Debutto a Goodwood per l’Alfa 4C
Lo scorso weekend l’Alfa Romeo ha partecipato al Goodwood Festival of Speed 2013. Per la Casa del Biscione si è trattato di un evento speciale, poiché ha portato al debutto dinamico la 4C, affiancata da sei vetture storiche appartenenti al Museo Storico Alfa di Arese. Queste ultime erano: 8C 2900 B Special tipo Le Mans (1938), Gran Premio Tipo 159 Alfetta (1951), 1750 GT Am (1970), 2000 Sportiva (1954), 33 Stradale Prototipo (1967) e 33 TT 12 (1975). Infine, si sono festeggiati sia i 50 anni dell’Autodelta che i 90 del Quadrifoglio Verde (emblema delle Alfa da corsa per eccellenza).
Il passato può essere futuro – Negli ultimi ventisei anni, talvolta, affiancare ad un nuovo modello Alfa veri e propri “mostri sacri” come le 1750 GT Am e 33 Stradale è stato un azzardo. Non sempre, infatti, l’ultima nata era veramente all’altezza di una tradizione sportiva unica al mondo. Un esempio su tutti la Brera che, gravata da 1.800 kg di peso, si sarebbe trovata a mal partito con le sue snelle progenitrici tra le curve di una pista.
Oggi con la 4C l’Alfa Romeo “riannoda il filo rosso della tradizione”, presentando un coupé 2 posti con motore centrale, trazione posteriore e un rapporto peso potenza inferiore ai 4 Kg/CV. Perché il propulsore 1750 Turbo benzina, anch’esso Alfa fino in fondo con tanto di basamento in alluminio, eroga 240 CV che a loro volta agiscono su appena 890 kg di peso. In sintesi, nel difficilissimo circuito di Goodwood, la 4C ha dimostrato di poter continuare sulla gloriosa strada delle illustri Alfa Romeo che l’accompagnavano al debutto.
Saggio di danza – Il tracciato di Goodwood, lungo quasi 2 chilometri, inizia con una strada costeggiata da alberi attraverso l’angolo meridionale della Goodwood Estate, per poi svoltare davanti all’House prima d’inerpicarsi su una strada stretta verso l’ippodromo. In questo suggestivo scenario, come abbiamo potuto ammirare da semplici spettatori, l’Alfa Romeo 4C era perfettamente a proprio agio “danzando” nelle curve piatta e precisa. Il tutto senza disdegnare coreografici sovrasterzi di potenza; “la più Alfa tra le Alfa”, come viene definita a Torino, finalmente lo permette.
Il giusto sound – Parafrasando un antico detto, “anche l’orecchio vuole la sua parte”. E la 4C si esibisce in un rombo affascinante che ricorda proprio la sua antenata 1750 GT Am. A tutto questo contribuiscono gli scarichi di serie, presenti sull’esemplare dell’esibizione, dal suono molto meno “Abarth oriented” rispetto all’impianto sportivo opzionale. Infine, durante le secche cambiate del sistema Alfa TCT doppia frizione, sono ben percepibili sonori “botti” ai tubi di scappamento.
Le illustri progenitrici – Come abbiamo anticipato poc’anzi, le “damigelle d’onore” della 4C hanno scritto pagine importanti nella storia dell’Alfa Romeo e provengono dal Museo Storico di Arese che, pare, verrà riaperto al pubblico. In dettaglio, la 2900B Speciale tipo Le Mans è progettata e costruita per la 24 Ore di Le Mans del 1938, gara in cui è guidata da Biondetti e Sommer. Soprannominata “soffio di satana”, per il sibilo minaccioso del doppio compressore volumetrico, la 8C 2900 ha un 8 cilindri in linea 2.905 bialbero erogante 220 CV a 5.800 giri/min. e raggiunge 240 km/h di velocità massima. Purtroppo, dopo essere rimasta in testa per parecchi giri, la vettura termina la gara di Le Mans per un guasto alle valvole. Caratterizzata dalla carrozzeria Touring, la 8C 2900B Le Mans viene acquistata nel 1987 dal Museo Storico Alfa Romeo, nonché restaurata minuziosamente.
