Impressioni di guida
Con il recente restyling a cui è stata sottoposta, l’Alfa Romeo Giulietta vede migliorata la qualità percepita soprattutto all’interno dove, in precedenza, scontava pannelli porta e trattamento della plancia di livello inferiore rispetto alla progenitrice 147. Tali aspetti, infatti, risultano oggi assai curati, ma i difetti non mancano. Al riguardo il carry over proveniente da modelli di categoria inferiore continua ed è stato addirittura implementato, poiché ai devioluci e leva tergicristallo “presi in prestito” dalla Fiat Punto si è aggiunto il navigatore satellitare di origini 500 L. In compenso la qualità nei montaggi è impeccabile tanto all’interno quanto all’esterno. Esterno rimasto praticamente invariato stilisticamente, caratterizzato da una linea forse ancor più piacevole rispetto ai tempi dell’esordio. Perché la Giulietta non ha un design di cui ci si innamora a prima vista, ma occorre “farci l’occhio” per poterla apprezzare appieno.
La versione della Giulietta che abbiamo testato adotta il nuovo motore 2.0 JTDM 175 CV, abbinato al cambio a doppia frizione Alfa TCT. Ne derivano prestazioni molto interessanti, come dimostrano l’accelerazione 0-100 km/h in 7”8/10 e la velocità massima di 219 km/h. Il tutto a fronte di un consumo medio dichiarato in 4,4 litri per 100 km nel ciclo combinato, corrispondenti a 116 g/km di CO2. Più in dettaglio il nuovo turbodiesel adotta il sistema di iniezione MultiJet di seconda generazione, che permette di ottimizzare la combustione in tutte le fasi di funzionamento, garantendo al contempo riduzione dei consumi e della rumorosità. L’impiego di un turbocompressore di piccole dimensioni consente di esprimere ai bassi regimi una coppia ai vertici della categoria, ossia 350 Nm a 1.750 giri/min..
La grinta che ti aspetti
Al volante, già lasciando il sistema Alfa DNA settato in Natural e posizionando la leva del cambio in Drive, il propulsore manifesta una progressione corposa e lineare. In altre parole, è sufficiente il classico “filo” d’acceleratore per disimpegnarsi agevolmente nel traffico. Selezionando il DNA in Dynamic, l’aumento della pressione di sovralimentazione si traduce in risposte immediate, la spinta diviene più incisiva e contemporaneamente si “allentano le briglie” dei controlli elettronici di assetto, entra in azione l’Electronic Q2 (un upgrade dell’ESP che funge da differenziale autobloccante), lo sterzo acquisisce maggiore carico e il cambio Alfa TCT da il massimo. A quest’ultimo riguardo i passaggi di marcia sono molto veloci, anche se non paragonabili a quelli dell’analogo sistema riguardante la 4C, mentre la funzione manuale è attuabile tramite la leva centrale (con layout corretto a spingere per scalare e a tirare per salire di rapporto) e le levette al volante. Rimanendo in argomento, utilizzando la funzione manuale viene inibita la scalata automatica al completo affondo dell’acceleratore; un plus che vetture del calibro di Jaguar e Porsche non hanno tanto per intenderci.
La “nostra” Giulietta 2.0 JTDM 175 CV ha l’assetto sportivo e i cerchi da 18” opzionali, elementi che pongono l’accento sulla guida dinamica come si conviene a un’Alfa Romeo. Conseguentemente, rollio e beccheggio sono contenuti e in curva la vettura mostra una notevole precisione, anche se non bisogna pretendere la maneggevolezza straordinaria dell’Alfa 147 Q2. Quest’ultima, infatti, associava la raffinata sospensione anteriore a quadrilatero alto a un differenziale autobloccante meccanico di tipo Torsen, contenendo al massimo il sottosterzo e garantendo inserimenti in curva fulminei. La Giulietta, invece, punta su un onesto avantreno McPherson (in compenso il retrotreno è a tre bracci) che per quanto evoluto non garantisce il medesimo recupero di camber in curva del quadrilatero alto. Questioni di scelte, perché la 147 era stata studiata in ottica di vera Alfa Romeo, mentre la Giulietta, sicurissima fin che si vuole, ha un approccio molto più convenzionale essendo concepita (in modo quasi ossessivo) per sfidare la Golf e contenere i costi. Conseguentemente, il “dna” Alfa Romeo si è un po’ affievolito e di questo sarà necessario tenerne conto nel rilancio del Marchio milanese.
Gianmarco Barzan