Caro carburanti: l’anno inizia con un nuovo record
Continua la corsa al rialzo dei prezzi alla pompa che, come sempre, viaggiano a due velocità: ai rincari immediati corrispondono tempi biblici per i riassestamenti che, nella maggior parte dei casi, neanche avvengono
Siamo alle solite. In questi primi giorni dell’anno i prezzi dei carburanti sono tornati alle stelle. Secondo il sito Quotidiano Energia, che riporta i prezzi consigliati alla pompa di tutte le compagnie, il costo del “servito” per la verde è in media di 1,752 euro al litro, mentre per quanto riguarda il gasolio si è raggiunta quota 1,709 euro. Di questo passo, secondo le previsioni degli esperti, entro la fine dell’anno si potrebbe arrivare a sfiorare i 2 euro al litro, con tutta una serie di conseguenze a catena.
Tutti i rincari – Prima ancora dell’aumento dell’Iva al 21% e del cosiddetto “Decreto salva Italia” del Governo Monti, con le nuove accise che hanno significato un rincaro alla pompa di 9,9 centesimi di euro al litro per la verde e di 13,6 per il gasolio, la tassazione sui carburanti era già salita due volte solo nell’ultimo anno. Prima di 0,4 centesimi di euro, stanziati per fronteggiare l’emergenza immigrazione dovuta alla guerra di Libia, poi, dal 1° novembre sino a fine 2011, era stata fissata un’aliquota di 0,89 cent per finanziare gli interventi demergenza in Liguria e Toscana colpite dalle alluvioni. Ma quello che il cittadino italiano fatica a spiegarsi è perché, una volta scaduti i termini o esaurite le cause di un aumento, i prezzi non scendano, mentre prima di un “ponte” per le festività o quando un decreto legge introduce una nuova “tassa”, i rincari sono invece immediati. E dalla guerra in Abissinia al finanziamento alla cultura, la lista degli incrementi “a senso unico” è davvero lunga.
Liberalizzazioni – Fra i provvedimenti intrapresi per invertire questa tendenza, per l’ennesima volta viene riproposta la chimera delle liberalizzazioni. In pratica, il governo vorrebbe consentire ai gestori delle pompe di rifornirsi bypassando le compagnie a cui sono legati, favorendo così la concorrenza. Ma è bastato parlane per scatenare le polemiche. Pasquale De Vita, presidente dellUnione petrolifera, ci ha infatti tenuto a precisare: “Gli impianti di distribuzione sono costruiti dalle società petrolifere, la manutenzione viene effettuata dalle società, il marchio è della società e con tutto questo sono dati in uso gratuito al gestore perché venda la benzina della società. Non è pensabile, quindi, che dopo tutto questo il gestore si vada a comprare la benzina da unaltra parte”. Di fatto tra poco più di una settimana, la liberalizzazione della distribuzione carburanti posta in pole-position nella seconda fase manovre del Governo Monti, è in lista per entrare in azione.
Arma a doppio taglio – Il problema quindi resta. Ma questa volta non si toccano solo le famiglie, che si troveranno inevitabilmente più povere in questo 2012. Con la verde lanciata verso i 2 euro al litro, infatti, non solo si rischia di penalizzare il settore dei trasporti con possibili effetti a catena sul prezzo delle merci che viaggiano su gomma e quindi sugli acquisti, ma stavolta è anche lo Stato che ci perde: se non venisse arginata per tempo la già ora preoccupante flessione dei consumi petroliferi, il governo sarebbe costretto a rivedere le stime sulle entrate fiscali.
Daltronde, come dare torto alle “carovane” di auto che si dirigono verso la frontiera Svizzera se si pensa che, per esempio durante il ponte dellImmacolata, mentre nei distributori italiani la verde e il gasolio sfioravano 1,70 euro al litro, oltre la dogana di Gaggiolo (Varese) la benzina valeva 1,295 euro e il diesel 1,472… Con tutti i “balzelli” che già si pagano, perché mai su un pieno di 50 litri un cittadino dovrebbe “regalare” ancora tra i 12 e gli oltre 20 euro a Stato e petrolieri?
André Rossi
12/01/2012 – 11:15