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Pedaggi autostradali: paga sempre pantalone

 Nei giorni scorsi il ministero delle Infrastrutture ha firmato un decreto, che autorizza le società autostradali ad aumentare i pedaggi non incrementati il 1° gennaio 2013.

 Appare quantomeno singolare che, seppur in piena legittimità, un esecutivo dimissionario e per di più, + di un mese dopo le elezioni, dia il “disco verde” all’ennesima iniziativa a sfavore di automobilisti e camionisti.

 Forse, nel grave contesto economico attuale, sarebbe stato necessario quantomeno rinviare ulteriormente questa decisione. Non sarà certo qualche mese di ritardo a creare difficoltà alle società autostradali; in compenso anche un minimo aumento può essere gravoso per molte persone costrette a utilizzare l’automobile per lavoro o, peggio ancora, per la ricerca di questo benedetto lavoro.

 Senza dimenticare, poi, che essendo assoggettati agli incrementi del pedaggio anche i mezzi pesanti, potrebbero verificarsi ripercussioni pure sui prezzi di alcuni beni di consumo. Perché in Italia, secondo una sciagurata politica risalente agli Anni 60, l’86% del trasporto merci viaggia su gomma.

 Ancora una volta si è scelta la via più veloce e facile, colpendo cittadini già pesantemente vessati da innumerevoli balzelli e messi a dura prova da una crisi che non ha precedenti. D’accordo, gli aumenti servono a coprire i costi di manutenzione delle autostrade, ma le società potrebbero provare altre soluzioni come il project financing oppure le sponsorizzazioni. Non sarebbe male, ad esempio, che i cartelli delle progressive chilometriche recassero degli sponsor che, in cambio di una visibilità mediatica, si accollassero in toto o in parte questi costi.

 Troppo comodo presentare il conto ai soliti. E i politici (o pseudo tali) ancora una volta hanno stabilito una distanza siderale tra loro e i semplici cittadini.

Gianmarco Barzan
17/04/2013 – 18.32