7, 11, 37 sulla ruota di Abu Dhabi
Oltre, ovviamente, al 4 dei Titoli vinti. E, se già prima, era difficile trovare nuovi aggettivi per descrivere Vettel, al termine del GP di Abu Dhabi non resta che affidarsi alle cifre. Sette, perché quella odierna è la sua settima vittoria consecutiva; 11, i successi in questo 2013 (che lo portano a meno 2 dal record del 2004 di Schumacher); 37 i successi in carriera. E, volendo, si potrebbe aggiungere anche il 31, i secondi di distacco che inflitti al compagno di squadra Mark Webber che, partito dalla pole, non bene anche a causa (sembra) di problemi al KERS (sempre a lui, sì… peggio della nuvola di Fantozzi!), è stato subito affiancato e passato da Vettel e dalla Mercedes di Nico Rosberg, terzo sul podio.
E già nel primo giro si è visto che piega avrebbe preso la gara: mentre Rosberg tentava di difendersi da Webber, Sebastian ha preso subito un gap di quasi 2 secondi. Webber e Grosjean sono rientrati insieme nel giro 8 per il pitstop e sono tornati in pista nello stesso ordine. Vettel è passato alle medie nel giro 14, mantenendo il comando, davanti alle Ferrari di Massa e Alonso (che si sono fermati, rispettivamente, nel giro 19 e 16).
Nel giro 20 Webber è riuscito a guadagnare la seconda posizione, passando Rosberg all’esterno, con la Mercedes che, come previsto alla vigilia, non aveva il passo gara per poter tentare di insidiare le RBR. Come, d’altronde, nessun’altra macchina in pista! Dopo una bella partenza in cui ha guadagnato due posizioni, per Romain Grosjean una gara opaca, senza infamia e senza lode, in cui con intelligenza ha portato a casa un 4° posto importante ai fini del Costruttori, considerando anche il ritiro al primo giro di Raikkonen, in seguito a un contatto con la Caterham di van der Garde. E qui si entra in zona-calda: sulla carta, partendo ultimo, Kimi avrebbe potuto guadagnare più posizioni, ma non sarebbe stato molto più saggio farlo partire dalla pitlane, proprio per evitare un incidente e vanificare la gara? D’altronde si tratta solo dell’ultimo episodio che chiude un weekend nero e di polemiche. Non è neppure detto che rivedremo Kimi negli ultimi due GP, visto che la Lotus gli deve qualcosa come 25 milioni di dollari arretrati (voi continuereste a correre, oltretutto con un contratto Ferrari già firmato in tasca?). E, a questo punto, alla Lotus conviene tenerselo ben stretto Grosjean…
La battaglia in un GP non certo esaltante si è accesa nelle fasi finali, e di nuovo per via delle strategie legate alle gomme. La Pirelli aveva detto che sarebbe stato possibile fare un solo pitstop, ma evidentemente i team non si sono fidati (viene da chiedersi perché…), visto che tutti hanno preferito non rischiare. Se la cosa non ha minimamente toccato le RBR, con Vettel rientrato nel giro 38 e tornato in pista sempre al comando, con 40 secondi su Grosjean (nel giro 34 si era fermato anche Webber, che aveva ceduto la posizione al francese), si pensava che le Ferrari ci avrebbero provato, ma si sono invece adeguate al resto del gruppo (tranne la Force India di Paul di Resta).
Nel secondo stint Lewis Hamilton aveva già perso terreno e, a differenza di Webber e Grosjean, non è riuscito a passare la Sauber di Esteban Gutierrez, finché non è rientrata per il pitstop. A quel punto l’inglese ha raggiunto e passato la Force India di Sutil, inseguito da vicino da Massa, Hulkenberg e Alonso. E uno dei momenti più belli ce l’ha regalato Felipe Massa, quando ha passato l’inglese della Mercedes, andando a prendersi il 5° posto. Purtroppo, per le Ferrari era previsto il secondo pitstop, per il brasiliano nel giro 39, per Alonso a 11 giri dalla fine, con lo spagnolo che ha montato le soft per un ultimo stint da qualifica. Ma, tornato in pista davanti a Massa, si è trovato di fianco a Vergne, con la Ferrari che, nel passare la Toro Rosso, è uscita di pista alla curva 2. Una situazione molto al limite, esaminata dai commissari a fine gara ma senza conseguenze (“La macchina #3 è uscita dalla pista alla curva 3-4 ma non aveva scelta, dato che la #18 l’ha stretta. Questa era alla fine dello stint, con gomme usurate e stava affrontando la curva quando Alonso è uscito dai box. La telemetria conferma che la #3 era molto più veloce, sulle soft, e aveva un vantaggio. La spiegazione dei piloti è stata chiara, quindi la conclusione è che nessuna macchina poteva evitare l’incidente e nessuno ne ha tratto vantaggi”).
Nel frattempo, Alonso ha iniziato ad avvicinarsi ad Hamilton, passato nel giro 51, seguito poi dal sorpasso su Di Resta nel giro successivo, grazie al quale ha conquistato il 5° posto finale. Un risultato che, assieme all’8° di Massa (e alla soddisfazione morale del giro veloce segnato da Alonso proprio alla fine, 1.43.577), salva in qualche modo il weekend-no della Ferrari, che resta al terzo posto nel Costruttori, ma perde terreno rispetto all’India nei confronti della Mercedes (il gap è passato da 4 a 11 punti, con due GP al termine del Campionato, e la Casa della Stella a quei 7 milioni di dollari in più ci tiene…). Nona, la McLaren di Sergio Perez, riuscito a passare la Force India di Sutil proprio nell’ultimo giro.
Cosa resterà di questo GP? L’ennesima prova di forza di Vettel (che almeno non è riuscito nell’intento della vigilia, ovvero doppiare Alonso, infliggendogli la stessa umiliazione che lo spagnolo non ebbe remore a far subire a Schumacher…), ancora più stridente se si considera che alla bandiera a scacchi ha dato 31 secondi a Webber, sulla stessa macchina. I donuts ripetuti (ma fuori pista questa volta, perché 25mila dollari fanno sempre comodo per le piccole spese!). E la conferma che il Campionato è a due velocità: quella della RBR e quella degli altri. E la Ferrari? Come ha detto Stefano Domenicali, purtroppo, il problema è partire più avanti in qualifica (magari con entrambe le macchine nel Q3…) per non ritrovarsi nel traffico. Adesso arrivano due gare in cui ci sono tutte le possibilità per continuare a lottare per il secondo posto, l’obiettivo in cui gli uomini in Rosso continuano a credere e per cui non molleranno fino all’ultima curva in Brasile.
Una cosa è certa: Vettel non molla, Webber (anche lui vittima della maledizione di Abu Dhabi, perché chi parte dalla pole qui non ha mai vinto) ci può mettere una pietra sopra all’ultima vittoria prima di lasciare la F1. L’obiettivo è chiaro: le 13 vittorie stagionali di Schumi. Siamo a 11. E mancano due GP… Riuscite a immaginare qualcuno che possa convincere Seb a cedere una vittoria adesso? O qualcosa che possa fermarlo? Oggi ad Abu Dhabi non ci è riuscita neppure l’eclissi di sole, per i superstiziosi foriera di brutte notizie. Per gli altri, non per il quattro volte Campione…
Redazione MOTORAGE
04/11/2013 – 13:17