Ci siamo recati sulle colline piemontesi per le prime impressioni di guida della piccola “dueemezzo” di Hamamatsu, che esteticamente ricorda le sorelle maggiori ed è in vendita a un prezzo concorrenziale.
La Suzuki ha scelto le zone limitrofe a Torino e Moncalieri per il primo test ride della sua ultima creazione, la Inazuma, “entry level” per chi si affaccia sul mondo delle due ruote, spinta da un bicilindrico di 248 cc, abbinato a un cambio a sei marce. Look azzeccato – Basta un’occhiata per scorgere diversi punti di contatto con la “sorellona” b-King, in particolare nella vista frontale, con il caratteristico faro incassato nel cupolino. Anche la fiancata è un qualcosa di già visto, come le frecce integrate nei convogliatori laterali tipo quelle della GSR. Sempre dal punto di vista del design, ma magari anche del gusto, è da segnalare il doppio scarico cromato, il quale dona alla Inazuma anche un buon tocco di sportività. Un po’ meno piacevole, invece, il parafango anteriore, un po’ sovradimensionato, che appesantisce l’altrimenti filante silhouette della moto.
Comodità? – A cavallo della Inazuma la sensazione è di fatto piacevole, anche grazie alla corretta angolazione sella-manubrio-pedane, che mette subito a proprio agio. L’altezza da terra di 78 cm consente di appoggiare tranquillamente entrambi i piedi a terra anche per chi è sul metro e settanta, mentre l’imbottitura è più che soddisfacente (molto meglio, giusto per fare un esempio, della sorella GSR 600). Le pedane, infine, sono leggermente avanzate per privilegiare il confort di guida nell’utilizzo quotidiano.
Come va – Una volta messa in moto e innestata la prima, partiamo. La prima percezione e che il motore sia un po pigro ai bassi e sia necessario insistere col polso destro per ottenere uno spunto degno di nota. Ma se lo scatto non è bruciante, il bicilindrico sale di giri con la giusta progressione regalando ottime sensazioni ai medi regimi, e quasi sorprende per l’allungo, tanto che a 8.000 giri spinge ancora fino a 1.500 giri prima del limitatore, posto a quota 11 mila. La frizione è morbida, il cambio piuttosto preciso e gli innesti “dolci” (solo nelle scalate più estreme abbiamo registrato qualche piccolo impuntamento), qualità che consentono di affrontare le trafficate vie dell’hinterland torinese in tutta scioltezza. Con le sue doti di leggerezza e agilità, l’Inazuma invita a “slalomeggiare” per divincolarsi dalle code, manovra che risulta facile e quasi naturale, sempre ben assistiti dalla fluidità del propulsore che permette anche di evitare il sistematico ricorso al cambio. Fin troppo discreto il sound: solo sopra i 7.000 giri il motore si fa sentire, ma è poco più che un sibilo. L’impianto frenante, infine, è ben modulabile e dispone di una discreta potenza, grazie al disco anteriore da 290 mm (da 240 al posteriore). Nel corso del nostro giro l’abbiamo messo alla frusta e non ha mai evidenziato alcun segno di affaticamento, anche dopo violente decelerazioni prima dei tornantini stretti in discesa: gli spazi di frenata restano sempre buoni.
Fuori città – Se non stupisce che la Inazuma si trovi a suo agio in città, diverso poteva essere il discorso sulle strade extraurbane. Invece, l’ottima qualità costruttiva e l’equilibrio di questa moto emergono anche nel misto stretto, dove la Suzukina ha mostrato una buona stabilità anche nei curvoni veloci, con i cambi di direzione sempre rapidi e precisi. Nell’uso sportivo, inoltre, si apprezza la corretta spaziatura tra i rapporti, con la sesta marcia non solo “di riposo”, ma utile per incrementare il proprio allungo. Anche quando si decide di darci dentro, comunque, il feeling col pilota non manca mai, particolare che rende l’Inazuma una moto facile, adatta anche a chi muove i primi passi in sella.
Il merito è da attribuirsi in parte alle sospensioni, con il mono dietro regolabile su 7 posizioni, in parte alla gommatura, che dispone di cerchi da 17” con pneumatici da 110/80 all’anteriore e da 140/70 al posteriore. E grazie al contr’albero di bilanciamento, si avvertono leggere vibrazioni sul manubrio solo quando ci si avvicina al limitatore.
Listini – Si parte da 3.990 euro, che salgono di 300 euro se si vuole anche il cavalletto centrale e il bauletto da 26 litri. Niente da male davvero, considerando che le concorrenti Honda CBR 250 R e la Ninja 250 R partono, rispettivamente, da 4.235 e da 4.990 euro.
Pregi
• Prezzo
• Posizione di guida
• Strumentazione ben leggibile, con display LCD che unisce analogico e digitale. E c’è anche l’indicatore di marcia inserita
• Consumi dichiarati: 30 km/l. Con un serbatoio da 13,3 litri dovrebbe avere un’autonomia di circa 400 km
Difetti
• Motore un po’ vuoto ai bassi regimi
• Parafango sovradimensionato