Alfa Romeo: “Ultima chiamata”
Al recente Investor Day di Fiat Chrysler Automobiles, tenutosi ad Auburn Hills, è stato illustrato l’ennesimo piano di rilancio per l’Alfa Romeo. Gli obiettivi sono molto ambiziosi poiché il Marchio milanese dovrebbe quintuplicare la produzione, passando dalle sole 74.000 auto realizzate nel 2013 alle 400.000 unità entro il 2018. Una scommessa non facile da vincere, pur tenendo conto che verranno messi a disposizione 5 miliardi di euro per creare otto nuovi modelli.
Drastica inversione di rotta
Nel 2010 sono stati chiusi gli ultimi reparti di progettazione, sperimentazione e stile dell’Alfa Romeo di Arese. Una decisione che abbiamo più volte criticato tanto per la dispersione di eccellenze legate al Marchio, quanto perché avveniva proprio in occasione dei 100 anni del brand. Centenario celebrato degnamente dagli ultimi veri Alfisti presenti ad Arese, ma che ha dato l’impressione a molti di essere stato considerato con aria di sufficienza in quel di Torino. Inoltre, per la Casa di Arese si prospettava un futuro come concorrente di Volkswagen, inteso come Marchio, a suon di Giuliette bicilindriche a metano. In altre parole, l’Alfa Romeo si apprestava a diventare un brand generalista, scelta a nostro avviso discutibile e in parte comunque attuata con la Giulietta e la filosofia “less is more”. Ma il dato più preoccupante risale al 2013: appena 74.000 Alfa prodotte, il peggior risultato dagli Anni 60 a oggi. Evidentemente ha influito la presenza in gamma di soli due modelli, per di più d’impronta generalista, ed è stato chiaro che così non si poteva andare avanti. Complici, a nostro avviso, il grande interesse manifestato dal Gruppo Volkswagen per l’Alfa Romeo e la notevole considerazione oltreoceano per il Marchio, tra Torino e Auburn Hills hanno deciso da tempo di tentare un’inversione di rotta. Il primo esempio è dato dalla sportiva 4C, la cui struttura in fibra di carbonio è stata sviluppata inizialmente in outsourcing e poi dai tecnici Alfa. Un modello che riporta alla ribalta la trazione posteriore, l’ eccellente rapporto peso-potenza e il motore bialbero interamente in alluminio. Fattori questi ultimi che dovrebbero essere ripresi anche dai nuovi otto modelli, a partire dall’erede della Giulietta fino ad arrivare alla berlina ammiraglia.
Autocritiche costruttive
Nelle slide che illustrano il piano di rilancio vengono citate giustamente tutte le vittorie conquistate dall’Alfa Romeo nelle competizioni, ma, per la prima volta in 27 anni dell’era Fiat, si recita anche una sorta di mea culpa sottolineando come lo storico DNA del brand si sia molto affievolito. Al riguardo, vengono citate peculiarità scomparse come i motori avanzati e innovativi, la distribuzione dei pesi pari a 50-50 sui due assali, soluzioni tecniche uniche (l’Alfa, lo ricordiamo, inventò il variatore di fase) e il rapporto peso-potenza ottimale. Tutti aspetti che oggi la proprietà del Marchio vuole finalmente recuperare. Certo, nell’autocritica è menzionata ingenerosamente la 164 come una sorta di rebadge della Fiat Croma; in realtà non è così, poiché l’ammiraglia Alfa Romeo venne pensata e progettata ben prima dell’acquisizione della Casa di Arese da parte di Fiat Auto. E’ vero, invece, che l’Alfa aderì al progetto Tipo 4 basato su un pianale e parecchie componenti in comune con Lancia Thema, la stessa Fiat Croma e la Saab 9000. Ma le parentele tra queste auto e la 164 finivano qui, poiché la berlina di Arese aveva motori al 100% Alfa, l’attacco delle sospensioni anteriori diverso e il controllo elettronico degli ammortizzatori sulle versioni top di gamma. Senza dimenticare la variante Q4 che adottò una trazione integrale esclusiva Alfa Romeo, che comportò la riprogettazione di buona parte del pianale, e il cambio Getrag a 6 marce. Invece di tirare in ballo la 164, di cui i tecnici Fiat rimasero stupiti favorevolmente tanto da dover fare un restyling “in fretta e furia” della Lancia Thema, meglio sarebbe stato citare la 159 con il suo peso esagerato, nonché la MiTo con il motore bicilindrico preso tout court dalla Fiat 500.
Ritorno all’autonomia progettuale
Nel nostro piccolo abbiamo sempre ribadito che l’Alfa Romeo necessiti di una realtà progettuale dedicata, com’è avvenuto fino a pochi anni or sono ad Arese. A quanto pare, ora, dopo cinque anni di condivisione sin troppo spinta con Fiat e Lancia a Mirafiori, si è deciso di creare un ente autonomo Alfa alle porte di Modena. Tale pool di progettisti è composto da 200 persone, con previsione di futuri implementi fino a 600 tecnici, capitanati da due ingegneri senior provenienti dalla Ferrari. Questi ultimi dovrebbero essere, il condizionale è d’obbligo, Philippe Krief e Paolo Martinelli, nomi che non hanno bisogno di presentazioni. Infine, nelle slide compaiono alcune foto del nuovo reparto progettazione Alfa, compresa quella che ritrae una BMW Serie 3 completamente smontata. Curioso notare come proprio la BMW, che negli Anni 80 si definiva “l’Alfa Romeo tedesca”, studiasse attentamente le vetture di Arese. A tale riguardo, sembra che fino a qualche anno fa a Monaco conservassero degli esemplari di Alfa 156 come mirabile esempio di tenuta di strada e handling da cui trarre ispirazione.
Obiettivo: tornare a produrre vere Alfa
Secondo il piano di rilancio, la nuova progettazione Alfa Romeo, priva d’interferenze dal resto del Gruppo Fiat Chrysler, deve perseguire alcuni obiettivi importanti. Il primo è la realizzazione di vetture a trazione posteriore e integrale “best in class”; una gamma che spazi dal Segmento C a quello E comprendente pure un SUV. In altre parole, la MiTo non verrebbe sostituita (un vero peccato), mentre già l’erede della Giulietta sarà proposta nelle varianti a trazione posteriore e integrale. Inoltre, verranno progettati motori esclusivi per l’ Alfa Romeo a 4 e a 6 cilindri, in una gamma di potenze compresa tra 150 e 500 CV. Lo start della produzione è previsto per il 2015 (sarà probabilmente l’erede della 159), mentre la gamma verrà completata entro il 2018 per un totale di 8 modelli. Infine, sia la produzione delle vetture che dei propulsori avverrà in Italia. Riassumendo, il piano di rilancio dell’Alfa Romeo è molto interessante ma, secondo la nostra personale opinione, anche altrettanto impegnativo da realizzare. Certamente non è più permesso sbagliare; altrimenti potrebbero tornare alla carica certi importanti corteggiatori di una realtà che ha in se parecchi uomini ex Alfa Romeo. Talenti che sono stati lasciati andare via con troppa facilità.
Gianmarco Barzan
21/05/2014 – 17:39