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Confronto: Alfa Romeo Giulietta Q.V. TCT- MiTo Q.V. TCT

 “Che fortuna, due quadrifogli!”

L’Alfa Romeo porta al debutto le versioni Quadrifoglio Verde rinnovate di Giulietta e MiTo, equipaggiate rispettivamente dal motore 1750 Turbo Benzina 240 CV e dal 1.4 Multiair Turbo Benzina 170 CV. Entrambe dispongono esclusivamente del rapido cambio a doppia frizione Alfa TCT a 6 marce di ultima generazione. Pur non essendo in concorrenza tra loro, il confronto tra le due nuove Quadrifoglio Verde sorge spontaneo e non è detto che la più potente sia anche la più divertente da guidare.

 Sportività “gridata”

La Giulietta Quadrifoglio Verde esibisce un assetto ribassato, nonché il simbolo del quadrifoglio su fondo bianco situato vicino all’indicatore laterale di direzione. Inoltre, spicca il trattamento sportivo in antracite lucido relativo a specchietti retrovisori, maniglie anteriori delle porte, griglia frontale e cornici dei fendinebbia. Non mancano i due terminali di scarico specifici, mentre gli esclusivi cerchi in lega da 17” o 18” lasciano intravedere l’impianto frenante Brembo con pinze rosse fisse a 4 pistoncini, oltreché i dischi maggiorati anteriori di 320 mm. All’interno figurano inediti sedili sportivi anteriori con poggiatesta integrato, impreziositi dai rivestimenti in pelle e Alcantara, mentre il nuovo volante e la leva del cambio sono rifiniti in pelle rispettivamente con cuciture bianche (o rosse) e bianche/verdi (o rosse). Completano l’opera la pedaliera sportiva in alluminio, il batticalcagno specifico con logo QV e l’imperiale nero. La MiTo Quadrifoglio Verde per parte sua ha un look molto dinamico, in virtù di aspetti come lo spoiler posteriore, il paraurti dietro con estrattore e il trattamento brunito riguardante calotte degli specchi, griglia frontale, maniglie delle porte, cornice gruppi ottici e cerchi in lega da 17”. Su questa versione, inoltre, debutta l’inedito colore Grigio Magnesio opaco. Quanto agli interni, spiccano la plancia competizione in carboon look, le finiture in pelle con cuciture a contrasto per volante, cuffia cambio e freno a mano e i sedili sportivi anatomici a richiesta.

 Alte potenze specifiche

Per quanto concerne il motore, la Giulietta Quadrifoglio Verde impiega il nuovo 1750 Turbo Benzina con iniezione diretta e basamento in alluminio, erogante 240 CV a 5.700 giri/min. per una potenza specifica di ben 137 CV/litro. Si tratta di un propulsore studiato esclusivamente per l’Alfa Romeo (è lo stesso della 4C) che, oltre alla già citata iniezione diretta in camera di scoppio, vanta il doppio variatore di fase continuo, il turbocompressore e il sistema Scavenging che minimizza il turbolag. Tale motore consente alla Giulietta Q.V. di accelerare da 0 a 100 km/h in 6” netti e di raggiungere 240 km/h di velocità massima.

Trattando della MiTo Quadrifoglio Verde, il suo motore è il 4 cilindri MultiAir 1.4 Turbo Benzina di origini Fiat, erogante 170 CV a 5.500 giri/min. per una potenza specifica di 124 CV/litro. Anche in questo caso le prestazioni sono m

olto interessanti, come dimostra il tempo pari a 7”3/10 nell’accelerazione 0-100 km/h e la velocità massima di 219 km/h.

 Un confronto appassionante

Ci accomodiamo al volante della Giulietta Quadrifoglio Verde, scoprendo come il sound proveniente dai due terminali di scarico sia molto simile a quello della 4C. Al riguardo, infatti, non solo il motore è il medesimo della supercar compatta milanese, ma vi è anche il QV Intake Engine Sound che rende il rombo molto corposo. Quanto al propulsore vero e proprio, la spinta è prontissima fin dai regimi più bassi e il ritardo nella risposta del turbo è virtualmente assente. Inoltre, la verve del motore è debitamente assecondata dal cambio Alfa TCT doppia frizione, molto celere nel salire di rapporto (un po’ meno in scalata) specialmente quando vi è inserito il settaggio Dynamic del sistema Alfa DNA. In sostanza si tratta di un cambio con parecchie doti, a cominciare dall’esclusione della scalata automatica nel settaggio manuale fino ad arrivare al sofisticato Launch Control per partenze “brucianti”. Infine, risulta pregevole che, riguardo la funzionalità manuale, la leva vada tirata per salire di rapporto, nonché spinta per scalare (“vero, Porsche?”). Trattando della MiTo Quadrifoglio Verde, i 70 CV in meno rispetto all’omonima versione della Giulietta si percepiscono ma non nel modo “traumatico” che ci aspettavamo. D’accordo, negli allunghi la Giulietta “parte come una freccia” e scompare all’orizzonte, ma nello scatto da fermo il compatto coupé del Biscione può ancora dire la sua, oltreché essere migliore di parecchi concorrenti. In sintesi, il 4 cilindri MultiAir Turbo Benzina ha una spinta intensa, progressiva e costante e il sound che giunge al doppio scarico è da vera Alfa Romeo. Una bella differenza rispetto al rumore “rantolante” della MiTo con il bicilindrico TwinAir. Infine, anche in questo caso il cambio Alfa TCT è sportivo e tiene testa molto bene al propulsore esuberante.

 Le curve sono il loro regno

Strada costiera ricca di curve, la Giulietta Quadrifoglio Verde si inserisce più prontamente rispetto alla precedente versione, per via del minor peso all’avantreno del nuovo motore con basamento in alluminio. In altre parole, si percepisce la volontà dei tecnici di Balocco di rendere questa vettura più aderente al vero spirito Alfa Romeo. Certo, è meglio settare il sistema DNA in Dynamic affinché entri in funzione l’upgrade dell’ESP che assolve il compito di differenziale autobloccante. In questo caso, infatti, il sottosterzo viene fortemente mitigato, lo sterzo diventa più diretto e saldo e tanto l’ASR quanto l’ESP lasciano maggior libertà al pilota. In sintesi, la Giulietta Q.V. si conferma stabilissima in curva, ma il suo comportamento rimane sempre un po’ asettico e troppo filtrato rispetto a una 147 GTA dei bei tempi. La MiTo Quadrifoglio Verde dal canto suo è più divertente da guidare nei confronti della Giulietta, nonostante i 70 CV in meno. Alla prima curva, infatti, percepisci come l’assetto sia “vivo”, reattivo, con il retrotreno che “partecipa all’azione” senza peraltro creare la minima apprensione. La MiTo ha meno sottosterzo rispetto alla “sorella maggiore”, invita maggiormente alla guida sportiva e nel complesso ha una migliore maneggevolezza. Senza dimenticare che il suo assetto può essere ulteriormente perfezionato richiedendo gli ammortizzatori a controllo elettronico, un opzione inspiegabilmente assente sulla (ben) più costosa Giulietta. Concludendo, a nostro personale avviso tra le due è la MiTo a essere “più Alfa”.

Gianmarco Barzan
11/06/2014 – 15:09

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