Urgono modelli da grandi numeri.
Da quel poco che si è capito, le produzioni nelle fabbriche italiane della multinazionale Fiat Chrysler Automobiles verrebbero riservate prevalentemente a modelli di lusso o, quantomeno di nicchia. Si parla, infatti, del Maserati Levante che potrebbe nascere a Mirafiori (lo stabilimento in foto), delle vetture premium Alfa Romeo per le quali vi è l’ipotesi Cassino, mentre Fiat 500X e l’omologa Jeep verrebbero destinate a Melfi. Salvo smentite, l’unica vettura da veri e propri grandi numeri prodotta in Italia dovrebbe essere la Panda a Pomigliano, probabilmente affiancata da una versione più grande, mentre non si conosce il destino della Punto.
Il lusso va bene, ma… – Il progetto di destinare le fabbriche italiane a vetture premium e di nicchia risulta assai ambizioso, è destinato prevalentemente all’esportazione e ci sono tutte le competenze per farlo. Dal nostro personalissimo avviso, però, riteniamo che questo genere di automobili risenta molto più di altri di eventuali crisi economiche. Del resto lo abbiamo visto già al principio della Grande Crisi nel 2008, quando in una situazione non ancora compromessa completamente, molti non se la sentirono di ritirare o acquistare vetture di prestigio. E questo, si badi bene, è valso sia negli Stati Uniti che nel Vecchio Continente in modo quasi contemporaneo. D’accordo, le varie Maserati Levante e Alfa Romeo andranno principalmente a mercati emergenti come Cina e Russia (oltre ovviamente al Nord America). Ma fino a quando durerà il “boom economico” in questi Paesi? E poi riuscirà un SUV di lusso come lo stesso Levante a saturare le linee produttive di Mirafiori?
La Punto, “spina dorsale” della Fiat italiana – Oggi sono appena due i modelli di FCA prodotti in Italia che fanno grandi numeri. Si tratta, infatti, di Panda (realizzata a Pomigliano d’arco) e Punto (costruita a Melfi). La 500 L, inizialmente prevista per Mirafiori, è realizzata in Serbia, mentre il resto della famiglia 500 e la Lancia Ypsilon vengono prodotte in Polonia. Ricordiamo, inoltre, che proprio il trasferimento della Ypsilon ha comportato la drammatica chiusura dello stabilimento di Termini Imerese.
Quanto all’Alfa MiTo, tale modello è rimasto lontano dalle 70.000 unità annue previste al suo debutto, scontando tra l’altro l’assenza della versione a cinque porte più volte annunciata e mai arrivata. Il risultato è che a Mirafiori si lavora “a singhiozzo”, poiché la MiTo è attualmente l’unico modello prodotto nella storica fabbrica torinese. Tornando a trattare della Punto, essa è “la spina dorsale” della Fiat italiana, vende molto bene (non come la Panda, comunque) e regge bene i suoi nove anni di vita. Al momento, però, non si profila una sua erede. Sarebbe un peccato se l’albero genealogico di riuscitissime Fiat come 600, 850, 127, Uno e Punto nelle sue tre edizioni finisse qui o, peggio ancora, emigrasse all’estero. L’Italia merita più produzioni da grandi numeri.