Bridgestone Bari: apertura per evitare la chiusura
Prima il pasticcio, poi le scuse. E ora, la trattativa.
Lo stabilimento Bridgestone di Bari potrebbe salvarsi. Lo hanno annunciato ieri a Roma il Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola e il sindaco di Bari Michele Emiliano: il marchio giapponese ha di fatto rinunciato al principio dell’”irrevocabilità” della decisione di chiudere l’impianto.
Una delegazione di lavoratori dell’impianto di Modugno (Bari), ha ricevuto la notizia “in tempo reale” durante un sit in davanti al Ministero dello Sviluppo Economico dove gli esponenti del governo della regione Puglia erano a colloquio con una delegazione del board europeo e con i rappresentanti del Ministero.
In una nota della Regione è precisato che la Bridgestone, nel corso della riunione, ha spiegato le ragioni di natura tecnico-economica che hanno portato alla scelta di chiudere lo stabilimento di Bari e ha ammesso che la procedura di comunicazione poteva apparire non corretta nei confronti dei lavoratori
La prima reazione da parte delle parti in causa è stata la revoca immediata della campagna di boicottaggio lanciata qualche giorno prima e sostenuta dallo stesso Governatore Vendola.
E’ stato, poi, lo stesso Ministro Corrado Passera a confermare la notizia (Passera ha dichiarato che lo sblocco della situazione “dà motivi di ottimismo”) aggiungendo che l’azienda aprirà un tavolo di trattativa per evitare la chiusura dello stabilimento, dove attualmente lavorano 950 dipendenti, ai quali vanno aggiunti altri 500 che costituiscono l’indotto.
Il prossimo 5 aprile azienda, sindacati e autorità (del comune e della Regione) si incontreranno nuovamente per discutere le azioni da intraprendere. Secondo alcune fonti, al vaglio ci sono la possibilità di riconversione, ristrutturazione o vendita dello stabilimento
Le ragioni della chiusura – Crisi del settore dei pneumatici di fascia bassa (solo quelli di gamma alta tengono) e forte concorrenza dai paesi emergenti sono le motivazioni che hanno spinto Bridgestone Europa a operare, all’inizio di marzo, una strategia di riassetto del Gruppo.
In questo scenario, ha dichiarato Bridgestone in un comunicato dello scorso 4 marzo, lo stabilimento di Modugno, dove si producono prevalentemente pneumatici generici, si è trovato a scontrarsi con tre ordini di problemi.
– elevati costi energetici
– Logistica
– Scarsa flessibilità della produzione
L’annuncio shock e il boicottaggio – La decisione di chiudere la Bridgestone di Modugno entro metà 2014 era stata comunicata in una modalità ritenuta unanimemente discutibile, durante una video conferenza della durata di 5 minuti.
Nel corso di quell’annuncio, i vertici dell’azienda avevano qualificato subito come “irrevocabile” la decisione, scaturita dopo un’attenta analisi di tutte le alternative possibili.
Decisione che aveva prodotto un iniziale sgomento tra i dipendenti e tra le forze politiche, tutti orgogliosi del fatto che lo stabilimento pugliese rappresentasse un piccolo caso a sé stante nella difficile condizione economica italiana: un esempio dell’Italia che resiste alla congiuntura.
La reazione è stata immediata, conseguente al tono della comunicazione e si è concretizzata in una vera e propria azione di boicottaggio dei pneumatici Bridgestone.
L’iniziativa era stata sostenuta e annunciata da Nichi Vendola insieme al sindaco di Bari, Michele Emiliano, e al presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna. La Regione, insieme al Comune di Bari, ha creato un manifesto istituzionale con la scritta: “Harakiri is not a good business – chiudere la Bridgestone di Bari vuol dire attentare alla vita di mille famiglie e suicidare una fabbrica in salute. Amici giapponesi, siete convinti di volervi assumere questa responsabilita“.
Alvise Seno
15/03/2013 – 14:55