La Saab rischia un nuovo fallimento
Il supplizio cinese ricomincia per le automobili della Saab. Tre anni dopo l’acquisto del marchio da parte della NEVS (National Electric Vehicle Sweden) dopo il fallimento avvenuto nell’autunno del 2011, l’unico marchio automobilistico in mano svedese è nuovamente ai bordi del precipizio.
Il marchio NEVS di proprietà della città di Qingdao e del gruppo cinese National Modern Energy Holding ha annunciato martedì 12 agosto l’impossibilità di far fronte ai pagamenti in scadenza. Da diversi mesi i 250 dipendenti dello stabilimento di Trollhatan non ricevono lo stipendio. Il progetto di NEVS di sviluppare una gamma di veicoli elettrici per il mercato cinese non è mai decollato, anche se la produzione aveva ripreso nel corso del 2013. Il tribunale ha fissato per il 18 settembre la data per l’udienza destinata a decidere le sorti della NEVS. La lenta agonia della Saab dunque continua. Nato nel 1947, il marchio Saab era diventato negli anni Ottanta il simbolo del lusso, dell’innovazione e dell’originalità, ma aveva sopravvalutato le possibilità commerciali del decennio successivo e questo aveva creato le prime difficoltà. Acquistata nel 1990 dalla General Motors la Saab non ha mai avuto un bilancio positivo nell’ambito del marchio di Detroit, in quanto le vendite non sono mai decollate a esclusione del 2006 quando vennero venduti 133.000 esemplari, per poi ripiombare nel limbo delle 33.000 unità. Troppo piccola, troppo americana, Saab che aveva ancora 3500 dipendenti nel 2009 non seduceva più gli automobilisti. In grande difficoltà anche sugli altri fronti la General Motors decise allora di vendere il marchio alla neozelandese Spyker, specialista delle vetture sportive per 400 milioni di dollari, mentre i piani costruttivi e la tecnologia dei modelli 9-3 e 9-5 vennero venduti per 200 milioni di dollari ai cinesi della Beijng Automotive (BAIC) in modo che fossero prodotte in Cina. Nel 2011 Spyker rinunciò all’impresa e ora la storia si ripete.
Gianni Montani