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L’Alfa torna indietro agli Anni 60

Secondo un articolo di Automotive News, autorevole magazine di respiro intercontinentale, l’Alfa Romeo concluderà il 2013 con meno di 100.000 unità vendute. Tale dato non si registrava dal lontano 1969 e impone una serie di riflessioni sulle strategie degli ultimi 10 anni per il Biscione Visconteo, al netto della crisi che dal 2008 attanaglia l’area occidentale.

 Con due soli modelli non si vive – Proprio perché l’Alfa Romeo merita grande considerazione, non possiamo esimerci dal rimarcare che dal 2010 a oggi ben cinque modelli sono usciti di produzione senza, al momento, alcuna sostituzione. Andando in ordine cronologico, GT, Brera, Spider, 159 berlina e 159 Sportwagon hanno terminato la loro carriera (probabilmente troppo presto) lasciando un sensibile vuoto di mercato. Forse era il caso di investire su un restyling del GT, coupé molto apprezzato nel suo segmento e fortemente remunerativo per la Casa di Arese, mentre le 159 potevano reggere discretamente ancora un paio d’anni, magari attraverso interventi alla strumentazione (questa sì invecchiata precocemente) e creando una versione depotenziata del 1750 TBI. In sostanza, nel 2013 tutto il peso del Marchio ha “gravato sulle spalle” delle sole MiTo e Giulietta, di cui la prima sconta la mancanza di una configurazione a cinque porte (più volte ventilata e mai concretizzata), mentre la seconda potrebbe migliorare le proprie performance commerciali con una variante station wagon. Anche quest’ultima, però, è stata definitivamente cancellata.

 Un lampo di luce chiamato 4C – Una nota positiva di questo 2013 è rappresentata dall’esordio della 4C, modello di nicchia non c’è ombra di dubbio, ma che riporta l’Alfa Romeo a dire la sua tra le sportive di gran razza. Come abbiamo avuto modo di affermare più volte, infatti, per la prima volta dopo vent’anni i tecnici della Casa milanese (ci piace ancora definirla così, nonostante la chiusura di Arese) sono partiti dal classico foglio bianco. Il risultato è un coupé due posti secchi, con struttura in fibra di carbonio, motore centrale in alluminio da 240 CV, trazione posteriore, sospensioni a quadrilateri e una massa di appena 890 kg. Caratteristiche di assoluta eccellenza che hanno stupito favorevolmente perfino gli inglesi, notoriamente poco teneri con le auto non appartenenti alla Terra di Albione. L’augurio è che nel 2014 la 4C compia un certo “effetto traino” sulla gamma risicata del Biscione Visconteo, soprattutto nei confronti della MiTo che, per quanto insolito dati i prezzi accattivanti, vende meno della Giulietta.

 La strada (affrettata) del brand generalista – Gestire un Marchio tanto affascinante quanto complesso come l’ Alfa Romeo è un compito sicuramente difficile. Se poi aggiungiamo la crisi mondiale e il work in progress dell’affaire Fiat- Chrysler, che impongono continue “correzioni di rotta”, allora abbiamo un quadro più chiaro e completo della situazione. A nostro personalissimo avviso, però, il peccato originale è l’ aver tentato per Alfa la strada del costruttore generalista anziché puntare al brand premium (come forse avverrà in futuro). La Giulietta, pur molto riuscita globalmente, è stata infatti creata in questa ottica ponendosi l’obiettivo di contrastare la Golf, più che onorare in tutto e per tutto la tradizione centenaria dell’Alfa Romeo. Tradizione fatta di motori più potenti della maggior parte dei competitor, soluzioni tecniche di riferimento assoluto in termini di assetto, nonché regolazioni che privilegiano il dinamismo e il piacere di guida.

 Tutti aspetti riguardanti la progenitrice 147, ma meno evidenti sulla Giulietta la quale condivide per esempio motori con Fiat 500L e Doblò e ha rinunciato alle raffinate sospensioni a quadrilatero alto in favore del McPherson. Senza contare che a quanto si dice, il condizionale è d’obbligo, nel 2010 a un passo dal lancio commerciale è stato reso più morbido l’assetto di serie “perché non assorbiva le asperità come quello della Golf”. Probabilmente, se la Giulietta fosse stata “più Alfa Romeo” le vendite del Marchio ne avrebbero giovato soprattutto a livello internazionale. La storia degli ultimi vent’anni, infatti, insegna che rispettando la tradizione Alfa (nei limiti del possibile delle sinergie) il successo non tarda ad arrivare. Alcuni esempi? 156, 147 e GT che hanno fatto tornare l’orgoglio Alfista a molti, grazie a soluzioni tecniche specifiche e a un ricorso minimo al carry over di gruppo. Ma a onor del vero tali vetture erano nate in “tempi d’oro” rispetto a oggi.

 Ennesimo piano di rilancio – Sempre secondo Automotive News, Sergio Marchionne si appresterebbe a varare il quarto piano di rilancio dell’Alfa Romeo in meno di dieci anni. Mettiamoci pure la crisi che consiglia “navigazioni a vista”, consideriamo ancora una volta la complessità dell’affaire Fiat-Chrysler e mettiamo in mezzo pure l’ostracismo di alcuni sindacati italiani, ma forse con l’Alfa si è tardato un po’ troppo. Ora sembra (la prudenza non è mai abbastanza) che alla Maserati di Modena stia nascendo una piattaforma alto di gamma, dedicata alla progettazione di nuove Alfa Romeo a trazione posteriore e integrale. Si tratterebbe di modelli che spaziano da berline appartenenti ai Segmenti E/F, passando per le corrispondenti versioni Coupé e arrivando a un SUV di prestigio.

 A capo di questo team di progettazione, che indiscrezioni danno per snello al fine di dare risposte in tempi rapidi, vi sarebbe Philippe Krief. Il suddetto ingegnere francese, infatti, conosce molto bene il mondo Alfa Romeo e risale a lui la paternità del differenziale meccanico Q2 che, coadiuvato dalle sospensioni anteriori a quadrilatero, permettevano a 147 e GT di superare 1g di accelerazione laterale in assetto stabilizzato. L’augurio è che tale piano vada in porto, anche se probabilmente il disco verde definitivo arriverà solo con il raggiungimento del fatidico 100% di Chrysler in seno a Fiat. Certo è che nei confronti di Alfa Romeo non sono più ammessi sbagli né tentennamenti. A meno di non voler aprire la porta a un “certo” Ferdinand Piech, anche se appare ormai improbabile. E poi l’Alfa in mani tedesche sarebbe una sconfitta per il Made in Italy e per Fiat-Chrysler in generale; tanto vale tenersela e cercare con il massimo impegno di rilanciarla definitivamente. Forse questa volta riusciranno a sradicare una lenta parabola discendente, cominciata nel lontano 1974 con l’allontanamento del geniale manager Eugenio Luraghi. La Casa di Arese era ancora dell’IRI e negli USA le Fiat venivano ribattezzate “Fixit Again Tony”. Malgrado diverse difficoltà l’Alfa Romeo continuava a essere grande, oltreché quanto di più distante da una provincia povera.

Gianmarco Barzan
04/12/2013 – 18:33

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