La crisi dell’auto: dove stiamo andando?
Siamo un paese in declino anche nel settore automobilistico?
I cittadini intesi come automobilisti stanno per essere colpiti per l’ennesima volta con misure che rischiano di deprimere un mercato già oltremodo fiacco. Ed allora ecco arrivare il superbollo (dal 1 gennaio 2011, chi possiede un’auto con più di 252 CV – 185 kW pagherà 20 euro per ogni kW in più) e una nuova accisa sui carburanti che ha fatto catapultare i prezzi verso nuovi massimi.
Il mercato automobilistico italiano, in queste condizioni, rischia grosso. Come molti fanno notare, aumentare il prelievo fiscale deprime i consumi dunque il Governo potrebbe, paradossalmente, creare una diminuzione del gettito che si attende. Già da tempo il mercato delle auto nuove è in forte calo, in alcuni mesi di questo 2011 la caduta delle nuove immatricolazioni ha segnato risultati negativi a due cifre. Che, tuttavia, non sembrano scoraggiare il Legislatore, cieco affamatore dei nostri portafogli, insensibile alle richieste del mercato.
E, come se non bastasse, ci si mettono altre importanti questioni
Non siamo più protagonisti – L’Italia ha fatto molto per l’automobile: ha creato marchi automobilistici, ha creato carrozzieri, ha creato manager, ha creato stili, piloti, competizioni ecc. Eppure, il nostro Paese, non sembra essere in grado di mantenere alto il nostro ruolo sul mercato automobilistico mondiale.
Non si fa ricerca – La generalizzata fuga di cervelli che caratterizza il nostro Paese ha fatto sì che solo all’estero, nostri concittadini abbiano potuto trovare opportunità di lavoro e di concretizzazione delle proprie idee. E il coomon-rail siamo stati così bravi da venderlo alla Bosch. Non si assiste, alle nostre latitudini, a rilevanti innovazioni in tema di mobilità: idrogeno, propulsione elettrica, sicurezza, mobilità alternativa sono tutti concetti che sentiamo pronunciare all’estero. Per non dire delle attività manageriali: Luca De Meo o Walter de Silva sono patrimonio del Gruppo Volkswagen.
Lo scandalo delle auto blu – Si continua a fare finta di non vedere che in Italia abbiamo 72.000 auto blu (in Inghilterra, mero titolo di esempio, sono meno di 200)
Gruppo FIAT – Termini Imerese ha chiuso i battenti (si attende di sapere se DR Motors riuscirà a risollevare le sorti dello stabilimento e a ricreare occupazione), la Fiat Panda è in ritardo (e la Volkswagen UP! sembra essere un prodotto nettamente superiore, come immagine, come contenuti, come qualità). Alfa Romeo non ha una vettura coupé in gamma (si dice che i primi prototipi marcianti della 4C saranno pronti solo la prossima estate), Lancia “tenta” di sfruttare le scocche americane per creare un prodotto credibile. Ci riuscirà? Certo è che dei fasti del passato non c’è più traccia. Maserati potrebbe essere il marchio del riscatto del Gruppo: la baby Quattroporte e la Kubang, secondo Marchionne, verranno prodotte in migliaia di esemplari. Attendiamo riscontri!
Rete infrastrutturale: poche strade, sempre intasate, mal mantenute, e con il traffico sempre sull’orlo del collasso. Per non dire dei problemi di qualità dell’aria che costringono le municipalità comunali alle pantomime dei blocchi del traffico. C’è, inoltre, un’ormai radicata opinione che molti progetti servano esclusivamente a foraggiare qualche tasca legata alla politica. Alcuni esempi: il ponte sullo stretto di Messina deve ancora partire ma, nel frattempo ha già generato milioni di euro di costi. Il progetto TAV è continuamente ostacolato nella sua realizzazione eppure ci sono non pochi che ne acclamano l’inutilità. L’ultima novità è di queste settimane: la galleria della Variante di Valico sull’autostrada A1 tra Bologna e Firenze è pericolante. Cantiere bloccato, paese vicino al cantiere cautelativamente evacuato, valzer delle responsabilità iniziato, un recente ex-ministro tra le persone coinvolte nello scandalo.
La “fieretta” del MotorShow di Bologna: in giro per i più diffusi quotidiani nazionali, tutti hanno sparato fuochi d’artificio all’indirizzo del salone bolognese. Si è sbandierato di quasi 40 novità tra nazionali e internazionali. Ma a ben guardare, tuttavia, si sono visti stand vuoti (di gente e di prodotti), serie speciali e, come al solito, molta, troppa, attenzione al folklore (un esercito di ragazze immagine, lo stand dell’Esercito con gli elicotteri Agusta, lo stand delle forze dell’ordine con le velocissime Gallardo della Polizia, lo stand dell’ASI – Automotoclub Storico Italiano con una rassegna di bellissime auto storiche ma in un’atmosfera laconica di inutile celebrazione del passato). Mancavano molti costruttori: Peugeot, Citroen, Toyota, Porsche, Bentley, Lamborghini ecc. E, in generale, TUTTI hanno dichiarato di attendere il 2012: al prossimo Salone di Detroit di gennaio o Ginevra a marzo ci saranno nuovi prodotti. Insomma, un Paese così importante come il nostro, non riesce ad avere un Salone Internazionale dell’Auto ma solo quella che sembra una grande fiera di paese.