Dall’intervista-fiume concessa qualche giorno fa a Repubblica da Sergio Marchionne all’indomani dell’acquisto di tutte le azioni Chrysler al sindacato VEBA fuoriescono numerosi dettagli sul futuro della principale azienda italiana.
Il problema principale di Marchionne, ora, è difendere la sua scelta di fronte al generale scetticismo per quanto riguarda i marchi italiani. L’operazione FIAT-Chrysler, infatti, secondo molti ha portato una serie di benefici soprattutto a FIAT, che ha potuto approfittare dell’ottima situazione di mercato di Chrysler (sul mercato americano l’azienda sta andando benissimo).
Ma, secondo molti (agenzie di rating comprese), l’operazione ha tolto liquidità a Chrysler e, soprattutto, non porta dettagli sul futuro dei marchi di Fiat – Group in Italia (specialmente Fiat, Alfa e Lancia) e, di conseguenza, sul mercato globale. Del resto, Moody’s ha già annunciato un imminente downgrade di FIAT dovuto ai troppi debiti.
A dare delucidazioni ci pensa lo stesso Marchionne.
Un nome nuovo per la società – L’accordo Fiat-Chrysler porterà alla creazione di una nuova società. Non sono ancora stati diffusi i dettagli della nuova sede legale. Marchionne, dal canto suo, tranquillizza: la locazione della sede avrà un significato “puramente simbolico, emotivo. La sede di Cnh si è spostata in Olanda, ma la produzione che era qui è rimasta qui”.
Sul tema aggiunge: “Fiat è quotata a Milano. Poi andremo dove ci sono i soldi. Mi spiego: dove c’è un accesso più facile ai capitali. Non c’è dubbio che il mercato più florido è quello americano, quello di New York, ma deciderà il Consiglio di amministrazione. Io sono pronto anche ad andare ad Honk Kong per finanziare lo sforzo di Fiat-Chrysler”.
Marchionne, inoltre, sottolinea come l’operazione “ha riparato Fiat ed i suoi lavoratori dalla tempesta della crisi italiana ed europea, che non è affatto finita”.
FIAT – Group: verso un’identità Premium? – Marchionne ha ricordato che ad aprile verrà comunicato il nuovo piano relativo ai modelli del prossimo futuro. E ha delineato, nei suoi contorni principali, quello che potrebbe essere il futuro dei brand del Gruppo: la nostra strategia è uscire dal mass market, dove i clienti sono pochi, i concorrenti sono tanti, i margini sono bassi ed il futuro è complicato. Ci rivolgeremo alla fascia premium, con concorrenza ridotta e margini più larghi. Abbiamo marchi fantastici e per definizione premium, come Alfa Romeo e Maserati. Perché non reinventarli?”.
Fiat andrà nella parte del mass market, con le famiglie Panda e 500, ed uscirà dal segmento basso ed intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Ypsilon. Nel polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo SUV e qualcos’altro che non le dico. A Melfi la 500X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, che strutturalmente e per capacità produttiva è lo stabilimento più adatto al rilancio di Alfa Romeo. Mi impegno: quando il piano sarà a regime la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente mercato permettendo.
L’Alfa Romeo – Proprio riguardo Alfa Romeo, il manager italo canadese afferma che esistono in Italia “stabilimenti fantasma in cui vengono progettati i nuovi modelli Alfa Romeo”. L’AD è perentorio: “cambieranno l’immagine del marchio, riportandolo all’eccellenza assoluta”. E aggiunge: “Oggi se mi presento con l’Alfa negli USA ho una rete mia di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il DNA italiano”.
Secondo i meglio informati, queste strutture segrete sono ben localizzabili: il primo è a Modena, dove si sta sviluppando una nuova architettura a trazione posteriore e integrale che sarà la base per l’Alfa Romeo Giulia berlina, la versione station wagon, il SUV Alfa e una futura ammiraglia.
Il secondo altro non sarebbe se non l’impianto della VM Motori di Cento in provincia di Ferrara, dove è stato progettato e prodotto il V6 t00urbo per le Maserati Quattroporte e Ghibli Turbodiesel.
Landini (FIOM): una bufala – Maurizio Landini, segretario generale FIOM, commenta così l’intervista di Marchionne: “Non possiamo diventare la Repubblica delle banane dove si impara cosa fanno le imprese dalle interviste sui giornali. Da quanto ho letto nellintervista siamo agli stabilimenti fantasma“.
Aggiunge: “Marchionne ne ha dette tante. Dire che tutti gli operai rientreranno tutti in base al mercato e un film gia visto, so gia come va a finire”.
Alvise Seno
13/01/2014 – 15:30