Cadillac CTS Coupé 3.6: l’alternativa sportech
Grandi casate automobilistiche e famiglie di modelli si fanno concorrenza in un modo spietato al fine di vincere le innumerevoli battaglie di ogni giorno: la conquista del cliente di qualsiasi ceto sociale e capacità di portafoglio. Lo fanno attraverso una gamma articolata al punto da definire, all’interno di un marchio costruttore, un assortimento degno da ipermercato.
Cadillac rientra, dopo un breve periodo di letargo, nuovamente (e ufficialmente) nel mercato europeo come marchio di nicchia, l’unico forse in grado di proporre un sapore “americano” ma con gradazione europea. Non ha velleità di andare a rubare preziose quote di vendita alle protagoniste del segmento ma vuole proporsi con i concetti chiave che ne hanno fatto uno dei protagonisti della storia dell’auto. Nondimeno, la casa di Detroit ha proposte per tutti i segmenti in cui il concetto di lusso abbia la sua coerente ragion d’essere.
Design – Ieri era la Pink Cadillac, oggi la più sfiziosa, in Europa, è la sofisticata CTS Coupé. Non vuole assomigliare all’affusolata Audi A5 o alla trendy BMW Serie 3 Coupé o alla sportivamente signorile Mercedes Classe C Coupé. È prima di tutto se stessa grazie a forme nette, tese, sfuggenti, trionfo di spigoli e angoli: il frontale imponente con la grande maschera, il profilo filante e scultoreo, esaltato dai pulsanti soft-touch al posto delle maniglie e dalle ampie ruote da 18 o, anche da 19”, la coda compatta e massiccia dove spicca il doppio scarico centrale, notoriamente avvezzo a vestire bene solo sulle super-sportive. C’è in lei un’eleganza inusuale, che non vuole inseguire noiosi stereotipi stilistici del passato ma porsi come un’opera d’arte in movimento, che intende creare attenzione, sensazione, commenti, giudizi e sguardi concentrati lungo i suoi volumi.
Abitacolo – Ci si aspetterebbe il tipico salotto all’americana: profusione di plastiche, non proprio all’altezza, comandi sparsi ovunque e una generale sensazione di “abbandono”, cosa che un cliente italiano di classe, che aborre il calzino bianco e la scarpa da ginnastica sul “panta” elegante, non sarebbe non tollera. Invece, sorprendentemente, la CTS è una vera europeista: i materiali sono ottimi, la qualità dell’assemblaggio è ineccepibile, i sedili primeggiano per comfort e capacità di accogliere tutte le taglie; è lontana quella deprecabile sensazione di “affogamento” tipica di un sedile in pelle yankee. La strumentazione, dal design moderno, non ha nulla a che invidiare alle cugine europee, come pure l’organizzazione dei comandi: pulsanti con soffici tocchi, pomelli di garbata dimensione e facile azionamento. A ben vedere è proprio un’auto con scarsa americanità.
Al volante – Un design così particolare ha provocato, all’atto pratico, un’unica criticità: la vista posteriore, alquanto precaria. Peccato perché si rivela l’unica nota stonata in una melodia davvero piacevole. Naturalmente è necessario essere amanti del genere: genere benzina. La 3.6 è disponibile con trazione posteriore in allestimento Elegance o in configurazione Sport Luxury con ruote motrici posteriori o trasmissione integrale abbinata al cambio automatico. La versione in prova al top di gamma (e di prezzo: 56.655 euro) offre tutti i contenuti di una grande ammiraglia in un corpo compatto e sportivo. Con 311 Cv la CTS AWD scatta da 0 a 100 in 6”7 e tocca 225 km/h. La tenuta di strada è ineccepibile grazie all’ottimo assetto, tarato per offrire anche una dinamica che privilegia la sportività. Con tutte e quattro le ruote motrici la sensazione di sicurezza è ancora più elevata. All’ottimo comportamento contribuisce anche lo sterzo, ben rapportato, e la frenata molto potente e sicura a dispetto di un peso di ben 1.874 chili. Insomma, è l’ideale per “volare” in autostrada (tedesca) a 200 costanti o sostare nel traffico, comodi e rilassati (BOSE di serie).
Alvise Seno
29/03/2011 – 11:52