Senza l’errore di ieri avrebbe fatto anche la pole, ma la soddisfazione se l’è tolta oggi, Lewis Hamilton, battendo il suo compagno di squadra Nico Rosberg per un solo secondo, dopo una serie di duelli da brivido, e portando a casa il primo successo qui in Bahrain, il 24° della carriera, in un GP da cui la Mercedes esce in modo schiacciante sugli avversari, conquistando la 16° vittoria nella sua storia, la seconda doppietta consecutiva e il terzo grand chelem del 2014 (pole, vittoria, giro veloce, sempre in testa in gara).
Sul podio con Hamilton e Rosberg, a 24 secondi, Sergio Perez con la Force India, che proprio oggi festeggiava il 400° GP della sua storia (iniziata come Jordan).
57 giri in cui la noia è stata bandita, con tantissimi sorpassi e duelli, anche tra compagni di squadra, in casa RBR, Williams, Force India oltre, come detto, Mercedes. Il momento clou a 15 giri dalla fine, quando Maldonado ha centrato in pieno la Sauber di Gutierrez, facendola volare e ribaltare alla curva 1 (incidente per cui gli sono stati inflitti subito 10 secondi di stop&go, ma perderà anche 5 posizioni sulla griglia del GP della Cina oltre a 3 punti di penalità per aver causato lincidente – il primo a prendere questa punizione, ma prima o poi capirà che deve raffreddare i bollori…).
Al rientro della safety car (che ha annullato i vantaggi in pista, ricompattando il gruppo), gli ultimi 10 giri sono stati in pratica una gara sprint, con Hamilton (sulle medie) e Rosberg (sulle soft) protagonisti di una serie di duelli ravvicinati, finché le gomme del tedesco non hanno cominciato a decadere obbligandolo a rinunciare. Nessun ordine di squadra: i due erano liberi di correre, purché portassero a casa le macchine, come ricordato in modo soft ma chiaro via radio da Paddy Lowe (“Vi siete divertiti abbastanza…”).
Alle loro spalle, primo podio per la Force India da Spa 2009, con Perez che è riuscito a tener dietro la più veloce delle RBR, quella di Daniel Ricciardo, partito 13° e che nell’ultimo stint ha passato il compagno di squadra e la Force India di Hulkenberg.
A chiudere la top 10 Fernando Alonso e Kimi Raikkonen. Fin da ieri si prevedeva una gara in salita per la Ferrari, su un circuito disgraziato fin dai test pre-stagione, ma non fino a questo punto. Evidente più che mai qui in Bahrain i problemi legati alla power unit e imbarazzante il confronto con i team motorizzati Mercedes, con Fernando sverniciato dal solito Hulkenberg e Kimi che è riuscito a passare Button solo quando la McLaren ha rallentato prima del ritiro (dopo quello di Magnussen). Il quadro della situazione nelle parole di Montezemolo, “Vedere una Ferrari così lenta in rettilineo mi fa male”, che ha lasciato il circuito a 10 giri dalla fine (avrà anche avuto un aereo da prendere ma forse avrebbe fatto bene a restare fino alla fine, condividendo il momento della squadra…).
Fa male sì, e sembra incredibile. Il gap da recuperare è enorme (Alonso è arrivato a 35 secondi e mezzo dal leader, ma senza la safety car sarebbe stato molto di più) e, se secondo molti potrà essere recuperato solo nel 2015, forse potrà essere ridotto quando la F1 arriverà in Europa, dal GP di Spagna (anche se è una storia già sentita in passato…). E non ci si può accontentare del fatto che entrambe le macchine siano arrivate a punti: dalla Ferrari ci si aspetta di più di un 9° e 10° posto (che senza il ritiro di Button sarebbero stati 10° e 11°).
Al traguardo anche la Toro Rosso di Daniil Kvyat, le Lotus di Grosjean e Maldonado separate dalla Marussia di Chilton, con la Caterham di Kobayashi 15°, la Marussia di Bianchi a un giro e la McLaren di Button a 2 giri (che oggi sperava di festeggiare in modo diverso i suoi 250 GP).
Cosa resta di questo terzo round? A parte gli abbracci e le battute a distanza tra Hamilton e Rosberg, che stanno rivivendo la rivalità dei tempi dei kart (“Non mi piace arrivare secondo, specie con quello là, ma la prossima volta vinco io”: l’avrà anche detto ridendo, Rosberg, ma intanto l’ha detto), la consapevolezza che questa Formula 1 non è da buttare come sembrava dopo le prime due gare.
A parte il “non-rombo” dei V6 turbo (ma ormai ci stiamo facendo l’orecchio), l’azione è tornata ed è questo che piace e che gli appassionati vogliono. Oggi non solo non ci siamo annoiati, ma ci siamo divertiti, spettatori e piloti che saranno anche impegnati a gestire tutta l’elettronica del mondo, ma superano, si difendono, attaccano, vengono superati e ripassano, tre, quattro, cinque volte. Da quanto tempo non assistevamo a una gara così? Una F1 che è diversa da quello che si prevedeva alla vigilia dell’Australia, quando si pensava che avremmo visto pochissime macchine al traguardo e in cui il consumo è l’ultima delle variabili. Una F1 in cui vince e domina chi ha lavorato bene: la Mercedes ha sì una power unit efficace (e lo provano gli altri team che la montano), ma soprattutto un pacchetto perfetto.
E oggi è stato bello veder salire sul podio l’ingegner Aldo Costa, cresciuto alla scuola di Maranello e direttore tecnico nel 2007, anno dell’ultimo Titolo della Ferrari, con Raikkonen, unico tecnico italiano responsabile del telaio in un team straniero. Un pezzo di Italia sul podio di oggi a Sakhir. Un cervello non in fuga ma costretto ad accasarsi altrove. Tutti importanti e nessuno indispensabile, così si dice, ma chissà che qualcuno oggi, vedendolo là sopra, non abbia avuto un attimo di pentimento…
Ultima considerazione: bello il GP del Bahrain sotto i riflettori! Perché anche l’occhio vuole la sua parte e chissà che anche in futuro non assisteremo a questa gara by night, indipendentemente dal 10° anniversario…
Barbara Premoli
Redazione MOTORAGE
07/04/2014 – 16:37