CHE FINE FANNO I SOLDI DELLE MULTE?
Ѐ una domanda che ci poniamo molto spesso, soprattutto quando notiamo buche e crateri di notevoli dimensioni, tombini che sporgono minacciosamente e masselli fuori posto; tutto questo nonostante siano aumentati i costi delle sanzioni. Dopotutto il pensiero di fondo dovrebbe essere quello di migliorare la sicurezza stradale: più fondi vengono riservati al rifacimento delle strade, minore sarà il numero di sinistri.
Invece i comuni non vogliono saperne di comunicare come vengono reimpiegati i fondi provenienti dalle multe. Secondo l’Art.208 del Codice stradale:
– l’80% dei ricavi è destinato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il finanziamento del Piano nazionale di sicurezza stradale; per studi, ricerche e propaganda ai fini della sicurezza della circolazione e dei veicoli; per iniziative e attività di promozione della sicurezza sulle strade
– il 12,5% va ai Comuni per interventi di ristrutturazione, ammodernamento, messa a norma e di manutenzione della segnaletica stradale. Inoltre tale percentuale viene utilizzata per le attività di controllo, anche attraverso l’acquisto di automezzi e attrezzature dei corpi di polizia provinciale e municipale
– il 7,5% è assegnato al Ministero dell’Istruzione per favorire l’impegno delle scuole nell’insegnamento dell’educazione stradale.
Ma i Comuni, tutt’ora, non sono in grado di fornire con chiarezza un rendiconto preciso sulle spese sostenute con questi soldi. E’ importante sottolineare che, secondo una recente stima della Fondazione ACI “Filippo Caracciolo”, in gioco ci sarebbero niente meno che 600 milioni di euro l’anno, i quali molto spesso vengono impiegati per coprire buchi di bilancio provocati da settori che non riguardano assolutamente le infrastrutture.
Il Nuovo Codice della strada è in elaborazione, sarebbe quindi opportuno mettere in agenda la semplificazione dell’articolo 208, per restringere il numero delle variabili su cui si distribuisce il ricavato delle multe. Inoltre si dovrebbe lavorare sulla trasparenza, procedendo a stilare un documento – facilmente reperibile e consultabile anche per i cittadini – che riporti l’effettivo utilizzo di questi fondi.
Manuela Caputo