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F1 Corea vincono Vettel e anche Hulkenberg

  Ogni GP è storia a sé, unico. Ma quello andato in scena oggi in Corea, 14° round del Mondiale 2013, resterà nei ricordi di tutti per… una Jeep Grand Cherokee davanti a tutti, persino a Vettel, nel ruolo di safety car. Sì, se non avete visto la gara, tranquilli, non abbiamo bevuto (e non sono neppure i postumi di Inter-Roma di ieri sera…). E, se questo non bastasse, per dare la mazzata finale a un GP già in predicato di uscire dal calendario, abbiamo visto la Infiniti Red Bull Racing di Mark Webber andare letteralmente a fuoco, dopo essere stato centrato in pieno dalla Force India di Sutil, coi commissari che sono intervenuti quando ormai non c’era più nulla da salvare. Con l’unica fortuna che, non essendosi trattato di un incidente vero e proprio ma di un’uscita in seguito alla tamponata di Sutil, Mark era incolume ed è uscito con le sue gambe. Ma la cosa è di una gravità assoluta e va sottolineata.

 55 giri, due safety car, un vincitore, il solito. Sebastian Vettel ha conquistato il suo 8° successo stagionale, il 34° in carriera, il quarto consecutivo e il terzo qui a Yeongam in quattro edizioni. Partito dalla pole, ha fatto quello che ha voluto, inquadrato pochissimo dalle telecamere, in pratica solo al via, in occasione dei pitstop e alla fine, sotto la bandiera a scacchi. E svanisce anche la scaramanzia perché, se vince il prossimo GP, in Giappone, il quarto Titolo è suo. A 26 anni. E, indipendentemente dal missile che guida, è un palmarès da fenomeni. Damigelle d’onore di un Campione vero, le due Lotus di Kimi Raikkonen e Romain Grosjean. Perfetti loro e perfetta la macchina qui in Corea, con il finlandese da 10° a 2° e il francese che ha sopravanzato Hamilton al via (e incitato da Bouiller verso fine gara perché attaccasse il compagno di squadra, cosa impossibile ma che indica che il team – ovviamente – adesso punta tutto su di lui).

 Un Grosjean che ha imparato dagli errori e dalle punizioni del 2012, è cresciuto, anche grazie a Kimi, ed è diventato un bel pilota, maturo e aggressivo al punto giusto. Alla partenza, brivido per i ferraristi, con Massa in testacoda e rischio di contatto con Alonso (che ha perso una posizione sull’incredibile Nico Hulkenberg, cedendo poi anche a Mark Webber, partito 13°. Scivolato ultimo, il brasiliano ha iniziato una rimonta che l’ha portato al 9° posto finale, utile per il Costruttori. Per lo spagnolo, sempre secondo alle spalle di Vettel in classifica ma a 77 punti, un sesto posto: Fernando le ha tentate tutte anche nelle fasi conclusive per passare Hamilton, ma di più non si poteva fare, anche per via del degrado elevato delle gomme. Se abbiamo assistito a una strategia su due soste e tutto è filato abbastanza liscio, lo si deve alle due safety car, che hanno rallentato il ritmo. La seconda nel (la Jeep), come detto, nel giro 36 in seguito all’incendio della RBR; la prima nel giro 31, quando sulla McLaren di Sergio Perez si è staccato il battistrada dell’anteriore destra. Un incidente causato, secondo le dichiarazioni della Pirelli, da un precedente bloccaggio che ha provocato una foratura e il distacco. A onor del vero, va detto che la struttura della gomma ha tenuto, permettendo al messicano di tornare (a velocità anche fin troppo sostenuta) ai box e finire la gara 10°, ma il rischio per chi seguiva non è stato indifferente.

 Entusiasmanti le fasi finali dopo la ripartenza, con Raikkonen che ha passato Grosjean con una mossa da far mancare il fiato, e Nico Hulkenberg che, con una Sauber stellare (gli aggiornamenti introdotti al sistema di scarico nella seconda parte di stagione funzionano eccome!), ha difeso il 4° posto dagli attacchi di Hamilton, che ha dovuto a sua volta vedersela con gli assalti di Alonso. Grande davvero Hulkenberg, che porta punti importantissimi alla Sauber, ripagando il piccolo team del tanto lavoro fatto. Al punto da far dire a Hamilton via radio: “È irreale quanta trazione ha!”.

 Punti importanti anche per Rosberg, 7°, e contentino per la McLaren, con Button e Perez rispettivamente 8° e 10. Giornata no, invece, per la Force India di Sutil e le due Toro Rosso, costrette al ritiro.

 Neppure il tempo di tirare il fiato e si va in Giappone, la prossima settimana. Il Titolo è lì, basta un niente per un ragazzo nato il 3 luglio 1987… Uno che oggi si è anche permesso di sfatare la maledizione del Korean International Circuit: nessuno, nelle precedenti edizioni, aveva mai vinto partendo dalla pole position. Lui sì. Facendo anche il giro veloce a due tornate dal traguardo, tanto per non lasciare niente agli altri e togliersi un’altra soddisfazione. E pensare che, fino a un paio d’anni fa, diceva che lui alle statistiche non era interessato!


Barbara Premoli

Redazione MOTORAGE
07/10/2013 – 16:59

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