Uber Chi, il terrore dei taxisti
Lapplicazione creata da Travis Kalanick permette di trovare un autista grazie allo smartphone e ha sollevato le proteste di tutti i tassisti e conducenti di autovetture a noleggio e alle prese di posizione della politica. Cosa vuole ottenere questo 37enne di Los Angeles?
Uber sta per Übermensch, il superuomo teorizzato dal filosofo Friedrich Nietzsche che supera le convenzioni etiche e afferma la sua volontà di potenza. Travis Kalanick, è il proprietario di una società di software. il suo obiettivo è abbastanza semplice: distruggere il monopolio dei tassisti. Obiettivo non facile da raggiunger in quanto la lobby dei taxi driver è dura a morire. La dimostrazione è data ad esempio, dai tassisti di Milano, che recentemente hanno organizzato una violenta protesta contro Uber, la società di Kalanick che mette in collegamento via smartphone autisti di vetture private con chi cerca un passaggio a pagamento.
Arrabbiati a causa di una concorrenza che loro ritengono illegale, i tassisti meneghini hanno prima lanciato uova contro la manager italiana del gruppo. Poi hanno scioperato. Infine hanno ottenuto dal ministero dei Trasporti la garanzia che UberPop – l’App causa dei dissidi visto che utilizza come autisti normali cittadini al posto dei professionisti con licenza – verrà messa al bando. Però, credere che il 37enne di Los Angeles non si arrende. Ormai è abituato a lottare contro le messe al bando della sua iniziativa da parte di sindaci e ministri e fino a questo momento ha dimostrato di avere ragione: «il lupo solitario che rompe monopoli», come si è definito in un’intervista al quotidiano “Financial Times”, infatti a tre anni e mezzo dall’esordio, Uber è attiva in 18 paesi, dalla Cina alla Colombia. Fattura, dicono i media finanziari, 20 milioni di dollari alla settimana e vanta tra i suoi azionisti colossi del Web come Google e Amazon.
Del resto, Kalanick fa parte di quella schiera di smanettoni cresciuti nella Silicon Valley con un chiodo fisso: migliorare il mondo (e forse anche il portafoglio) con l’informatica. Già da ragazzo scriveva codici di programmazione e coltivava una dote innata: quella di saper convincere le persone. Successivamente l’università di Scienze Informatiche alla Ucla, per altro lasciata a metà e finalmente il debutto nel business. Prima di raggiungere il successo con Uber, creata insieme all’amico Garrett Camp, il ragazzo di Los Angeles si è fatto le ossa fondando altre due società. Scour, un sito per scaricare gratuitamente film e canzoni che fu costretto a chiudere per una onerosa causa intentata dalle industrie del settore. Successivamente fondò Red Swoosh, una società di software, che fu venduta nel 2007 per 23 milioni di dollari.
È per merito quellintroito che Travis ha fatto fortuna diventando “il duro che risolve problemi”. Qualcuno lo paragona a Steve Jobs, il visionario fondatore di Apple. Di certo, in soli tre anni e mezzo, l’ex venditore di coltelli ha trasformato una start up in un colosso mondiale valutato (l’anno scorso) 3,4 miliardi dollari. E quando gli hanno chiesto se si considera competitivo, lui ha risposto senza fingere modestia: «Se c’è un record mondiale, io non smetto finché non lo raggiungo».
Redazione MOTORAGE
20/06/2014 – 16:06
Una risposta
[…] uno che non si arrende e che vuole rompere il monopolio di pochi nelle grandi città (vedi articolo http://www.motorage.it/2014/06/uber-chi-il-terrore-dei-taxisti/). Anche in Italia, dove la lobby dei taxi driver è particolarmente arcigna. Ricordiamo, a esempio, […]