Colpo di frusta? Non basta più il dolore lamentato dal guidatore o dai passeggeri: per essere rimborsati è ora necessario sottoporsi ad esami clinici che dovranno accertare l’effettiva esistenza delle lesioni di piccola entità, pena il mancato risarcimento. Non sorprende, dato che l’ANIA (l’Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici) chiede da tempo un giro di vite contro gli indennizzi dovuti ai colpi di frusta: il suo obiettivo principale è quello di diminuire le frodi.
A rendere più gravosa la situazione in materia di microlesioni era stata la proposta parlamentare avanzata col Decreto Liberalizzazioni, poi congelata nel 2013 dal Ministero della Salute, di introdurre una tabella unica nazionale con cui calcolare il rimborso in base alla gravità delle fratture riportate. Lo scopo del criterio unico nazionale era quello di eliminare le differenti tabelle di altrettanti tribunali, peccato che questa operazione avrebbe previsto un dimezzamento dei risarcimenti rispetto ai parametri dettati dalle tabelle del Tribunale di Milano, su cui ci si basa oggi. Sin da subito le associazioni A.I.F.V.S – Associazione Italiana Familiari Vittime Strada, O.U.A -Organismo Unitario dell’Avvocatura e A.N.E.I.S.- Associazione Nazionale Esperti Infortunistica Stradale, si erano scagliate contro questo decreto definito ‘’ammazza risarcimenti’’.
Effettivamente gli automobilisti non potevano che giudicare negativamente questo provvedimento: vedere dimezzati i propri risarcimenti, mentre le casse delle assicurazioni si sarebbero notevolmente rimpolpate. Inoltre non ci sarebbe stata alcuna garanzia sul fatto che il giudizio del medico fosse imparziale, e non alle dipendenze di qualche compagnia: questo timore avrebbe causato un drastico calo degli accertamenti clinici, anche nei casi in cui fosse stato seriamente necessario.”
E il danno psicologico provocato da un tale danno biologico? Per fortuna non viene schematizzato e valutato con rigidi parametri anche lui.
Ironia a parte, fornire dei parametri troppo rigidi non consente un pieno risarcimento del danno, ma a un semplice indennizzo, ovvero una somma in denaro dovuta per riparare solo parzialmente il danno subito.
Manuela Caputo