ROBADADONNE
Sento il fiato dei nemici caldo dietro di me, aspettano che io fallisca, in questo spazio angusto dove tutto fa presumere una mia dipartita.
Non mollerò, non lascerò cadere le mie difese e vincerò la mia battaglia.
Li sento sempre più vicini guardarmi ed il sudore impregna la mia fronte, mentre mi destreggio abilmente in un turbinio di movimenti studiati durante gli anni della mia preparazione.
Sapevo che questo istante prima o poi sarebbe arrivato, sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dovuto dimostrare che il mio addestramento doveva essere valso a qualcosa ed avrei dovuto sapere che, tutti quegli anni di allenamento e di impegno, mi avrebbero portato a farmi valere in un mondo governato oramai dagli uomini.
Ma niente potrà fermare la mia avanzata ed uscirò vittoriosa dal confronto che tanto mette a dura prova la mia pazienza e la mia voglia di rivalsa.
Decido così di dare un’ultima occhiata dietro di me, gli occhi prima a sinistra poi a destra, le mani posizionate dieci e dieci ed inizio a girare vorticosamente la testa, minaccio chiunque voglia prevaricarmi o distrarmi, ho lo sguardo deciso di una donna che sa quello che vuole e sa anche come ottenerlo, la bocca chiusa in un broncio impegnato mentre tutto fa presumere che questa volta fallirò.
Non basta, non basta la mia tenacia, servono altre manovre difensive e tattiche per poter ottenere una vittoria finale senza esclusione di colpi, sia davanti che dietro.
E così esco dalla mia automobile, fiera di aver parcheggiato sotto un concerto di clacson ed insulti snodati, controllo la macchina dietro la mia, con un minuscolo graffietto sul paraurti… sicuramente c’era già, io stavo andando pianissimo.
Fiera cammino tra la gente, anche se un grido riecheggia nella mia testa: “Ahooo, ce stavano due camion di traverso!”
Zeta