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Alfa Romeo, Lancia e Maserati: il valore dei marchi

 Nei giorni scorsi Fiat Group Automobiles ha diffuso un nuovo piano produttivo che prevede di mantenere gli stabilimenti italiani e di destinarvi la realizzazione di 17 nuove vetture entro il 2016. Una notizia decisamente positiva sia sotto il profilo occupazionale, che riguardo i prodotti a testimonianza della volontà di tornare ad aggredire i mercati, dopo una lunga fase fin troppo attendista.

 La nota dolente riguarda la Lancia che, secondo Sergio Marchionne, “non tornerà quella che era una volta, oggi ha un appeal limitato e l’unico modello economicamente sostenibile in Europa è la Ypsilon che sarà preservata. Come accade oggi, quindi, il marchio vivrà dei prodotti derivati dalla Chrysler concepiti a Detroit, almeno fino a quando ci sarà un ritorno economico”.

 In compenso, l’intenzione del Gruppo Fiat è di far leva sui grandi marchi storici premium come Alfa Romeo e Maserati, riallineare il portafoglio prodotti e di posizionare l’attività per il futuro.

 Per quanto concerne Maserati, i cospicui investimenti nello stabilimento di Grugliasco, l’imminente presentazione della Quattroporte e la fase avanzata di sviluppo riguardante la berlina di Segmento E Ghibli, testimoniano come il rilancio sia già a pieno ritmo. L’obiettivo del Tridente è di raggiungere la quota pari a 50.000 vetture l’anno entro il 2015, grazie ad una futura gamma di cinque modelli riferita a Ghibli, Quattroporte, Levante, GranTurismo e GranCabrio. Secondo noi, sarebbe l’ideale che Maserati realizzasse pure una spider relativamente compatta per fronteggiare la neonata Jaguar F-Type, senza timori di concorrenze in casa con la GranCabrio.

 Se il progetto del rilancio Maserati è in pieno svolgimento, rimane ancora molto da fare per l’Alfa Romeo. D’accordo, come noi stessi abbiamo informato con soddisfazione, i prototipi della 4C hanno cominciato a circolare e sarà “l’Alfa più Alfa dell’era Fiat”. Ma si tratta pur sempre di una vettura di nicchia che si aggiunge ad una gamma fortemente ridotta. A tale riguardo, infatti, la Casa milanese conta solo su MiTo e Giulietta, essendo la 159 ormai fuori produzione da più di un anno e in esaurimento stock, mentre da tempo sono uscite di scena le sportive GT, Brera e Spider senza eredi. Inoltre, aspetto curioso, si vendono più Giulietta rispetto alla meno costosa e più compatta MiTo. Il perché è presto detto: la MiTo, pur incarnando in piccolo lo spirito tecnologico Alfa Romeo, sconta la mancanza di una versione a cinque porte, più volte annunciata ma di fatto mai arrivata.

 Il nuovo product plan promette adeguati sviluppi, però. A parte la 4C attesa nel 2013, le prime due nuove Alfa Romeo da grandi numeri debutteranno nel 2014 e potrebbero essere la berlina di categoria media Giulia, nonché il SUV compatto. Entrambe verranno prodotte in Italia. In particolare la Giulia è assai importante per il marchio milanese, in quanto sostituisce la 159 e si riallaccia ad una tradizione di berline Alfa Romeo sportive risalente ai tempi della 1900.

 Inoltre, viste e considerate le opportunità in termini di piattaforme offerte da Chrysler, è fondamentale a nostro avviso un’impostazione tecnica con motore anteriore longitudinale e trazione posteriore. Soluzione quest’ultima rimpianta da molti Alfisti in tutto il mondo, mentre per quanto concerne il layout sospensivo sono d’obbligo soluzioni all’altezza del marchio come i quadrilateri deformabili anteriori e un autentico multilink al retrotreno. Inoltre, una vera Giulia necessita di propulsori dedicati; va benissimo utilizzare il basamento in comune con altri marchi, ma la parte alta del propulsore (la più importante) deve essere specifica. Attualmente MiTo e Giulietta condividono, ad esclusione del 1750, i motori con Fiat Punto e Bravo che, seppur riuscitissimi, non consentono una sufficiente differenziazione. In altre parole, appare criticabile per esempio che la Giulietta 1.4 Turbo abbia 120 CV, gli stessi della medesima unità riguardante Bravo e Lancia Delta, quindi non sia avvantaggiata da maggiore potenza come la mission del brand imporrebbe. Senza dimenticare certe incongruenze, come la possibilità di richiedere gli ammortizzatori a controllo elettronico sulla MiTo Quadrifoglio Verde, ma non sulla molto più potente e costosa Giulietta Quadrifoglio Verde.

