Se i gruppi sindacali Fiom e Cgil discutono, la questione Fiat e Mirafiori fomenta gli animi, fino a provocare attacchi disegnati con destinazione il vertice Chrysler/Fiat. Tra simil-murales e vie postali, lo stato maggiore Fiat ha ricevuto invece tutti gli onori a Detroit. Segnali che aumentano il potere politico ed economico del marchio italiano e la statura industriale di Marchionne nella “New politik” industriale.
La comparsa della stella a cinque punte, logotipo delle Brigate Rosse, all’indirizzo dell’AD Fiat Group, Dr. Marchionne, simboleggia due cose: forte risentimento dell’area dura-e-pura dei lavoratori per le scelte in Italia da parte dei vertici Fiat, e preoccupazione per una situazione di “simboleggiata” intimidazione che non vorremmo più vedere.
I vertici Chrysler dimostrano di sostenere la via intrapresa da Fiat, e parallelamente il referendum sull’intesa per Mirafiori sembra la scintilla da dover controllare. La scritta con la stella delle Br tracciata a vernice rossa su un manifesto del centro torinese può essere una bravata, oppure un segnale da valutare.
La ricerca di accordi tra Fiom e Cgil in relazione al referendum sul nuovo contratto per i lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori (per il 13 e il 14 gennaio), non è riuscita ad appoggiare la pacificazione. Sembra invece benzina che alimenta un fuoco da dover gestire; con razionalità.
«Il tema è garantire la libertà dei lavoratori di avere un sindacato» ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camuso. «Non c’è nessuna spaccatura» ha assicurato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. «Solo valutazioni per il futuro ».
Intanto, lo stato maggiore di Fiat ha fatto il suo passaggio tra i vertici Chrysler di USA e Canada. “Essere trattati così (bene) fa piacere, come risposta positiva agli investimenti e agli sforzi fatti” – ha sentenziato l’AD Marchionne. In questo tipo di rapporti, non si può negare, Marchionne ha aperto una nuova era dell’automotive globalizzato.
E se industrialmente ha ragione lui, non ci sarà, in Italia, Fiom che tenga.
Dal Salone dell’Auto di Detroit, l’amministratore delegato della Fiat ha rincarato alla sua maniera. Prima l’annuncio della salita al 25% di Chrysler, che ha provocato la reazione in Borsa portando le azioni Fiat a guadagnare l’1,41%; quindi il commento: “A Brampton ci hanno invitato ad aumentare la capacità produttiva, ma volendo ci sono anche altre alternative”.
La “New Politik” motoristica ha indubbiamente un punto nevralgico in questo momento storico.