Fiat annuncia che è salita di un altro 5% in Chrysler Group, raggiungendo così quota 58,5%. L’operazione rientra nell’Operating Agreement (as amended) stabilito secondo gli accordi tra il Gruppo americano e il Gruppo Italiano. Il rimanente 41,5% di Chrysler è posseduto da VEBA.
L’acquisizione di questo ulteriore 5% richiedeva che Chrysler ottenesse le approvazioni di legge per un’auto basata su piattaforma o altra tecnologia Fiat (da prodursi negli Stati Uniti), e che riuscisse a conseguire una performance in termini di consumi pari ad almeno 40 miglia per gallone. L’auto in questione, La Dodge Dart basata sulla Alfa Romeo Giulietta, a fine dicembre ha superato il Fuel Economy Test con un consumo combinato pari a 40 miglia per gallone. Ieri Chrysler si è impegnata irrevocabilmente verso il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ad avviare la produzione in uno stabilimento negli Stati Uniti.
“L’acquisizione di un ulteriore 5 per cento di Chrysler rappresenta un passo fondamentale verso il completamento dell’integrazione tra i nostri due gruppi” ha dichiarato il CEO di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne. “Il raggiungimento dell’Ecological Event è un traguardo al quale abbiamo lavorato con intensità negli ultimi due anni e mezzo.
I dubbi degli analisti – Fiat procede per la sua strada ma gli analisti non sono convinti al 100% del futuro di Fiat. Recentemente Marchionne ha parlato di 6 milioni di vetture vendute nel 2014. Ma, secondo Bloomberg, entro quella data si potrebbero riuscire a piazzare 4,9 milioni di veicoli, ovvero oltre un milione in meno. Marchionne, con riferimento a questo dato, parla “massa critica per garantire al gruppo la redditività nel lungo termine” ma bisogna fare i conti con la situazione economica dell’Europa in cui la maggior parte dei mercati stanno ottenendo risultati negativi che non lasciano ben sperare. L’Italia, per altro, primo mercato di FIAT, è dove il Lingotto soffre di più.
C’è chi vede in questo obbiettivo solo uno slogan propagandistico. Secondo Giuseppe Berta, docente di storia economica dell’Università Bocconi di Milano “l’unica possibilità di realizzarlo nel 2014 è quello di combinare le forze di Fiat e Chrysler con una casa automobilistica in Asia, una regione dove il gruppo di Torino è oggi ancora estremamente debole”.
In quest’ambito non ci sono ancora strategie ufficiali anche se lo scorso aprile Marchionne parlò di un possibile interesse da parte di FIAT per il mercato cinese.