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Formula1: come aumentare la spettacolarità?

E’ ormai ben noto a tutti, appassionati e non, come la Formula 1 abbia perso abbastanza sotto il profilo spettacolare rispetto a qualche anno fa.

D’accordo, il Grande Circus ha compiuto passi da gigante in termini di sicurezza e su questo non si deve transigere, ma fattori come il motore unico per tutti in termini di frazionamento, cilindrata e tipologia di sovralimentazione stanno

appiattendo la massima disciplina automobilistica. Senza contare che i nuovi V6 turbo, esorditi quest’anno, sono fin troppo silenziosi.

E le famose “trombette” agli scarichi, introdotte con l’intento di dare più vivacità sonora a tali unità, sembrano quasi una pernacchia rivolta agli spettatori. Ma le soluzioni per ravvivare l’ambiente, riempire gli autodromi di tifosi e “incollare” la gente davanti al teleschermo ci sarebbero.

Frazionamento libero
Per quanto concerne i motori, i costruttori dovrebbero avere la libertà di scegliere il frazionamento più consono alle loro esigenze. In altre parole, sarebbe ideale poter optare per unità a 4 e a 6 cilindri turbocompresse, o in alternativa V8 e V12 aspirate di maggiore cilindrata. In sostanza è quanto avveniva negli Anni 70 e 80, epoca in cui le maglie del regolamento motoristico erano molto più larghe rispetto a oggi. Anche, se a onor del vero, non vi erano particolari vincoli dettati dal rispetto ambientale, né tantomeno sotto il profilo del contenimento dei costi come succede oggi. Resta il fatto che un duello come quello tra René Arnoux e Gilles Villeneuve a Digione nel 1979 era anche un confronto tra due tipologie motoristiche differenti, ossia V6 turbo riguardo la Renault e V12 aspirato per quanto concerneva la Ferrari del “canadese volante”. E la spettacolarità andava quindi oltre le capacità di piloti bravissimi come loro, coinvolgendo l’aspetto tecnico, il “ferro” come si suole dire in gergo.

Tornare al cambio manuale
Potrà sembrare un’affermazione da irriducibili nostalgici, ma la spettacolarità in Formula 1 aumenterebbe con l’eventuale ritorno del cambio manuale. Soluzione che ha sempre fatto la differenza, mettendo in gioco le capacità del pilota più di quanto avvenga ormai da 25 anni con le trasmissioni robotizzate. D’accordo, nemmeno i campioni del mondo riuscirebbero a cambiare più velocemente con un sistema manuale rispetto al layout automatizzato, ma anche per questo la spettacolarità ne guadagnerebbe. Quanto al seguito nella produzione di serie, se oggi praticamente tutte le supercar hanno cambi robotizzati monofrizione o dual clutch, un domani potrebbe esserci il ritorno al manuale. Qualche segnale d’inversione di tendenza al riguardo c’è; basti pensare alla Jaguar che sta sperimentando da tempo il cambio manuale sulla F-Type dopo averlo abbandonato da parecchi anni. In sostanza la Formula 1 potrebbe fare da apripista al ritorno alla grande di una soluzione del genere sulle sportive di tutti i giorni.

Assetti a piacimento
Un’altra soluzione possibile riguarderebbe la “liberalizzazione” degli assetti. In sostanza si potrebbe lasciare la facoltà al costruttore di scegliere tra sospensioni “intelligenti” (a regolazione elettronica) oppure classiche, così come il ricorso o meno ai controlli di trazione e stabilità. Senza dimenticare che non sarebbe male avere più fornitori di pneumatici, in concorrenza tra loro, come avveniva non moltissimi anni fa. Ma fin quando la Formula 1 manterrà costi proibitivi tale soluzione sarà difficilmente praticabile, a meno di non voler pian piano tornare proprio alla spettacolarità consona al Grande Circus. In tale caso i ricavi aumenterebbero e i costi per gli attori in campo verrebbero ottimizzati. A patto, ovviamente, di non ragionare nell’ottica della massimizzazione del profitto sempre e comunque. La Formula 1 dovrebbe tornare a essere più sport e meno business assoluto.

Gian Marco Barzan

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