In caso di incidenti stradali il risarcimento è ridotto se la riparazione del veicolo coinvolto ha un costo più elevato del suo effettivo valore di mercato. Facciamo un esempio: se la nostra vecchia macchina è stimata ad oggi 3000 euro, ma il danno subito è di circa 5000 euro, verremo indennizzati dei soli 3000 euro, perché è quello il valore attuale della nostra vettura. Il rimanente delle spese di riparazione e dell’annessa IVA è escluso e rimane onere del proprietario del veicolo.
La Suprema Corte di Giustizia ha stabilito che condannare il responsabile del sinistro a pagare una somma più elevata del valore di mercato del mezzo, costituirebbe una sanzione esagerata ed ingiusta per la compagnia assicurativa, perciò hanno stipulato questa ordinanza che ai loro occhi è sembrata una soluzione più adatta a un giusto equilibrio tra danno subito e rimborso ricevuto.
Per calcolare il valore del veicolo si fa riferimento a specializzate riviste di settore – che stimano il valore medio in base ad accurate indagini di mercato – o, in mancanza di queste, al sopracitato valore di mercato – inteso come importo stimato nella vendita tra commerciante e compratore’. Se il sinistro avviene entro sei mesi dalla data di immatricolazione, viene riconosciuto l’intero valore del prezzo di acquisto o di listino, chiavi in mano.
Bisogna fare attenzione a distinguere tra sinistri di garanzia diretta (Kasko, furto e incendio, eventi naturali e speciali) e sinistri di responsabilità civile. Secondo i primi, un danno può ritenersi totale se supera l’80% o è uguale o maggiore del valore commerciale del veicolo: in questo caso viene rimborsata solo la cifra corrispondente all’attuale stima del mezzo. In caso di responsabilità civile invece, il danneggiato può richiedere il ripristino della situazione anteriore all’incidente, il tutto a spese del danneggiante. Sarà inoltre possibile riconoscere un importo maggiore del valore commerciale del mezzo, ma prima va dimostrato che il veicolo è stato effettivamente ripristinato. Se invece il giudice dovesse ritenere il risarcimento troppo oneroso, è previsto il risarcimento equivalente, ovvero il pagamento di una somma che corrisponde al danno causato dal sinistro al patrimonio del danneggiato.
Dunque trovarsi incidentati con una macchina vecchia può risultare doppiamente dannoso. Poniamo che il valore dell’auto sia stimato per non più di 2000 euro: con tale cifra non si potrà investire nell’acquisto di una nuova macchina, né si riuscirebbero a pagare completamente le spese di riparazione. Il problema è che questo fenomeno è destinato ad aumentare dato che, complice la crisi, il mercato delle auto nuove è in pratica asfittico. Come si dice: oltre la beffa, il danno.
Manuela Caputo