L’Italia non raggiunge l’obbiettivo imposto dall’Unione Europea
Molto si è fatto dal 2000 a oggi in Italia per salvaguardare la vita di automobilisti e pedoni: la sicurezza delle vetture è aumentata e la normativa in materia di circolazione è diventata più stringente (patente a punti, tutor, aumento degli autovelox…). Ciò non toglie che il nostro Paese si trovi nella posizione di dover fare ancora di più.
Secondo l’ultimo rilevamento del 2010, l’anno scorso in Italia ci sono stati 207.000 incidenti stradali (-3,9%, rispetto al 2009), con 3.998 morti (-5,6%) e 296.000 feriti (-3,7%). Secondo Enrico Gelpi, presidente dell’ACI, è stato un Risultato comunque importante con un risparmio di 14.600 vite e 25 miliardi di euro di costi sociali, ma occorre investire di più in formazione ed infrastrutture.
Il dato, infatti, pone il nostro Paese al 13° posto (sui 27 dell’Unione) nella graduatoria dell’Unione Europea ma con questi numeri l’Italia non raggiunge l’obiettivo UE del dimezzamento del numero dei morti sulle strade nel 2010 rispetto ai dati 2001, fermandosi a -44% nel decennio 2001-2010 malgrado lo straordinario risultato del 2009 (-10,3% in un solo anno).
Sono otto i Paesi europei che hanno centrano l’obiettivo UE: Lettonia ed Estonia (-61%), Lituania (-58%), Spagna (-55%), Lussemburgo (-54%), Francia (-51%), Slovenia e Svezia (-50%). Il Portogallo si è fermato al -49.4%. Nella lista nera, a fare compagnia all’Italia ci sono Irlanda (-48%), Germania (-48%), Regno Unito (-46%) e Slovacchia (-44%).
Nel decennio 2001-2010 sulle strade d’Europa si sono registrati 102mila morti in meno rispetto a quelli che ci sarebbero stati se i valori del 2001 si fossero mantenuti costanti, con un risparmio complessivo dei costi sociali di 176 miliardi di euro.