Le vendite d’automobile in Italia sono in sofferenza cronica. Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il mese di ottobre 2011 ha prodotto un’altra serie di risultati negativi. Sono state effettuate 132.703 nuove immatricolazioni, in calo del 5,5% rispetto alle 140.418 di ottobre 2010. Nei 10 mesi del 2011 il mercato è in calo del 10,8% con 1.502.922 vendite, rispetto alle 1.684.193 del gennaio-ottobre 2010. Risultati così negativi si produssero solo a metà degli Anni 90, epoca di un’altra profonda crisi della nostra economia.
La situazione è ancora più negativa se si considera la raccolta ordini che, ad ottobre, ha registrato il volume più basso mai realizzato per lo stesso periodo da quando esiste la rilevazione: circa 142.000 unità (-12,5%), che non modifica sostanzialmente il livello dell’inevaso, che rimane ai minimi storici. Preoccupa particolarmente il livello degli acquisti dei privati, per il quale si prevede una flessione superiore a quella del mercato totale, con una quota intorno al 67%, la più bassa mai registrata nella storia recente del mercato italiano dell’automobile.
Gianni Filipponi, Direttore Generale dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere presenti in Italia, commenta così i risultati: “La manovra correttiva approvata dal Governo tra luglio e settembre e le prospettive di ulteriori misure restrittive necessarie ad assicurare gli adempimenti di contenimento del debito e di rilancio indicati dalla Comunità europea andranno a gravare sulla capacità di spesa delle famiglie, con un Pil che a fine anno si attesterà appena al +0,6%. Ciò inciderà in particolar modo sull’acquisto di beni durevoli, quali l’automobile, con pesanti conseguenze sulle immatricolazioni dell’ultima parte dell’anno che, pertanto, chiuderà complessivamente a circa 1.750.000 unità, oltre il 10% in meno rispetto alle circa 1.960.000 di un anno fa”.
Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che raggruppa i concessionari ufficiali di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali e veicoli industriali, non è meno negativo: “Il dato di ottobre è disgraziatamente in linea con il trend negativo che disegna una situazione recessiva, con un allineamento verso il basso alle già allarmanti performance dello scorso anno. Tale situazione è da collegare all’economia del nostro Paese e alla (s)fiducia dei consumatori. La flessione di tutto il nostro comparto, mostra in modo evidente questa dura realtà. E’ giusto che tutti i miei colleghi, i manager delle case e i politici prendano atto che non si tratta di una crisi dalla quale si intravede un’uscita. A detta di tutti gli analisti ci vorranno diversi anni per tornare a volumi pre 2008. E’ quindi un fatto sistemico e bisognerà adattarsi a questi livelli asfittici trovando delle nuove regole del gioco. E in questo senso sia le case automobilistiche sia il governo devono fare la loro parte”.
Automobilisti tartassati – Vale la pena ricordare che la pesante situazione del mercato, oltre alla crisi economica che deprime i consumi, è dovuta in gran parte al sistema impositivo che grava il settore, oberato da tasse e balzelli che negli ultimi mesi hanno registrato un ulteriore inasprimento. Le accise sui carburanti gravano per il 55% sul prezzo della benzina e per il 49% sul gasolio. Il prezzo della benzina, come noto è influenzato anche da: la guerra in Abissinia del 1935 (1,90 lire), la crisi di Suez del 1956 (14 lire), il disastro del Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966 (10 lire), il terremoto del Belice del 1968 (10 lire), il terremoto del Friuli del 1976 (99 lire), il terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire), la missione in Libano del 1983 (205 lire), la missione in Bosnia del 1996 (22 lire), il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Ci dobbiamo aggiungere il salvataggio della cultura e l’aumento dell’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT), della tassazione sulla RC auto e dell’aliquota IVA.