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Sebastian vince e mette a segno il poker

  Una partenza così così, ma alla curva 1 era comunque alla testa del gruppo, che ha ceduto solo in occasione del pitstop. Ma alla fine a sbancare il GP dell’India e il Campionato 2013 è stato lui, Sebastian Vettel, che ha conquistato la decima vittoria stagionale (la sesta consecutiva) e, soprattutto, il quarto Titolo di fila. Partito con le soft, il pilota della Infiniti Red Bull Racing è stato il primo a fermarsi per il pitstop, dopo aver percorso solo due giri sul Buddh Circuit.

 Quando anche Massa e i due piloti Mercedes hanno montato le medie, il bastone del comando è passato all’altra RBR, quella di Webber, con il compagno di squadra che, dietro, risaliva il gruppo. È stato il momento della gara nella gara, con posizioni reali e virtuali che si mischiavano e hanno richiesto un bell’esercizio di agilità mentale a chi assisteva al GP. Ma non per chi era in pista, specie per Vettel che, tra sorpassi e pitstop, è risalito dalla 18° alla 5° posizione, divorando il gap che lo separava da Webber da 18 a meno di 11 secondi quando l’australiano si è fermato per la sua prima sosta nel giro 28. Ma, a quel punto, Sebastian aveva già passato la Lotus di Grosjean, la Toro Rosso di Ricciardo (che ha spalancato la porta a quello che nel 2014 sarà il compagno di squadra, cosa che disturba sempre ma che ci vogliamo fare…) e la McLaren di Perez, tornando quindi al comando.

 Per entrambe le RBR secondo pitstop nel giro 33, con Webber che ha montato per soft per un breve stint. A quel punto il gap di 11 secondi dell’australiano nei confronti di Vettel è salito a oltre 13 dopo le soste, cosa che ha indotto il team a dire al tedesco di sollevare il piede per gestire le gomme (cosa strana, a Mark dicevano invece di spingere). Anche se mancavano ancora una ventina di giri, la gara sembrava decisa, con un’altra doppietta RBR in vista, fino a quando il muretto non ha detto a uno stranito Webber di fermarsi e spegnere la macchina, quando viaggiava tranquillo in seconda posizione, a causa di un problema all’alternatore (per l’ennesima volta la legge di Murphy ha colpito…).

  Secondo posto ereditato da Kimi Raikkonen, che ha sfidato la sorte tentando di arrivare alla fine con uno stint di 52 (sì, avete capito bene, 52!) giri sulle medie. Impossibile per lui resistere all’attacco di Rosberg su due soste e che l’ha passato a 8 giri dalla fine. Il passo del finlandese nei giri finali era di oltre 1 secondo più lento degli inseguitori, incluso l’agguerritissimo compagno di squadra Grosjean, autore di una gara da incorniciare, su una sola sosta: quando ha tagliato il traguardo, terzo, le sue medie avevano sulle spalle (ed è proprio il caso di dirlo…) la bellezza di 46 giri! Vale la pena ricordare che il francese, partito 17°, a 4 giri dalla fine era incollato a Raikkonen, che ha passato all’uscita della curva 4 ma, vista la manovra non proprio da galateo, ha ceduto la posizione per non incorrere in penalità. Ma subito dopo Kimi, che non aveva più gomme e ha chiuso a 29 secondi da Vettel, ha dovuto cedere il passo al compagno di squadra, salito per la terza gara consecutiva sul podio, e anche a Massa, 4°.

 Un giro dopo Hamilton e Perez hanno raggiunto Raikkonen, con il pilota della McLaren che, usando DRS e KERS, ha passato entrambi sul rettilineo di ritorno, portando a casa il 5° posto, suo miglior risultato quest’anno. E parlare di idee confuse in termini di strategia in casa Lotus è poco, visto che Kimi, che aveva ceduto anche la 6° posizione a Hamilton nella stessa manovra, si è poi fermato a 2 giri dalla fine per montare un nuovo set di gomme, riuscendo comunque a restare davanti alla Force India di Paul di Resta e strappando proprio sul filo di lana il miglior giro in gara. Ma in Lotus ormai è lotta dura tra il partente Kimi e il team, come si è visto nel faccia a faccia con Grosjean, un comportamento definito da Alan Permane “deludente”. Senza contare il colorito scambio di battute via radio, con un ingegnere che diceva: “Kimi, get out of the f***ing way” e il pilota che rispondeva: “Dont f***ing shout at me”. Tutto chiaro, no? E sono sempre più insistenti le voci su Davide Valsecchi al posto di Raikkonen negli ultimi tre GP. A completare la top 10, le due Force India di Di Resta e Sutil e la Toro Rosso di Ricciardo.

