Jaguar XF Sportbrake 2.2 D 163 CV Eco
A Bond Street (e non solo) tutti l’ammirano
Impressioni di guida
Fino a quindici anni fa era semplicemente impensabile una Jaguar station wagon, per di più con motore 4 cilindri Diesel. Con la timida apparizione della X-Type Estate nel 2002, però, entrambi i concetti furono “sdoganati” dalla Casa di Coventry, anche se in modo non del tutto convincente. A causa della meccanica di strette origini Ford Mondeo, infatti, la X-Type portò gli appassionati del Marchio a “storcere il naso” e, come se non bastasse, a trovarsi a mal partito con la trazione anteriore riguardo le versioni a gasolio. In sostanza, era necessario cambiare registro, cosa che avvenne due anni or sono con il debutto della XF Sportbrake. Modello che innanzitutto rientra nel prestigioso Segmento E, quindi si basa su un layout tecnico squisitamente Jaguar come dimostrano il motore longitudinale, la trazione posteriore e le sospensioni a quadrilateri deformabili su entrambi gli assali. In altre parole, da quando la Casa di Coventry è nell’orbita del Gruppo Tata, i tecnici inglesi hanno ritrovato tutta la propria autonomia progettuale. Risultato: anche una familiare come la XF Sportbrake viene apprezzata moltissimo dagli “amici del giaguaro” di più antica data, perfino quando sotto il cofano alberga un motore 4 cilindri Diesel. Questione d’identità ritrovata, pur con nuove sfumature.
Un ragionevole dubbio, subito fugato
Attualmente, in attesa che esordisca il poderoso V8 a benzina sovralimentato, la Jaguar XF Sportbrake è proposta esclusivamente con unità alimentate a gasolio. La fascia alta di gamma è costituita dal 3.0 V6 D con due turbocompressori, sviluppato a quattro mani dai tecnici Jaguar e i colleghi del Gruppo PSA, declinato in due potenze: 275 e 240 CV. Inoltre, figura il motore 4 cilindri 2.2 D sovralimentato con un singolo turbocompressore, realizzato nelle configurazioni da 200 e da 163 CV. Proprio quest’ultima declinazione riguarda l’esemplare protagonista del nostro test che, non lo nascondiamo, ci ha indotto a una domanda: “riusciranno 163 CV a spingere degnamente una vettura dal peso, in ordine di marcia, che sfiora le due tonnellate?” La risposta è soddisfacente, poiché in tale caso non è tanto la potenza pura a contare, quanto la coppia. Al riguardo, 400 Nm di picco a soli 2.000 giri/min. sono eloquenti e, con la complicità del rapido cambio automatico ZF a 8 rapporti, rendono le riprese particolarmente celeri. Il discorso cambia leggermente sul fronte dello scatto da fermo, poiché i 10”9/10 dichiarati dalla Jaguar sullo 0-100 km/h evidenziano un’anima piuttosto tranquilla. Ma la XF Sportbrake da 163 CV non è certo una “brucia semafori”, quanto piuttosto una comoda granturismo familiare con la quale compiere lunghi e comodi viaggi, per giunta consumando poco gasolio. A tale proposito la Jaguar dichiara una media di 5,1 litri per 100 km nel ciclo combinato, pari a 135 g/km di CO2.
Che la XF Sportbrake 2.2 D sia una vera Jaguar te ne accorgi da svariati aspetti, in primis quel comportamento soft che porta ad assorbire le asperità della strada con nonchalance. Intendiamoci, quando il guidatore lo desidera, la station wagon di Coventry è capace di dire la sua anche in termini di sportività, “danzando” nelle curve con insospettabile agilità. In questo caso un pilota particolarmente abile può allentare leggermente le briglie dell’elettronica d’assetto, escludendo il controllo di trazione e innescando leggere movenze della coda che aiutano a chiudere alla perfezione la curva. Certo, lo sterzo potrebbe essere meno leggero ma in compenso mostra il giusto equilibrio in termini di demoltiplicazione da assecondare ogni esigenza. Quanto al cambio, si tratta dell’”universale” automatico ZF con convertitore di coppia e 8 rapporti, in grado di snocciolare le marce senza contraccolpi e al tempo stesso molto celermente. Peccato che la funzionalità manuale sia gestibile solo con le poco pratiche levette al volante; offrire anche la classica leva centrale (come quella della F-Type per intenderci) non sarebbe male. Infine, lasciando inseriti i programmi completamente automatici, il cambio tende a scalare un po’ troppo. Al riguardo, il motore 2.2 D ha un’ottima “schiena” che non sempre richiede il passaggio ai rapporti inferiori per riprendere velocemente.
Salire a bordo della Jaguar XF Sportbrake equivale a un “tuffo” nella più pura britishness; pellami e legni pregiati la fanno da padroni e l’atmosfera è quella, raffinata e inconfondibile, delle grandi auto inglesi. Ovviamente ci sono (parecchie) concessioni alla modernità, come le luci blu cobalto dell’ambiente, la rotellina del cambio che fuoriesce all’accensione del motore e le bocchette del climatizzatore che si schiudono automaticamente. Tutto però è ben armonizzato, all’insegna di un continuo alternarsi tra stilemi classici e moderni che finiscono per affascinare anche i più indifferenti. Senza dimenticare il rigore profuso a piene mani nei montaggi; difficile trovare pecche anche negli angoli reconditi. Quanto alla linea esterna, la XF Sportbrake è di una bellezza drammatica, si riconosce al primo istante e in lei si percepisce tutta la maestria di Ian Callum, erede ideale del celeberrimo Malcolm Sayer di un tempo lontano. Infine, è ovvio che l’andamento da coupé e la linea di cintura alta, per parte loro magnifici, comportino qualche problema di visibilità. Ma si tratta di peccati veniali, perché in un certo senso la XF Sportbrake è come una donna affascinante; finisci sempre per perdonarle tutto, o quasi.
Gianmarco Barzan