Doveva rimpinguare le casse dello Stato, ma ha comportato perdite per l’Erario quantificabili in circa 140 milioni di € nel 2012 e recato danni al mercato dell’auto, indotto compreso. Stiamo parlando del famigerato superbollo, introdotto nel luglio 2011 dall’esecutivo Berlusconi (famoso per la frase “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani” ripetuta fino all’ossessione), nonché inasprito dal Governo Monti nel 2012 in una fase fortemente emergenziale per il Paese. Da allora, infatti, la sovrattassa scatta per le vetture con potenza superiore ai 185 kW e comporta l’esborso di 20 € a kW. Recentemente vi sono state dichiarazioni di esponenti dell’attuale esecutivo che lasciavano intendere l’eliminazione del superbollo. Purtroppo, a tutt’oggi, nulla si è fatto.
Il grido (inascoltato) delle Associazioni di categoria – In un documento redatto lo scorso 30 settembre dalle Associazioni della filiera automotive, ossia Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto, Unasca e Unrae, si sottolinea che nelle intenzioni dell’Esecutivo tale misura avrebbe dovuto portare alle casse dello Stato 168 milioni di euro. In realtà, precisano le Associazioni, solo nel 2012 tra minori entrate fiscali e mancato introito la perdita complessiva è stata di circa 140 milioni di €. Un ammontare frutto di queste suddivisioni: per lo Stato 93 Mil. € di gettito IVA e 12 Mil. € di superbollo; per le Regioni 19,8 Mil. € di mancato pagamento del bollo ordinario; per le Province 5,2 Mil. € di mancata IPT e circa 9 Mil. € di addizionale su RCA. Inoltre, sempre nel 2012, la riduzione di nuove immatricolazioni di vetture con potenza eccedente i 185 kW è stata del 35%, contro il 19,8% del mercato auto complessivo.
Escamotage esecrabili – Sempre stando al suddetto documento delle Associazioni, nel Nord Italia vi è stata una proliferazione di “falsi leasing” di automobili con targa tedesca o ceca, fornite a noleggio da soggetti commerciali e utilizzate da clienti italiani. Un comportamento a nostro personale avviso moralmente condannabile, che ha causato mancati versamenti dell’IVA, bollo ordinario, superbollo, IPT, multe, addizionale provinciale sull’RCA. Senza dimenticare l’impossibilità di porre sotto sequestro le automobili immatricolate all’estero, la possibilità di sfuggire al redditometro e la difficoltà di individuare le responsabilità in caso di sinistro. Infine, il documento ( ancora attualissimo) delle Associazioni segnala il boom di radiazioni per esportazione sia di auto di nuova immatricolazione, poi radiate e reimmatricolate con targa estera, sia di auto usate, che non produrranno più gettito per il Paese.
Concessionari, commercianti e indotto penalizzati
Il danno più consistente causato dal superbollo riguarda i concessionari, i commercianti e tutto l’indotto italiano che ruota intorno alle vetture “over 185 kW”. Auto, queste, che non sono necessariamente di lusso perché basta ad esempio considerare l’Audi S3 (in foto) con i suoi 221 KW per rientrare abbondantemente in questa “tagliola”. E che dire di modelli del mercato dell’usato come Porsche 911 3.4, BMW Serie 7, Jaguar XJ e tante altre che hanno subìto sensibili deprezzamenti? Forse vale la pena ricordare ai nostri politici che dietro questi operatori del settore vi sono famiglie, bocche da sfamare trovatesi in difficoltà dall’oggi al domani. Il tutto a causa di una politica fiscale quantomeno sui generis, la stessa per colore e filosofia che, ancor prima di “partorire” il superbollo, ha generato fattori abominevoli come la depenalizzazione del falso in bilancio e condoni vari. Purtroppo l’Italia degli economisti di spessore mondiale come i vari Quintino Sella, Guido Carli e Franco Reviglio è relegata nei libri di storia. E a farne le spese è il cittadino.