 E finora non abbiamo parlato di quello che avrebbe dovuto essere uno dei protagonisti del GP, ovvero Fernando Alonso, l’unico che, prima dello spegnimento dei semafori, aveva ancora la possibilità di togliere a Vettel la soddisfazione di lasciare l’India con il Titolo in tasca. Ma quando le cose non devono girare, non c’è verso. E infatti all’uscita della prima curva, subito dopo il via, un contatto con Webber prima e un ruota a ruota con Button un paio di curve dopo, hanno costretto lo spagnolo a rientrare ai box per cambiare gomme e sostituire l’ala danneggiata. A quel punto per Fernando è iniziata la lotta nelle retrovie, che l’ha visto chiudere 11°, dopo essersi fermato tre volte e aver duellato con Ricciardo, Maldonado e Button. Un pomeriggio no, per la Ferrari, che ha dovuto cedere il secondo posto nel Costruttori alla Mercedes, che Alonso e Massa dovranno assolutamente cercare di riagguantare nelle tre restanti gare. “Dobbiamo fare dei podii”, ha detto a questo proposito Alonso. “Sicuramente, se noi siamo sul podio, prendiamo punti agli altri perché ci sono solo tre posizioni per essere lì. Dobbiamo fare meglio, cominciando da Abu Dhabi e cercando di essere sul podio con una macchina o, se possibile, con tutte e due. Nessun rimpianto per quest’anno: la RBR ha fatto meglio di noi, dobbiamo fare i complimenti a Vettel, c’è sempre un solo vincitore, ed è sempre il migliore. Quest’anno sono stati loro i migliori”.

 Pensiero condiviso anche da Stefano Domenicali che, a fine GP ha fatto i complimenti a Chris Horner: “Hanno meritato di vincere questo GP e questa stagione, quindi è giusto che sia così”. Adesso l’obiettivo è cercare di impedire a Vettel di continuare a fare man bassa di Titoli. “Certo, ovvio. Sono cose che ho vissuto per tanto tempo e adesso, giustamente, è anche il tempo di riprenderci queste scene. A ogni modo, è il loro giorno e quindi è giusto lasciare lo spazio a chi ha meritato di vincere”.

 Giusto, ci siamo quasi dimenticati del vincitore… Di quel 26enne in apparenza “normale” che per una volta ha sbarellato, schiacciato dalla gioia di aver vinto di nuovo. “Sono senza parole”, ha detto sul podio, “ho passato il traguardo ed ero vuoto. Una stagione fenomenale. A fine gara, Rocky mi ha detto di fare la solita procedura, ma stavolta no, ho sentito che era la cosa giusta, anche se di solito non ci viene concessa. Vincere queste ultime gare non è stato facile come molti possono credere. Ed è bello sentire di essere finalmente accettato. Eguagliare Prost, Senna, Schumacher è incredibile”.

 Ci piace questo Sebastian che non piange a dirotto come aveva fatto nel 2010, ma che si commuove davvero e non lo nasconde. Che si mette a inanellare donuts in pieno rettilineo, pur sapendo di non poterlo fare, per gridare al mondo una soddisfazione che non è neppure concepibile per noi “mortali”. Ma i rigidissimi commissari (che per una volta potevano anche chiudere un occhio ed essere “umani”…) sono stati implacabili e hanno convocato il pilota (che non ha portato la macchina al parco chiuso, dove vengono effettuate tutte le verifiche) e il team manager Jonathan Wheatley. Risultato: reprimenda per il pilota e 25.000 euro di multa per il team. Come a dire, tutti uguali davanti alla legge, anche i quattro volte Campioni!

 Dieci vittorie in questa stagione su 16 GP, 43 pole, 59 podii, 36 successi in carriera in 117 GP disputati, numeri che non possono più essere frutto del caso. Come il quarto Titolo della RBR, in F1 dal 2005 e con 162 GP all’attivo. Il genio di Newey è già sulla macchina 2014 ma continua a pensare anche a questa, sarà ad Abu Dhabi, non perde un colpo di questa annata record. Adesso agli altri resta la battaglia per “best of the rest”, importante per orgoglio e per motivi economici: il secondo posto nel Costruttori vale su per giù 7 milioni di dollari, che fanno comodo a chiunque. Anche in Formula 1. E sono ancora lì sul tavolo… almeno quelli Sebastian non può toccarli!

Barbara Premoli

Redazione MOTORAGE
28/10/2013 – 13:23

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