GP di Germania – Vince pazzo Marquez, Rossi terzo
Al Sachsenring, complici le assenze pesanti di Pedrosa e Lorenzo, lo spagnolo della Honda ha vita facile e trionfa balzando in testa al mondiale. Valentino ci prova nella prima metà della gara, ma alla fine è lui stesso il primo a essere deluso del terzo gradino del podio.
Con il colpo di coda di Assen erano in molti a credere che Rossi potesse ancora dire la sua in questo Mondiale. Senza vincerlo magari, ma ribadendo comunque che lui ha ancora voglia di vincere e che, nonostante l’età, è ancora un campione con cui fare i conti. Invece, il Gran Premio di Germania ha riportato un po’ tutti i suoi tifosi (e anche lui stesso) con i piedi per terra, dimostrando che non sembra più in grado di fare la differenza quando la sua moto non è al top. Perché è chiaro che in questo momento la Honda è più forte della Yamaha e i problemi di setting di quest’ultima non sono affatto stati risolti nel corso degli ultimi test di Aragon. Ma è altrettanto vero che, per usare un gergo motociclistico, se “prendi paga” da Crutchlow (non l’ultimo arrivato, ma comunque un pilota di un team satellite), qualcosa che non va c’è eccome.
Minimo sindacale – Basta vedere il sorriso tirato di Valentino, sul podio prima e nel corso delle interviste poi, per capire che è lui stesso il primo a saperlo. D’altronde è plausibile pensare che, con Pedrosa e Lorenzo in pista, entrambi assenti per una brutta caduta rimediata nel corso delle prove libere, il dottore avrebbe chiuso al quinto posto. Dopo una gara come questa è difficile riscontrare ancora in lui quella cattiveria – per la verità c’era sembrato di rivederla in Olanda – che in passato sopperiva in qualche modo alle eventuali differenze tra le moto, portandolo a consacrarsi nell’Olimpo di questo sport.
La stessa cattiveria che vediamo in giovani piloti come Marquez e lo stesso Crutchlow, pronti a rischiare il tutto per tutto per arrivare davanti agli avversari, con derapate al limite e la modo che scoda e si muove di continuo. È normale, in fondo, che un pilota di 34 anni e con 9 titoli mondiali alle spalle non se la senta più di correre certi rischi. Ma è altrettanto normale che i suoi tifosi e il mondo del motomondiale questo discorso non lo accettino, e pretendano da lui il massimo a prescindere.
La prova del 9 – “Il passo avanti fatto dopo i test di Aragon non basta più”, dice Valentino a fine gara. “Perché anche gli altri, come è logico che sia, non sono stati a guardare”. Problemi quindi, come sostengono diversi addetti ai lavori, con Jeremy Burgess e il suo box? Non è da escludere, ma resta comunque poco plausibile pensare che ci siano tensioni forti, soprattutto dopo due anni terribili come quelli passati in Ducati, e le buone parole spese dal pesarese a proposito della chance offertagli dalla Yamaha.
A proposito delle moto di Borgo Panigale, va segnalato il continuo faticare nelle retrovie delle rosse, con Andrea Dovizioso, il migliore, a lungo in lotta con la Crt Aprilia e giunto settimo a 30 secondi da Marquez.
In ogni caso, domenica prossima si corre a Laguna Seca il GP degli Sati Uniti, l’ultima gara prima della pausa estiva. E salvo clamorose sorprese dovrebbero rientrare Pedrosa e Lorenzo, rispettivamente secondo e terzo nella classifica mondiale. Non resta quindi che aspettare una settimana, per avere conferme su Valentino e il suo team. In un senso o nell’altro.
André Rossi
15/07/2013 – 16:22