Vettel: lasciate ogni speranza
Dante ci perdonerà (speriamo!), ma non ci viene altro attacco se non, appunto, lasciate ogni speranza o voi che… “inseguite”! Perché anche nel 13° round, a Singapore, il vincitore è lui, Sebastian Vettel, il tedesco che, nonostante i tre Titoli in tasca (e il quarto pure, anche se, per scaramanzia, lui glissa sempre su questo punto) continua a spaccare tifosi e addetti ai lavori: vero fenomeno – accostabile a Schumi o a Senna – o solo dotato di “fattore C” perché “capaci tutti di vincere con questa macchina”? Certo, sarebbe bello averne la controprova, metterlo su una Sauber o una Force India e vedere cosa fa. Ma sarebbe anche bello mettere un altro al suo posto e vedere se fila tutto allo stesso modo. Lui parte davanti, domina e arriva davanti. L’abbiamo visto in situazioni di traffico e non è stato altrettanto brillante. Ma poi ci sono GP come questo in cui non solo vince, ma schiaccia, umilia e fa il vuoto dietro di sé.
Su un circuito ricco di insidie come quello della città-Stato asiatica, sfiorando muri e barriere, evitando tombini e pennellando le curve, Vettel ha conquistato la 7° vittoria stagionale (4° nelle ultime 5 gare e terza consecutiva qui), la 33° in carriera (su 114 gare), portandosi a casa anche il terzo grand chelem in carriera (dopo India 2011 e Giappone 2012), ovvero pole, vittoria, giro più veloce e sempre al comando, per tutti e 61 i caldissimi (29°C) giri della gara, che ha sfiorato le 2 ore limite. La cronaca dice che con lui sul podio sono saliti Alonso e Raikkonen. Ma, rispettivamente a 32”6 e 43”9. Lo spagnolo ha fatto l’ennesima partenza perfetta, guadagnando 4 posizioni e piazzandosi terzo, alle spalle di Vettel e Rosberg. Avrebbe potuto fare di più? Forse arrivare più vicino al tedesco, insidiare la leadership molto dura. Certo, la sua gara è stata segnata quando, rientrato dal pitstop, si è trovato per 6 giri bloccato dietro la Force India di Di Resta, e ha gestito per 30 giri l’ultimo set di medie.
Ci ha messo l’anima, come sempre, ma il gap tra RBR e Ferrari e le altre è lì da vedere. Scatenato, come se avesse riscoperto il bambino che è in sé, Kimi Raikkonen che, dopo il 13° tempo in qualifica a causa di forti dolori alla schiena (causati da cosa non si è stato reso noto…), oggi sembrava non riuscisse neppure a partire. Pozioni miracolose? O che abbia bevuto una bibita che ha “messo le ali” a lui e alla sua Lotus? Dopo 61 giri a 30°C con il 67% di umidità, era lì bello e sorridente, quasi pronto a ripartire. L’immagine della motivazione e della grinta! Dietro, gli altri: 4° e 5° la Mercedes con Rosberg (partito 2°) e Hamilton, anche grazie al ritiro della RBR di Mark Webber proprio nell’ultimo giro per problemi al motore, dopo una gran bella rimonta, fino al KO bruciante (anche di fatto…), che ha fatto aumentare il bottino di punti a Felipe Massa (6°, su tre soste), Jenson Button, Sergio Perez, Nico Hulkenberg e Adrian Sutil.
Qualche numero per la vittoria di Vettel: dopo 6 giri, aveva già 6” su Rosberg. Quando è rientrato per la prima sosta, ne aveva 36 sul tedesco e, quando è tornato in pista (dopo i 400 metri di pitlane, 2”8 di pitstop e il limite di velocità di 60 km/h), Rosberg spuntava in fondo al rettilineo. E, a proposito di gomme, Vettel è stato grande in questo, riuscendo a farle durare più dei diretti rivali (e montando pure le supersoft per l’ultimo stint, tanto per ammazzare moralmente tutti). Un GP noioso, diciamolo pure. Poteva riaprire i giochi la sempre presente safety car in tutte le edizioni della gara. E infatti è arrivata, dopo il botto della Toro Rosso di Ricciardo. In quel momento Vettel aveva 11 secondi di vantaggio, azzerati. Ma, alla ripartenza, dopo 5 giri, ha cominciato a guadagnarne 2 al giro. Il dubbio è lecito: senza la safety car, quanto avrebbe dato agli avversari? Quanti colleghi avrebbe doppiato? Di questo GP spettacolare, perché interamente in notturna, illuminato da 1.500 riflettori made in Italy, resteranno il vincitore, il sorpasso di Raikkonen all’esterno su Button, a filo muro, che gli è valso il primo podio qui a Singapore, assieme ad altri due Campioni del Mondo, il futuro compagno di squadra e il bambino prodigio (che manca ancora di quel carisma che conquista i tifosi e fa di un vincente un Mito…). Chi può fermarlo? Guasti? Inutile che i rivali continuino a sperarci perché, se la RBR ha un problema, è quella di Webber… E il circuito di Marina Bay continua a battere i suoi stessi record: sempre safety car e sempre vinto solo da Campioni del Mondo (Vettel tre volte, Alonso due, Hamilton una).
Dopo il 13° round sono 60 i punti di Sebastian su Alonso (247 a 187), con Hamilton a 151 e Raikkonen a 129. Nel Costruttori, RBR (al 41° successo in 159 GP) a quota 317, con la Ferrari a 274, seguita da Mercedes (267) e Lotus (206). Tra due settimane, Corea. Con un dubbio amletico che attanaglierà “gli altri”: continuare a lavorare per il 2013 o concentrarsi sullo sviluppo della monoposto 2014? Tenendo conto anche dei costi. Insomma, dichiarare la resa o continuare a tenere giù il piede? Di certo chi non molla e lavora in parallelo è Adrian Newey…
Redazione MOTORAGE
23/09/2013 – 12:55