Caldo caldo… – Facendo un ideale viaggio nel tempo, all’inizio degli Anni 80 divennero di moda le auto sportive turbo che in principio erano afflitte da non pochi squilibri termodinamici. In pratica l’aria trattata dal gruppo sovralimentatore giungeva surriscaldata al motore mettendone a rischio la tenuta, tanto da causare frequenti rotture. La soluzione al problema arrivò dalla Formula 1, i cui motori turbo erano dotati di intercooler che raffreddavano adeguatamente l’aria compressa prima d’inviarla al propulsore stesso. Conseguentemente, ne guadagnava l’affidabilità e nel contempo le prestazioni.
Rimanendo in argomento, nel 1984 la Lancia Thema Turbo portava al debutto mondiale un’altra soluzione proveniente dal Grande Circus. Si trattava dell’overboost, ossia un sistema che escludeva temporaneamente la valvola Wastegate del turbo (quella che impedisce pressioni eccessive) aumentando conseguentemente la coppia. Tale dispositivo in Formula 1 era utilizzato soprattutto durante i sorpassi più difficili.
Robot rampanti – Ovviamente la Casa che vanta il maggiore trasferimento tecnologico dalla massima formula alla serie è la Ferrari: motori, cambi robotizzati, fondi piatti, diffusori aerodinamici e il famoso manettino al volante sono solamente alcuni degli innumerevoli esempi di chiara matrice F1 per il Cavallino Rampante. Ma a volte, anche chi è lontano dalla massima formula ne ripropone soluzioni interessanti. E’ il caso della Lamborghini che equipaggia l’Aventador di sospensioni pushrod. In pratica le molle e gli ammortizzatori non sono collocati sul telaio delle ruote, bensì internamente alla scocca. Conseguentemente, si ottiene una manovrabilità ottimale e risposte fulminee delle molle e degli ammortizzatori stessi.
Cose di accelerazione – Dal canto suo la Maserati, sfruttando la collaborazione tecnica con Ferrari e quindi indirettamente la F1, ha impiegato la lubrificazione a carter secco sul motore V8 4.2 che equipaggiava la Quattroporte del 2004. Una soluzione senza eguali nella categoria delle berline di lusso, che permetteva il costante approvvigionamento di olio al propulsore anche durante la guida al limite in circuito. E la Quattroporte, lo ricordiamo, in quegli anni era l’unica berlina di rappresentanza a superare largamente 1g di accelerazione longitudinale, complice pure il baricentro basso consentito dal carter secco.
Da era a sarà? – Il passaggio tecnologico dalla Formula 1 alla strada non è necessariamente appannaggio delle auto costose, ma si può ritrovare anche su utilitarie d’impronta sportiva. A tale riguardo, la Renault Clio RS appena uscita di produzione, utilizza un diffusore d’aria capace di assicurare un carico aerodinamico pari a ben 40 kg alle alte velocità. Infine, il sistema V-Tec di variazione dell’alzata valvole dei motori Honda, in auge ancora oggi, proviene dalla gloriosa era in cui la Casa giapponese furoreggiava nel Grande Circus. Potremmo citare tanti altri esempi, ma ci limitiamo a concludere con una domanda provocatoria: “E se un domani la Formula 1 approdasse ai motori elettrici?