jaguar diviene nel 1989 di proprietà Ford, la quale ben presto introduce una diversa cultura dellaffidabilità, tanto da offrire una garanzia di tre anni sulla XJ quinta generazione presentata alla fine del 1994. Essa, conosciuta come JAGUAR XJ: LEGGENDA di ATTUALITÀ00, si riappropria di uno stile elegante, armonioso e sportivo, segnando il ritorno al lusso non ostentato. Le motorizzazioni vertono sui sempiterni 6 cilindri in linea 3.2 e 4.0, nonché sul V12 6.0, mentre in un secondo tempo esordisce anche il 4.0 sovralimentato mediante compressore volumetrico Eaton; un cambio di prospettiva che parte dando vita alla XJR da 325 CV. Non mancano le versioni a passo lungo LWB e le Damler Six e Double Six. Il comportamento su strada è esemplare come sempre, anche se il controllo elettronico della trazione (non disinseribile) e troppo invadente nella guida sportiva. La sesta serie è in pratica un sostanzioso restyling della JAGUAR XJ: LEGGENDA di ATTUALITÀ00, debutta nel 1997 e vede lesordio dei nuovi motori 8 cilindri a V proposti nelle configurazioni 3.2, 4.0 e 4.0 sovralimentato. Questultimo, destinato alla XJR, eroga la bellezza di 358 CV e consente riprese che nessuna Maserati 3200 GT o Porsche 911 dellepoca riesce a oltrepassare. Per tutte lassetto viene ulteriormente affinato, compresa unelettronica di controllo molto più discreta nei suoi interventi oltreché disattivabile.
TRADIZIONE E TECNOLOGIA – Il resto è storia dei giorni nostri; nel 2003 debutta la XJ settima serie (la JAGUAR XJ: LEGGENDA di ATTUALITÀ50), ispirata stilisticamente in modo impressionante al modello originario nato nel 1968. Completamente nuova è la struttura in alluminio rivettato, una tecnologia di derivazione aerospaziale che permette di contenere al massimo i pesi. Le sospensioni anteriori rimangono a quadrilateri deformabili, mentre al retrotreno alloggia un sistema multilink in luogo dello storico schema a bracci triangolari (che era un retaggio addirittura della E-Type). I propulsori vertono sui classici 8 cilindri a V ed un 6 cilindri a V 3.0. Successivamente al lancio, esordisce anche la motorizzazione bi-turbo diesel 2,7 litri, cubatura inferiore addirittura al famigerato 2.8 del 1968. Potenza, comfort di marcia e silenziosità non ne sono affatto sminuiti, ma al contrario esaltati e grazie anche al peso relativamente contenuto della vettura i 207 CV di potenza assicurano valide prestazioni. Lunico vero limite della XJ JAGUAR XJ: LEGGENDA di ATTUALITÀ50 è costituito dallo stile; bello, bellissimo fin che si vuole ma sin troppo conservativo.
IL NUOVO ATTO – E proprio questo aspetto è stato volutamente rivisto nel delineare lultima generazione della XJ, più precisamente lottava, che esordisce questanno. La Jaguar nel frattempo è passata dalla Ford alla indiana Tata, segnando lennesimo cambiamento societario ma che tuttavia ha restituito alla Casa di Coventry molta più autonomia progettuale che in passato. Lo stile della nuovissima XJ è modernamente coraggioso e fortemente proiettato nel futuro; in una sola parola affascinante. Anche se si togliesse ogni emblema, chiunque riuscirebbe ad identificarla immediatamente come Jaguar, anche da parecchi metri di distanza. Ian Callum, Direttore Design di Jaguar Cars a tale proposito dichiara: “Ogni buon design, soprattutto relativo a qualcosa di valore, deve raccontare una storia. La nuova XJ lo fa, con una gerarchia visiva e una chiarezza dintenti. Abbiamo preso ispirazione dalle Jaguar classiche come la Mk2 e la prima XJ per creare la Jaguar del 21° secolo, con forme pure e sensuali“. Una XJ, aggiungiamo noi, che sarebbe piaciuta moltissimo a Sir William Lyons. E riteniamo che questo sia tutto per una vera Jaguar.
Gianmarco Barzan
01/12/2009 – 17:15