Porsche 911 Turbo Cabriolet: 520 CV open air
Impressioni di guida
Propulsore flat six 3.8 sovralimentato con due turbocompressori, potenza massima di 520 CV, accelerazione 0-100 km/h in 3”5/10 e velocità massima pari a 318 km/h rappresentano i dati salienti della Porsche 911 Turbo Cabriolet. Una vettura che, a fronte delle prestazioni appena citate, è in grado di contenere il consumo medio nel ciclo NEDC in 9,9 litri per 100 km, corrispondenti a 231 g/km di CO2. Infine, grazie ai 30 CV in più rispetto alla precedente generazione, il guadagno in termini di rendimento ammonta al 15%.
Massima aderenza
La Porsche 911 Turbo Cabriolet è caratterizzata di serie dal cambio doppia frizione PDK, nonché dalla trazione integrale permanente PTM. Quest’ultima agisce in perfetta simbiosi con l’asse posteriore sterzante, avvantaggiando la maneggevolezza che, come appureremo, ha ben pochi eguali. Inoltre, come avviene per la 911 Turbo Coupé, vi è l’aerodinamica attiva. In sostanza, premendo il pulsante Sport Plus si estende lo spoiler anteriore, l’alettone posteriore fuoriesce completamente e le sospensioni diventano più rigide. Inoltre, il grip aumenta ulteriormente optando per il Porsche Dynamic Chassis Control (presente sull’esemplare da noi testato) che riduce ai minimi termini il rollio.
Progressione mozzafiato
Non importa in che marcia ci si trovi o a quale numero di giri il “flat six” stia lavorando; la progressione è sempre e comunque incisiva, grazie soprattutto alle turbine a geometria variabile. Soluzione questa che è ancora un’esclusiva mondiale della 911 Turbo riguardo i motori a benzina. In sostanza, accelerazione e ripresa sono eccellenti, ma a volte può capitare di sottostimare la velocità effettiva credendo di andare molto più piano. Una buona ragione per abbassare (in soli 13 secondi) la capote elettrica, godendosi il vento tra i capelli e percependo molto meglio l’andatura reale. In altre parole, se la 911 GT3 ha un motore con erogazione violenta e accentuata dal fatto che supera i 9.000 giri/min., la 911 Turbo è molto più “educata” nello spiegamento delle sue (impressionanti) forze. Infine, meglio lasciare inserita la funzione completamente automatica del cambio PDK; i passaggi di marcia sono veloci sia in salita di rapporto che in scalata, ma soprattutto non si ha a che fare con i paddle che ruotano assieme al volante e con la leva centrale. Leva che nella funzione manuale, contrariamente ai principi della fisica, va spinta per salire di marcia e tirata per scalare.
Sembra quasi a motore centrale
Nonostante il 6 cilindri boxer permanga a sbalzo del retrotreno, nella guida al limite in pista la Porsche 911 Turbo Cabrio si comporta quasi come se avesse il motore in posizione centrale. In pratica, non è più necessario prolungare la frenata fin dentro la curva per dare direzionalità all’avantreno, ma basta rilasciare completamente il pedale sinistro a ruote perfettamente dritte.
A quel punto, complice lo sterzo estremamente comunicativo, la vettura si inserirà precisa in curva e la percorrerà in modo splendidamente neutro. Riassumendo, del motore a sbalzo rimangono solamente i pregi, a cominciare dall’incomparabile aderenza. Fattore quest’ultimo elevato alla massima potenza dalla trazione integrale PTM. In conclusione, forse a qualcuno potrà sembrare un azzardo, ma per noi l’attuale Turbo Cabriolet rappresenta la Porsche 911 più equilibrata di sempre.
Gianmarco Barzan
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