Succede molto spesso di dover svolgere una commissione lampo e, in quei pochi minuti, venir sorpresi da un produttivo ausiliario del traffico che si accorge del mancato scontrino di pagamento del parcheggio e ci sanziona. Quindi, salvo il caso in cui il parchimetro è guasto o le strisce blu non sono a norma (o non sono situate fuori dalla carreggiata, o ostacolano lo scorrimento del traffico, oppure nelle vicinanze delle aree di sosta a pagamento non sono presenti dei parcheggi liberi), siamo in torto e perciò obbligati a pagare la multa.
La questione è diventa spinosa perché la regolamentazione della sosta è di competenza comunale, quindi ogni amministrazione dovrebbe emanare una specifica delibera in cui comunicare al cittadino le penali o le sanzioni pecuniarie previste per chi sosta per un tempo più lungo di quello pagato. In assenza di tale delibera, come è stato precisato dal Ministero delle Infrastrutture, la Polizia non può sottoscrivere multe in caso di tagliando scaduto. Ecco quindi che fioccano le proteste di Comuni e Polizia: il recupero dell’eventuale integrazione, che ammonta solitamente a pochi euro, contrasta nettamente con i costi tecnici dell’operazione e finisce per gravare ulteriormente sui conti pubblici. Per questo motivo molti Comuni si sono apertamente schierati contro queste disposizioni e si rifiutano di applicarle. L’unica soluzione si può trovare nelle nuove direttive chiaramente esplicitate nel nuovo Codice della Strada.
Manuela Caputo