La carovana colorata, formata da 150 concorrenti tra auto e camion, si e’ formata al parco Olimpico di Mosca, dove due giorni sono stati necessari per le verifiche tecniche e amministrative. La partenza vera e propria ha avuto luogo dalla splendida Piazza Rossa, dove le cupole di San Basilio sovrastavano la spettacolare festa che ha dato il via a quella che molti ritengono la competizione 4×4 piu’ dura dopo la Dakar. Quest’anno, alla terza edizione, c’è stato anche un up-grade in termini di bellezza del tracciato, capacita’ organizzative, disponibilita’ degli organizzatori nei confronti dei concorrenti, dei media e di tutti i partecipanti.
La prima tappa porta i concorrenti da Mosca a Lipetsk con 573km di piste bagnate dalla pioggia, particolarmente fangose e cosi’ da subito iniziano i problemi per alcuni equipaggi e lo spettacolo per il pubblico lungo il percorso. L’organizzazione e’ stata attenta ad informare tutti i villaggi e le citta’, tutti gli incroci sono controllati, così come lle prove speciali sono “custoditi” dalla polizia, e per i navigatori diventano un punto di riferimento sul road book, al posto della tradizionale fettuccia.
Dopo Lipetsk e’ la volta di Volgograd prima ed Astrakhan poi; oramai siamo a meta’ della competizione oltre 2000 km hanno segnato la differenza per molti concorrenti, tra cui il transalpino Peterhansel, che dopo aver sofferto di problemi elettrici alla Mini, non ha piu’ avuto modo di colmare il ritardo accumulato pur vincendo alcune tappe. Dominio incontrastato pertanto per la BMW di Holowczic, che accusa qualche ritardo sulle tappe delle dune.
Ebbene si, il Silk Way Rally propone tutti i tipi di percorso off-road che si possano desiderare, ed ad Astrakhan c’e una tappa a margherita, tutta all’interno delle dune, naturalmente non altissime come nel deserto del medio oriente, ma pur sempre portatrici di insidie un po’ per tutti. I portacolori italiani, per esempio, non hanno superato le dune, infatti il Nissan Patrol di Christian Belotti ha accusato il danneggiamento di un pistone, nella tappa di Astrakhan l’equipaggio ha provato a cercare un ricambio, poi a saldare il pistone stesso, il lavoro poteva permettere loro di ripartire, ma il regolamento di gara, non prevede una penalita’forfettaria, qualora nella tappa precedente si saltino tutti i way-point del percorso. Regola questa molto ferrea, che ha coinvolto tutti e tre i mezzi italiani, ultimo dei quali il Mercedes Unimog, che ha subito un danno alle sospensioni nella tappa numero 5, quindi quasi alla fine, visto che la tappa numero 7 da Maykop a Sochi e’ stata annullata a causa delle tante piogge e della conseguente piena del fiume protagonista del percorso.
Questa conferma ci viene anche dai piloti e dai meccanici dei tre equipaggi italiani, che pur ritirati, hanno continuato a seguire la competizione fino in fondo, apprezzandone l’organizzazione e tutti i dettagli che hanno caratterizzato la vita al bivacco, il recupero dei mezzi, la sicurezza, i servizi a disposizione dei concorrenti, la tipologia di percorso. Aspetti questi molto importanti, che mettono in risalto la validita’ della competizione e dell’esperienza, soprattutto se si tiene conto dei costi di iscrizione: 1500 euro per il veicolo in gara e 1000 euro per il veicolo assistenza con numero illimitato di meccanici. In questa quota naturalmente e’ compreso il soggiorno al bivacco, che data l’alta qualita’ della logisitica si puo’ definire campeggio. Non mancano infatti tutti i servizi, bar ristoranti funzionanti 24h, il reparto medico con l’ospedale da campo, veicoli medici lungo il percorso, elicotteri, aerei cargo che trasportano tutto il materiale. La linea internet non solo per i media ed i mezzi di comunicazione, ma anche per i piloti, acqua calda per le docce, sempre pulite, cosi’ come i servizi igienici.
Attenzione nella cura dei dettagli per il tracciato, i road-book molto precisi, sia per i concorrenti, sia quelli per i veicoli assistenza, sia quelli per i veicoli stampa e fotografi, cosi’ anche il nostro Chevrolet Tahoe ha avuto il gusto di affrontare km e km di piste, di carrarecce, di dunette, (con comfort di marcia degno di un salotto da VIP). Chevrolet Tahoe monta un motore 5.3 litri da 380hp V8 modulare; aspetto particolarmente significativo al fine dei consumi e anche della coppia e quindi della trazione nei tratti piu’ fangosi ed impegnativi. Naturalmente percorso impegnativo per me e per Chevrolet Thaoe e’ diverso dal “percorso impegnativo” per il simpatico Jean Poul Cottret, che alla fine della gara, incontro proprio sotto il podio e al quale chiedo le impressioni. Lui e’ rimasto molto contento nel complesso, avrebbe gradito alcuni tratti piu’ veloci, dove poter lanciare la Mini a tutta birra, mentre alcune piste fangose e piene di lunghi saliscendi, costringeva l’equipaggio ad un’andatura piu’ contenuta. Naturalmente Polo’ (come viene chiamato nel mondo 4×4) era un po’ insoddisfatto per i problemi elettrici della seconda giornata, ma si sa che il rally e’ anche questo ed ora aspetta di rifarsi alla Baja Poland; dove intende battere il compagno di squadra Holowczic (con la BMW X3) che qui ha vinto.
La classifica trova:
AUTO
1 – Krzysztof HOLOWCZYC (POL)
2 – Stephane PETERHANSEL (CHE)
3 – Aleksandre ZHELUDOV (RUS)
TRUCK
1 – Ales LOPRAIS (CZE)
2 – Firdaus KABIROV (RUS)
3 – Andrey KARGINOV (RUS)
Dati e classifiche dettagliate sono sul sito: www.silkwayrally.com
a curca di Mimmo Ravaccia