Chrysler 200 – Non diventerà Flavia
Contrariamente a quanto ipotizzato da molti, a volte con entusiasmi sin troppo facili, la nuova Chrysler 200 presentata al recente NAIAS non verrà sottoposta ad un rebadge in chiave Lancia. Niente prestigiosa calandra torinese, quindi, né tantomeno il suggestivo nome Flavia per la neonata berlina mide size americana. Il perché è semplice: tale modello non verrà esportato in Europa, mentre com’è ormai ben noto il brand Lancia rimarrà confinato alla sola Ypsilon.
Piattaforma Alfa – Gli americani di Chrysler sottolineano con un certo orgoglio come la struttura di base della 200 sia di origini Alfa Romeo. In effetti il pianale è il medesimo della Giulietta, che peraltro ha più di un punto in comune con il layout di Fiat Bravo e Lancia Delta. Della Giulietta, la Chrysler 200 riprende anche il layout sospensivo piuttosto convenzionale con McPherson anteriormente e uno schema a tre bracci posteriormente. Il tutto con opportune tarature degli elementi elastici volte soprattutto a garantire il miglior comfort possibile.
Un pizzico d’Italia sotto il cofano – Per quanto riguarda le motorizzazioni, la versione d’attacco è rappresentata dal motore Chrysler 2.4 Tigershark. Tale motore conta sul sistema MultiAir per la gestione delle valvole, ideato dal Gruppo Fiat, e sviluppa 184 CV di potenza massima. Al top di gamma troviamo il V6 3.6 Pentastar erogante 294 CV. Versione, quest’ultima, abbinata alla trazione integrale in grado di ripartire fino al 60% della coppia al retrotreno, nonché di scollegarsi quando le condizioni di aderenza lo premettono. Degno di nota, infine, il cambio automatico ZF a 9 rapporti al suo debutto in questa categoria di vetture.
Stile con alti e bassi – Gli interni della Chrysler 200 sono piacevoli, bene assemblati e a richiesta con raffinata pelle che riveste ampie superfici. In altre parole è evidente un certo buon gusto di matrice italiana, che prende nettamente le distanze dall’insieme di plastiche “tirate via” del passato. Esternamente il discorso cambia abbastanza, poiché la linea non è abbastanza personale, richiamando “cugine” come la Dodge Dart e la Fiat Viaggio, ma anche alcuni modelli Audi nella vista di tre quarti posteriore. Insomma, riteniamo che questo stile esterno sarebbe ben poco consono ad una “gemella” marchiata Lancia. Quindi, in un certo senso, meglio rinunciare a poco opportune operazioni di rebadging.
Gianmarco Barzan
27/01/2014 – 17:25