Secondo posto sulla griglia, terzo alle spalle di Romain Grosjean e Mark Webber alla prima curva, con un problema all’ala dopo una toccata di Lewis Hamilton al via e l’anteriore sinistra con un brutto “bollone” da blistering nelle fasi finali. Ma Sebastian Vettel ha conquistato anche il GP del Giappone, la 5° vittoria consecutiva, 9 su 15 in questa stagione, la 34° su 161 GP disputati, 90 con la Infiniti Red Bull Racing. Secondo, il poleman e suo compagno di squadra Mark Webber che, su tre soste a differenza di Vettel (e Grosjean), dopo aver montato le medie a 10 giri dalla fine, ha passato la Lotus del francese, assicurando la 14° doppietta al team, bissando l’impresa del 2010 qui a Suzuka.
Soddisfazione per l’australiano ma anche un po’ di delusione, visto che per soli 7 secondi non ha portato a casa quella vittoria che merita, prima di lasciare la F1. E grandissima gara per Romain, al suo quarto podio, che gli vale anche un record, quello di 300° pilota francese a podio. Sembra il fratello buono e bravo dello scavezzacollo pluri-punito dello scorso anno e lo si è visto al via quando ha infilato sulla destra le due RBR, andando a prendere la testa della gara. La partenza ha determinato tre ritiri: quello di Giedo van der Garde e Jules Bianchi alla curva 1 (che sarà indagato dopo la gara) e quello di Hamilton che, dopo essere rientrato ai box per sostituire la posteriore forata nel contatto con l’ala di Vettel, si è ritirato nel giro 9, per un danno al fondo della Mercedes.
Per la prima metà gara, il pilota della Lotus è riuscito a mantenere il vantaggio su Webber e Vettel, con i tre che hanno allungato sul gruppo, guidato da Nico Rosberg e dalle Ferrari di Felipe Massa e Fernando Alonso. Ed è stata la danza dei primi pitstop a dare un’impronta al resto della gara, quando il gruppo degli inseguitori è rimasto bloccato per diversi giri dietro alla Toro Rosso di Daniel Ricciardo (partito con le hard, a differenza di tutti gli altri sulle medium), a quel punto 4°.
È stata infine la Sauber di Nico Hulkenberg – balzata davanti alle Ferrari nel primo round di pitstop – a passare Ricciardo, ma ormai i primi tre avevano un gap di 27 secondi. Le strategie hanno fatto il resto, con Vettel e Grosjean su due soste e Webber su tre. Il tedesco è riuscito a fare uno stint centrale più lungo del francese e di avere quindi pneumatici più freschi che gli hanno permesso di guadagnare terreno e di attaccarlo nel giro 41 alla Casio, per poi passarlo all’interno alla curva 1, guadagnando la 2° posizione. Tornato in pista dopo la terza sosta (di cui Mark a fine gara ha detto di non aver capito il motivo…), sulle medie, per una strategia d’attacco, Webber è rientrato 3° e ha iniziato a inanellare giri strepitosi, sull’1.34, contro l’1.35 di Vettel e l’1.36 di Grosjean, che ha passato a 3 tornate dalla fine.
Ai piedi del podio (e onestamente più di così non si poteva) Fernando Alonso, che oggi si toglie la soddisfazione di battere Michael Schumacher per punti conquistati (anche se dal 2010 il sistema di assegnazione punti è cambiato e lui l’ha voluto sottolineare) e, soprattutto, di tenere ancora aperto il Campionato. Per cui Vettel dovrà attendere almeno il GP dell’India tra due settimane prima di essere incoronato per la quarta volta Campione (se il tedesco vince, lo spagnolo deve arrivare almeno secondo per prolungare i giochi…). A proposito di Ferrari, si è ripetuto quanto visto in Corea lo scorso weekend: bloccata per troppo tempo dietro alla Sauber di Nico Hulkenberg, una monoposto trasformata negli ultimi GP, che continua a mostrare una trazione da manuale, guidata da un pilota che ormai è una certezza, non più una promessa, e che molti danno già in Lotus nel 2014. Ma che sarebbe stato molto bene anche in Ferrari (senza nulla togliere a Raikkonen, ovviamente!). Il sorpasso è finalmente arrivato nel giro 46, all’esterno della curva 1, e che vale ad Alonso un 4° posto molto utile anche ai fini del Costruttori, considerando che la Mercedes oggi ha portato a casa solo l’8° posto di Rosberg, che oggi ha avuto un paio di “scontri” con Sergio Perez: prima è stato costretto a un drive through per l’incidente sfiorato ai box con la McLaren e poi toccato nelle fasi finali mentre i due lottavano per la 10° posizione, ma in questo caso ad avere la peggio è stato il messicano, tornato ai box con la gomma forata.
Dopo una gara difficile, in quello che è stato forse il peggior weekend della stagione che l’ha visto scattare dalla 9° posizione, Kimi Raikkonen ha chiuso 5°, dopo il sorpasso su Hulkenberg nelle fasi finali. E ottimo bottino per la Sauber, con Nico e Gutierrez 6° e 7° (la miglior prestazione di Esteban che ha guadagnato 7 posizioni rispetto al via e che, con i 6 punti di oggi, è il primo dei debuttanti 2013 a punti). A chiudere la zona punti, Rosberg, la McLaren di Jenson Button e la Ferrari di Felipe Massa (-5 posizioni rispetto al via), che non ha avuto vita facile oggi e la cui gara è stata decisa in negativo da un drive-through per eccesso di velocità nella pitlane. Primo fuori dai punti, Paul di Resta, con la Force India che ha preceduto la Toro Rosso di Jean-Eric Vergne, con Ricciardo 13° (cui è stato inflitto il terzo drive-through della giornata, per essere uscito di pista nel sorpasso su Di Resta alla 130R), davanti a Sutil, Perez e alle due Williams di Pastor Maldonado e Valtteri Bottas.
Basta dare un occhio alle classifiche e ai numeri per capire che i giochi sono fatti, anche se il gioco non è ancora finito: sono 90 i punti di vantaggio di Vettel su Alonso, 297 vs 207, con la RBR a 445 contro i 297 della Ferrari, i 287 della Mercedes e i 264 della Lotus. E notate la cabala: 297, i punti del tedesco nel Piloti e anche quelli della Scuderia nel Costruttori…
Sulla superiorità della RBR non c’è più nulla da dire, né su quella di Vettel o del motore Renault, che ha monopolizzato l’ennesimo podio: con 2 o 3 soste, la situazione non cambia, Vettel e Webber sono là davanti a tutti, con distacchi su cui i rivali devono riflettere: se Grosjean è arrivato a 9,910 secondi dal leader, Alonso ha chiuso a 45,605, Raikkonen a 47,325, Rosberg a 72,023, Massa a 89,263, Button a 80,821. È questa la dura realtà con cui il Circus lascia il parco giochi di Suzuka, che per 12 volte è stata decisiva per l’assegnazione del Titolo. Ma che quest’anno ha voluto essere magnanima e lasciare l’onore – quasi sicuramente – all’India. Ma mai dire mai, anche perché Abu Dhabi è troppo importante a livello di business perché non abbia l’audience TV e il giro d’affari che comporta… Ma l’altra realtà è che Sebastian Vettel se ne va: chissà perché ma, a GP finito, ci siamo ritrovati a canticchiare quel coro da stadio che parla appunto di capolista…