Un’operazione che Sergio Marchionne non esitò a definire epocale ma che non manca di continuare a sollevare dubbi e perplessità, specialmente considerando i risultati di vendita dei marchi del Gruppo Fiat, per nulla positivi.
Il primo di agosto l’assemblea degli azionisti di Fiat SpA è stata chiamata a votare sul recente completamento dell’operazione che ha portato alla nascita di Fiat Chrysler Automobiles NV (con domicilio fiscale in Olanda e quartier generale a Londra). Ora il nuovo soggetto è pronto a incorporare Fiat SpA e Chrysler Group LLC.
Il soggetto che nasce, il settimo produttore al mondo di automobili per dimensioni, si prepara anche alla quotazione al NYSE di Wall Street e in un secondo momento, a Piazza Affari. L’obbiettivo è aumentare il proprio appeal per gli investitori internazionali e acquisire un adeguato livello di liquidità per dare attuazione all’ambizioso piano produttivo delineato nelle scorse settimane.
Così fusione con tra Fiat SpA e Chrysler in FCA – Fiat Chrysler Automobiles, ormai è cosa fatta, anche se il “sentiment” non era positivo al 100%, e il titolo Fiat ne beneficia. Il timore che un buon numero di azionisti esercitasse il cosiddetto “recesso” di fronte al progetto di fusione con Chrysler, approvato dall’assemblea straordinaria di inizio agosto, è scongiurato. Il Lingotto aveva fissato un limite di 500 milioni di euro da spendere per ripagare gli azionisti che avessero chiesto di recedere, consegnando l’azione Fiat a fronte di un rimborso di 7,727 euro. Qualora fossero arrivate molte richieste, e si fosse superato quel budget stanziato dal managment, sarebbe scattata una clausola che avrebbe decretato lo stop alla fusione con Chrysler e al trasferimento della sede legale in Olanda.
Oggi Fiat ha appunto annunciato che tale limite non è stato toccato, sulla base delle comunicazioni di recesso e delle certificazioni del possesso delle azioni ricevute finora. I dati ufficiali sono attesi per il 4 settembre, quando gli intermediari avranno completato il processo burocratico. In ogni caso,
Fiat, che ha acquisito all’inizio dell’anno la sua unità americana, intende fondersi con Fiat Investments in Fiat Chrysler Automobiles (Fca), inoltre, questa operazione aumenterebbe il potere di Exor (la holding della famiglia Agnelli) in merito a una sua “presa” sulla società. Exor, infatti, possiede già il 30% di Fiat – Chrysler ma dato che fusione ha avuto luogo, il suo diritto di voto sale fino al 46% (in base a una regola della fusione che premia gli azionisti di lungo corso) qualora nessuno dei soci di lungo corso eserciti il diritto di raddoppiare i voti) rispetto al 30,05% di capitale ordinario.
Espressa la sua soddisfazione per l’andamento delle azioni Fiat negli ultimi giorni, anche il presidente John Elkann guarda al futuro: “La quotazione sul Nyse (New York Stock Exchange, la Borsa di New York, ndr) darà il giusto rilievo all’importanza delle attività del gruppo sul mercato statunitense e renderà più efficienti le nostre attività di finanziamento”.