FIAT: l’inizio della fine?
Dopo l’annuncio di Marchionne di “ghigliottinare” Fabbrica Italia, iniziano a levarsi le preoccupazioni del Governo e a montare l’ira dei sindacati.
Susanna Camusso, leader della CGIL è molto dura: “Siamo stati tutti presi in giro come Paese da unazienda che allora come oggi non vuole fare investimenti in Italia. Come Berlusconi ha perso tre anni negando la crisi, tutto il Paese, tanta intelligenzia, ha perso tre anni dicendo che la Fiat ci avrebbe stupito con effetti speciali.
Quanti stabilimenti deve ancora chiudere la Fiat per dire che vuole andare via dal territorio italiano? Sarebbe ora che il governo prenda in mano la situazione. Il Governo non deve chiedere a Fiat cosa ha intenzione di fare ma dica a Fiat cosa il Paese intende fare”.
Il Ministro dell’Economia Corrado Passera ha detto che “È giusto e importante dare chiarezza al mercato e allItalia, ma il governo farà tutto ciò che è possibile per assicurare che le responsabilità che la Fiat ha nel nostro Paese siano chiarite e rispettate”.
Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero chiede chiarimenti a Sergio Marchionne sul futuro di FIAT. La titolare del dicastero del Lavoro si dice molto preoccupata della decisione di Marchionne di annullare il progetto Fabbrica Italia (ma Marchionne ha chiarito che non si è mai trattato di un impegno vincolante quanto di una semplice dichiarazione di intenti): “Ci dica come intende cambiare i contenuti del piano Fabbrica Italia. Ci dica se e come sono state modificate le strategie di investimento del gruppo nel nostro Paese. Ci dica se e come sono mutati gli impegni occupazionali negli stabilimenti attivi sul territorio nazionale”.
Gli fa eco la dichiarazione di Maurizio Landini, segretario della FIOM: “Se alla nota della Fiat emerge che il famoso piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più, siamo di fronte ad un problema molto serio. Il governo, anziché discutere a vanvera di produttività, dovrebbe convocare la Fiat e fare scelte di politica industriale”.
Luigi Angeletti, segretario Generale della UIL dice che: “Non possiamo accettare riduzioni della capacità produttiva. Noi crediamo ancora che la Fiat possa restare una casa automobilistica competitiva, ma perché ciò sia possibile bisogna crederci e fare gli investimenti necessari”.
FIAT ha annunciato che “Informazioni sul piano prodotti/stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012″.
Il Gruppo Mahindra è interessato ai marchi del Gruppo FIAT – Anand Mahindra, Amministratore Delegato e proprietario dell’omonimo Gruppo (15 miliardi di dollari di fatturato, 144.000 dipendenti; nel 2010 ha acquistato la Ssangyong) ha annunciato in un’intervista che “se il Gruppo volesse vendere un marchio, saremmo interessati. Molto interessati. Noi non vogliamo comprare vecchie fabbriche perché non più competitive. Siamo a caccia del cosiddetto pacchetto completo legato ad un marchio, con engineering, know how, tutto. Il nostro piano è quello di aumentare enormemente la nostra presenza sul mercato europeo e per questo abbiamo in cantiere il lancio nei prossimi dodici mesi di nuovi modelli”.
Cos’era “Fabbrica Italia” – L’ambizioso progetto annunciato nell’aprile 2010, pompato alla grande da “Marpionne” con anche un appassionante spot raccontato dalla voce suadente di Ricky Tognazzi, avrebbe previsto investimenti da parte del Gruppo FIAT pari a 20 miliardi di euro e 6 milioni di auto prodotte da Fiat (in Italia 1 milione e 400 mila, più del doppio rispetto a oggi) e Chrysler nel 2014.
Dal punto di vista industriale il piano avrebbe previsto 51 novità di prodotto entro 5 anni (2/3 prodotti da Fiat, 1/3 da Chrysler), suddivisi tra 34 nuovi modelli e 17 restyling.
Negli stabilimenti italiani, Mirafiori avrebbe dovuto aumentare la produzione di 100.000 unità, Pomigliano di 250.000 e Melfi di 400.000. Confermata la chiusura di Termini Imerese (come effettivamente è avvenuto lo scorso novembre).
La realtà dei fatti – Tralasciando per un momento i toni più appassionati, che inevitabilmente disegnano scenari di una vera Caporetto e Waterloo sommate (Lancia e Alfa Romeo, orgoglio italiano, sono diventate lo zimbello dell’automobilismo mondiale) la realtà dei fatti è ben altra.
La gamma di Alfa Romeo e Lancia è completamente ferma e, peggio ancora, costretta a reggersi su una gamma “ridicola” rispetto alla concorrenza tedesca e francese. FIAT, fino a oggi, ha avuto l”ardire di lanciare solo la Fiat 500L (prodotta in Serbia, NON in Italia) mentre il lancio della Fiat Punto (l’unico vero successo di Fiat dal 1990 a oggi) è slittato al 2015. Maserati “dovrebbe” lanciare il SUV Kubang nel 2014 e iniziare presto la produzione della nuova Quattroporte e della “baby” Quattroporte negli stabilimenti Ex-Bertone a Grugliasco. Frattanto, al Salone di Parigi vedremo una anteprima mondiale, una nuova coupé 2 posti a motore centrale.
Abarth è ferma a 500 e Grande Punto, delle quali continuano a essere proposte versioni speciali ma nessun nuovo prodotto all’orizzonte.
FIAT continua a perdere posizioni di mercato, in Italia e in Europa. Commentando i dati di fine di agosto, Marchionne utilizzò parole di stupore (“non ho mai visto una situazione simile”) ma dichiarò che fosse nelle previsioni.
Marchionne, insomma, sembra più interessato a ripianare il debito di Chrysler (che oltreoceano sta ottenendo ottimi risultati) piuttosto che operare un autentico rilancio dei marchi del Gruppo FIAT con investimenti concreti e duraturi.
Alvise Seno
17/09/2012 – 11:48