 Riassumendo, il product plan relativo all’Alfa Romeo prevede il debutto di 9 modelli dal 2013 al 2016 che, oltre alle succitate 4C, Giulia berlina e SUV, comprenderebbero (il condizionale è d’obbligo) la Giulia Sport Wagon, l’ ammiraglia a trazione posteriore sviluppata in sinergia con Maserati, lo Spider in partnership con Mazda, un coupé di classe media e le nuove generazioni di MiTo e Giulietta. Tutte le future Alfa verrebbero prodotte in Italia, eccezion fatta per lo Spider.

 Giova ricordare, inoltre, che il rilancio di Alfa Romeo dovrebbe passare anche attraverso il ritorno alle competizioni e una maggiore considerazione della sua storia. Oggi assistiamo al paradosso che un brand molto meno nobile come Abarth, con tutto il rispetto parlando, scenda in pista e nei rally e l’Alfa Romeo non veda una bandiera a scacchi dai tempi della 156. A tale riguardo, la Casa di Arese potrebbe tornare a correre “rispolverando” il brand Autodelta, il quale non sarebbe male comparisse anche su modelli di serie particolarmente sportivi. In fondo è quello che fanno BMW con Motorsport e Mercedes-Benz con AMG.

 Per quanto concerne l’heritage, da quasi due anni il Museo Storico Alfa Romeo di Arese è chiuso ufficialmente per lavori (a quanto pare mai cominciati) e non si hanno notizie sul suo destino. Mantenerlo nella propria sede, ristrutturarlo e farlo tornare “luogo di culto” per gli Alfisti di tutto il mondo rappresenta un elemento imprescindibile se veramente si vuole rilanciare il brand del Biscione Visconteo.
Tornando a parlare della Lancia, è inutile aspettarsi il ritorno ai fasti degli Anni 80 quando si trasformò la Delta, compatta berlina con telaio fragile, aerodinamica “da roulotte” e rigidità torsionale ancor peggio, in un bolide che ha vinto la bellezza di 6 Mondiali Rally con le fantastiche HF. La sportività, volenti o nolenti, non alberga più da tempo al nobile brand piemontese, ma ciò non impedisce di ricreare l’appeal attraverso modelli che, spaziando dal Segmento C all’ E, facciano concorrenza alla gamma alta di Citroen e Peugeot, così come ad alcune vetture di Lexus e Mercedes- Benz.

 Ci rendiamo perfettamente conto come tutto ciò comporti investimenti cospicui, ma tanto per cominciare si potrebbe riposizionare a livello commerciale l’attuale Thema. Quest’ultima non ha nulla da invidiare in termini qualitativi, prestazionali, stilistici e di comportamento su strada alle sue competitor, ma è penalizzata da motorizzazioni di cilindrata troppo alta per l’Europa. Proporre esclusivamente dei V6 3.0 in un settore dove perfino Jaguar, con la XF, realizza unità intorno ai 2 litri, significa un “suicidio commerciale”. E allora perché non affiancare ai suddetti V6, il motore 1.8 200 CV a iniezione diretta di benzina della Delta? Sarebbe un propulsore adeguato alla mole della Thema, per di più con costi di gestione maggiormente sostenibili. Inoltre, ci risulta che tale 1.8 sia predisposto anche per una collocazione longitudinale, quindi adatto al layout tecnico dell’ammiraglia italo americana.

 Infine, la Thema necessiterebbe di una versione station wagon, erede della splendida omonima che negli Anni 80 furoreggiava nei luoghi chic.
Anche la Flavia Cabriolet, peraltro bella e riuscita, è penalizzata a nostro avviso dal motore 2.400 a benzina da 170 CV di origine Chrysler. Tale vettura diventerebbe molto più appetibile per il pubblico europeo adottando il 1.4 MultiAir Turbo benzina Fiat che, a fronte della medesima potenza del 2.400, sviluppa maggiore coppia ed ha costi di gestione molto più contenuti. Certo, la grande Lancia tanto cara anche al compianto Avvocato Agnelli, che ha commissionato esemplari unici come la Thema Ferrari SW e la Delta Integrale Cabrio, non tornerà più. Ma da questo al netto ridimensionamento, o peggio ancora alla chiusura del Marchio, ce ne deve passare. Un’alternativa potrebbe essere la vendita; qui siamo alle ipotesi “fantascientifiche”, lo ammettiamo, ma la Francia ad esempio non ha un vero brand premium automobilistico e, nella nazione della grandeur, Lancia gode ancora di un’ottima considerazione… E a quanto pare ci sarebbero perfino gli indiani a farci un pensierino…

Gianmarco Barzan
08/11/2012 – 14:22

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