SWITCH-OFF FIAT: le divisioni in famiglia
L’era economica porta allo smembramento. Ciascun blocco viaggia in autonomia.
Dopo le fatiche per creare Fiat Group Automobiles che ha cavalcato due decenni, la scelta nell’era Marchionne rilegge il mercato, l’industria e l’economia attuali, e decide per la divisione.
Sostanzialmente in tre parti, con due blocchi che saranno il perno del futuro Fiat. Le auto e le produzioni commerciali-industriali.
Con la nascita di Fiat Industrial S.p.A., dal gennaio 2011 le aree di business del Gruppo torinese inerenti veicoli industriali, motori “industrial & marine” e macchine agricole e per le costruzioni, entreranno a far parte di questa nuova realtà, separandosi dal comparto auto e relativi sistemi di produzione e componentistica. In sintesi il settore automobilistico sarà appannaggio di Fiat S.p.A.
Questa scissione ha uno scopo squisitamente industriale e ovviamente economico, distinguendo nettamente attività le cui mission sono profondamente diverse e che presuppongono ormai strategie differenti e mirate.
Fiat Industrial S.p.A. si compone del mix Fiat Industrial Finance, Cnh, Iveco e Fiat Powertrain I&M.
Dal canto suo Fiat S.p.A. integrerà Fiat Group Automobiles (con i marchi Fiat, Fiat Professional, Lancia, Alfa Romeo e Abarth), Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, Teksid. Comau, nonché il settore dei motori e trasmissioni “Passenger & Commercial Vehicles” di Fiat Powertrain Technologies.
Loperazione nasce dal fatto che le attività inerenti i cosiddetti “Capital Goods”, oggetto della scissione, presentino caratteristiche in gran parte differenti rispetto allautomobile. Le diversità riguardano principalmente aspetti come il contesto competitivo, requisiti di prodotto e fabbisogno, investimenti in ricerca e sviluppo e, non certo meno importanti, i differenti profili relativi ai potenziali investitori. Entrando nello specifico, il business delle automobili si riferisce a un settore fortemente competitivo; realtà in cui prezzo, qualità, scelta, personalizzazione, stile, sicurezza, bassi consumi e versatilità rappresentano gli elementi principali per aggredire con determinazione i mercati.
Inoltre, le scelte dellacquirente di automobili sono strettamente correlate a fattori come la propensione al consumo, la disponibilità di credito e la leadership dei diversi competitor assai variabile da stato a stato. Senza dimenticare che lautomobile impone ingenti investimenti nella ricerca e sviluppo, al fine di assecondare (ma anche prevedere) le esigenze dei clienti relativamente a nuovi prodotti o servizi, propulsori dallalto profilo ecologico e massima sicurezza attiva e passiva del veicolo, citando gli esempi più lampanti.
Le attività dei Capital Goods operano in un mercato dove gli aspetti irrinunciabili per la competizione sono un buon marchio, la presenza capillare di una rete di distribuzione e assistenziale, i servizi finanziari e unindispensabile ricca gamma di prodotti.
E altresì importante evidenziare come questo business sia influenzato anche da aspetti che vanno dalla sofisticazione dei prodotti allo stato di salute generale delleconomia, così come dalla domanda alimentare alle condizioni climatiche. Infine, le imprese legate ai Capital Goods necessitano di minori investimenti sui fronti ricerca e sviluppo, in virtù della minore assoggettazione nei confronti dello stile dei prodotti rispetto al comparto automobilistico.
La dice lunga in proposito labituale longevità stilistica dei camion, in quanto il fattore estetico non si pone certo sul medesimo piano delle tematiche relative a qualità, robustezza, capacità di carico, modularità e ottimizzazioni dei consumi. Aspetti tra i principali che contribuiscono fortemente al successo di un mezzo pesante.
In sostanza grazie alloperazione di scissione, prenderanno corpo due Gruppi distinti, ciascuno incentrato sul proprio business e con obiettivi chiari, bene identificati e molto facilmente percepibili dai rispettivi mercati. Nasceranno di fatto due Fiat assai moderne, snelle e completamente svincolate da interferenze tra loro che potenzialmente potevano avvenire con la struttura globale attuale. Fiat S.p.A. e Fiat Industrial S.p.A. godranno della rispettiva autonomia, dimostrando pienamente il loro valore che diversamente potrebbe non essere del tutto espresso. Per quanto concerne Fiat S.p.A., il suo business legato alle automobili, in virtù della partnership con Chrysler e la collaborazione internazionale nello sviluppo dei singoli marchi, ha ormai raggiunto la capacità di muoversi “con le proprie gambe” sul mercato. La scissione è quindi la scelta giusta al momento giusto, consentendo alla Fiat automobilistica di cogliere ulteriori opportunità di crescita, allinsegna della massima libertà di perseguire le migliori scelte strategiche, anche in termini di alleanze, potenziando la propria autonomia ed efficienza.
Una Fiat che verrà posta allo stesso livello dei suoi competitor, sfruttando lenorme potenziale dei suoi marchi di grandissimo prestigio, nonché lalleanza con Chrysler che ha aperto straordinarie opportunità di crescita, non disgiunte dallottimizzazione relativa ai costi di ricerca, sviluppo, acquisti e produzione. I presupposti per diventare un global player di grande successo vi sono tutti, grazie anche alla nuova struttura societaria assai più snella, dinamica e orientata al futuro.
Fiat Industrial dovrebbe avere così la possibilità di conquistare un ruolo globale nellambito del Capital Goods, o almeno ci proverà, facendo affidamento su una presenza industriale stabile e diffusa su scala mondiale. Tale business è concretizzato da CNH Global N.V. e dalle sue controllate, per il settore relativo alle macchine per lagricoltura e le costruzioni, nonché da Iveco S.p.A. e sue controllate sia per la parte relativa ai veicoli industriali, sia per il comparto “industrial & marine” del settore FPT Powertrain Technologies. Per concludere, il Presidente di Fiat Industrial sarà Sergio Marchionne, CEO di Fiat S.p.A. e Fiat Group Automobiles S.p.A. e regista principale dei salutari cambiamenti epocali, avvenuti negli ultimi anni tanto al Lingotto quanto oltreoceano.
Gianmarco Barzan
29/12/2010 – 18:02