In fatto di vetture granturismo gli inglesi non sono secondi a nessuno, specialmente quando si tratta di Aston Martin. La Casa di Gaydon, infatti, realizza da sempre modelli che rappresentano la massima espressione in termini di eleganza, prestazioni, esclusività e fruibilità. Una tradizione che prosegue oggi con la Vanquish, prestigiosa Coupé realizzata nelle configurazioni 2+2 posti, oppure 2+0 per dirla con l’humor tipicamente britannico.
Con i riflettori del Salone di Parigi accesi su di lei, l’Aston Martin Vanquish svelerà la propria linea raffinata e drammatica che tradisce nelle fiancate alcuni richiami alla Hyper car One-77.
Citazioni d’obbligo per un modello top del genere, quale sorta di preludio alle prestazioni monstre di cui è capace. A tale riguardo, sotto il lungo cofano anteriore alloggia un poderoso motore V12 48 valvole, 5.935 cc capace di qualcosa come 573 CV di potenza massima con un picco di coppia pari 620 Nm.
In altre parole, la filosofia del “non c’è nulla che sostituisca i centimetri cubi” ha prevalso sulla tendenza esasperata al downsizing e il V12 aspirato può scatenarsi nel suo urlo selvaggio, inebriante e inconfondibile. E in quanto alle performance pure, l’accelerazione 0-100 km/h si può ottenere in 4”1/10 e la velocità massima è di 295 km/h. D’accordo, siamo piuttosto lontani dai 740 CV, 3”1/10 e oltre 340 km/h della Ferrari F12berlinetta, ma è risaputo come le Aston Martin siano meno estreme rispetto alle vetture del Cavallino Rampante e siano semmai più paragonate alle Maserati.
Continuando nella disanima tecnica, con appena 2,62 giri da parte a parte lo sterzo si preannuncia molto diretto, a vantaggio di inserimenti in curva fulminei. Fattore quest’ultimo cui contribuiscono pure le sospensioni a doppi triangoli sovrapposti sui due assali, nonché le doti intrinseche della trazione posteriore.
E a proposito di trasmissione, il cambio è un 6 marce elettroattuato Touchtronic collocato in blocco al retrotreno per una favorire la distribuzione dei pesi tra i due assi. L’elettronica contribuisce a questa esperienza di guida raffinata, complici gli ammortizzatori “intelligenti” e il controllo di stabilità con Track mode che consente perfino spettacolari derapate.
Ma probabilmente pochi gentlemen driver, categoria d’elezione per le Aston Martin, si cimenteranno nel sovrasterzo di potenza. La splendida bionda seduta a fianco del pilota, che richiama tanto Ursula Andress, non gradirebbe tali eccessi.