Dal canto suo la Gran Premio Tipo 159 Alfetta vince il Campionato Mondiale di Formula 1 del 1951, con Juan Manuel Fangio. Essa si differenzia dalla precedente 158, che aveva conquistato il Mondiale F1 nel 1950 con Nino Farina, per il potente motore sovralimentato 1,5 litri a 8 cilindri in linea da 425 CV, nonché per la sospensione posteriore De Dion. Soluzione, quest’ultima, che verrà ripresa nel 1972 da una berlina di grande serie ribattezzata Alfetta.
La 2000 Sportiva del 1954 è invece un coupè disegnato da Franco Scaglione per Bertone, equipaggiata dal motore 4 cilindri bialbero 1997 cc erogante 138 CV a 6.500, che le imprime la velocità massima di 220 km/h. Anche in questo caso la sospensione posteriore utilizza il Ponte De Dion, che consente di mantenere uniforme l’appoggio del battistrada al terreno. Da parte sua la 33 Stradale Prototipo è, per analogie dimensionali e di layout, la musa ispiratrice della nuova Alfa Romeo 4C. Progettata da Franco Scaglione e costruita all’Autodelta di Settimo Milanese, tale vettura ha la struttura in magnesio e le porte ad apertura verticale. Quanto al motore, si tratta del V8 da 90° di 1.995 con due candele per cilindro, lubrificazione a carter secco e una potenza massima di 230 CV a 8.800 giri/min.. Quanto basta a raggiungere 260 km/h di velocità massima.
Passando a trattare dell’Alfa 1750 GT Am (1970), essa costituisce un’evoluzione del coupé Bertone 1750 GT Veloce versione America (da qui le lettere “Am”). Il propulsore è un potente 4 cilindri bialbero di 1.985 cc a doppia accensione con iniezione indiretta Spica, erogante 220 CV a 7.500 giri/min.. La vettura è stata realizzata dall’Autodelta per il Campionato europeo turismo e, il pilota che negli Anni 70 ottiene i migliori risultati è l’olandese Toine Hezemans.
Fra l’altro, abbiamo avuto il privilegio di compiere qualche giro al volante della 1750 GT Am presso il circuito di Balocco, rimanendo favorevolmente impressionati dalla forza del motore e dalla tenuta di strada. Fattori perfettamente comparabili con quelli di una sportiva moderna, compreso il cambio morbido e veloce con sincronizzatori tipo Porsche. Least but not last, la 33 TT 12 è la vincitrice del Campionato del Mondo Marche nel 1975; successo che verrà bissato due anni più tardi con la 33 SC 12. In sintesi, si tratta di un modello con telaio tubolare, equipaggiato dal 12 cilindri boxer 3.000 erogante oltre 500 CV, che nel 1975 vince sette gare su otto (Targa Florio compresa).
Speranze per il rilancio – Tornando a trattare della 4C, anche a Goodwood si è notato come tale modello desti parecchio interesse presso il nutrito pubblico degli alfisti. Certo, dal canto nostro continuiamo a criticare un interno molto minimalista e con (troppi) particolari provenienti dalla grande serie. In fondo, si tratta pur sempre di un’auto che costa 60.000 euro e spiace trovare il devioluci della Punto, così come i comandi del climatizzatore in stile Fiat 600 (la 8C Competizione aveva l’impianto della Ferrari 612 Scaglietti). Ma in fondo si tratta di peccati veniali, che molto probabilmente si dimenticheranno una volta alla guida. Resta il fatto che la strada per il rilancio dell’Alfa Romeo è ancora lunga, dovendo inoltre passare velocemente attraverso vetture molto più abbordabili della 4C. Un esempio? La berlina media conosciuta in codice come Giulia. A patto che non sia solamente una sorta di “Giulietta allungata” e che venga prodotta in Italia. L’unica Alfa Romeo “estera” concepibile è lo spider in collaborazione con Mazda; nulla di più.