Il BOLLO: perché lo si paga anche se non si usa la macchina
Si è parlato tanto della sua abolizione, ma non è ancora avvenuta: parliamo del bollo, la tassa automobilistica da versare alla Regione in cui risiede il proprietario del veicolo. Essendo una tassa di possesso, la si deve pagare sia che si utilizzi il mezzo o meno.
La particolarità è che il costo del bollo si diversifica in base alle direttive regionali, alla potenza in kW e all’impatto ambientale del veicolo: minore sarà l’inquinamento prodotto (motore a Euro 4, 5, 6), minore sarà la tassa da pagare sul mezzo.
Ѐ bene specificare però che non tutti pagano il bollo e, chiariamo, non si tratta di evasione: le esenzioni e le agevolazioni fiscali destinate a veicoli poco inquinanti permettono un risparmio su questa tassa. In particolare: l’agevolazione fiscale sulla tassa di circolazione per i veicoli elettrici e a GPL è temporanea perchè limitata a cinque anni, e dopo il quinto anno la base su cui calcolare l’imposta viene decurtata del 25%.
Sono previste riduzioni anche in base alle finalità del veicolo: nel caso di auto destinate alla scuola guida, si applica una riduzione del 40% sul bollo; per i veicoli che trasportano rifiuti, si paga la metà del bollo; gli autobus di linea godono di uno sconto pari a un terzo della tassa di circolazione.
Inoltre ci sono esenzioni in base al soggetto che utilizza il mezzo, che noi si sia d’accordo oppure no, resta il fatto che attualmente sono esenti da pagamento della tassa di circolazione: pompieri, forze armate, consoli, Presidente della Repubblica… Fortunatamente, sono esenti dal pagamento anche le auto per disabili.
Un’altro gruppo di utenza che fino ad oggi ha beneficiato dell’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica sono i proprietari delle vetture con più di venti anni di età, dichiarate “storiche“.
Ma la Legge di Stabilità 2015 propone che l’esenzione dal bollo auto sia valida per le auto con più di 30 anni e non più di 20 come è oggi. Un brutto colpo inferto al valore collezionistico di modelli di quel decennio (1985-1995 appunto) che si presume, andrebbero in demolizione, perché sostenere il costo del bollo, per 10 anni, sarebbe un esborso troppo alto per i proprietari, che già pagano costi di manutenzione per tenerle in efficienza. Inoltre rappresenterebbe un danno enorme per il mercato dell’usato e per tutto l’indotto che si occupa di queste vetture.
In ogni caso, al momento dell’acquisto di una vettura, sia nuova che usata, venduta da un privato o attraverso un concessionario, dobbiamo accertarci che il bollo non sia scaduto. In tal caso, il pagamento deve essere effettuato entro i 30 giorni successivi alla scadenza del bollo auto originario, se invece il termine per il pagamento del bollo è scaduto prima dell’acquisto del mezzo, la responsabilità per l’omesso pagamento ricadrà sul precedente proprietario e l’acquirente dovrà rinnovare il bollo solo a partire dal periodo d’imposta che inizia successivamente alla data dell’acquisto (fa fede la data in cui l’atto di vendita viene autenticato dal notaio).
Molti rivenditore, al momento della presa in carico della macchina, normalmente sospendono il pagamento del bollo tramite una comunicazione di interruzione e lo riattivano alla data di rivendita. Con tale comunicazione il decorso della scadenza del bollo auto viene sospeso e riprende dalla data di rivendita dell’auto all’acquirente, facendo quindi risparmiare il cliente.
Il bollo può cadere in prescrizione, ma dopo tre lunghi anni, tempo oltre il quale la Regione non avrà più il diritto di riscuotere la tassa. Nel calcolare esattamente i tempi di prescrizione devono essere considerate tutte le precedenti notifiche di solleciti, avvisi e le eventuali proroghe che potrebbero essere state decise a livello nazionale. Quindi occhio alla data!
Manuela Caputo