L’impaziente inglese.
Ginevra. McLaren Automotive presenta la 650S, nelle configurazioni Coupè e Spider. Si tratta di un modello che si pone a metà strada tra la 12C e l’hypercar P1, riprendendo da entrambe diversi tratti stilistici e la filosofia improntata alle prestazioni senza compromessi. Anche lo chassis MonoCell in fibra di carbonio è analogo alle “sorelle” ai due estremi della gamma McLaren.
V8 con albero motore piatto – “Cuore pulsante” della 650S è il propulsore V8 McLaren 838T twin turbo, sviluppato in collaborazione con la Ricardo, contraddistinto dall’albero motore piatto come avviene da quarant’anni per i V8 Ferrari e, dall’anno scorso, sull’unità della Porsche 918. Più in dettaglio, la cilindrata effettiva è di 3.799 cc, mentre potenza e coppia massime sono rispettivamente di 650 CV a 7.250 giri/min. e di 678 Nm a 6.000 giri/min.. La lubrificazione, per parte sua, avviene mediante carter secco.
Top performance – Sia in versione Coupé che in configurazione Spider, la McLaren 650S mette in campo le medesime prestazioni riassumibili nei seguenti dati: 0-100 km/h in 3” netti, 0-200 km/h in 8”6/10, 0-300 km/h in 26”5/10, 400 m con partenza da fermo in 10”6/10 (con velocità d’uscita pari a 222 km/h) e velocità massima di 329 km/h. Degne di nota, grazie all’impianto carboceramico, anche le performance in frenata: 100-0 km/h in 30,7 metri, 200-0 km/h in 124 metri e 300-0 km/h in 273 metri (quest’ultimo un dato straordinario).
Lo spider non torce – La struttura in fibra di carbonio MonoCell della McLaren 650S ha permesso di rinunciare ai rinforzi addizionali sullo Spider, in quanto capace di assicurare la medesima rigidità torsionale del Coupé. Conseguentemente, il peso della versione aperta è superiore di appena 40 kg per via dell’hard top azionabile elettricamente. Con queste premesse la McLaren 650S Spider è più emozionante rispetto alla corrispondente versione Coupé. Al riguardo, il piacere della guida open air, assieme al rombo cattivo del V8 e ai turbocompressori che “fischiano” minacciosi è un’esperienza inimitabile. Peccato che per provare quotidianamente tali emozioni occorra staccare un cospicuo assegno.
Gianmarco Barzan
06/03/2014 – 18:36