Ergastolo della patente a chi causa vittime, a breve
Quante volte si è parlato di togliere la possibilità di guidare a chi ha causato vittime sulla strada? Bene, ora molto probabilmente questa richiesta avrà finalmente un riscontro: con una grande maggioranza (246 sì contro 9 no), è passata alla Camera la proposta di ergastolo della patente per chi commette omicidio colposo quando viene scoperto alla guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro di sangue oppure sotto l’effetto di stupefacenti, ma anche nel caso in cui provochi lesioni gravi a una o più persone. Il testo dovrà passare al Senato, ma si è fiduciosi sulla risposta positiva di quest’ala del Parlamento: dopotutto questo tratto della Legge Delega è considerato il più distintivo del nuovo Codice della Strada. In previsione c’è anche la possibilità di modificare, all’interno del Codice penale, lo ‘’status’’ di omicidio commesso per una violazione delle norme stradali da colposo a doloso (o volontario), in particolare se commesso da soggetti alla guida ubriachi o sotto l’effetto di stupefacenti. Con l’introduzione del reato di omicidio stradale si vuole in particolare garantire la dovuta giustizia ai familiari delle vittime e la giusta pena ai trasgressori, evitando che le distinzioni tra atto colposo o doloso lo impediscano. Non si fraintenda, non che i reati commessi alla guida non vengano sanzionati: Il nostro Codice penale punisce sia l’omicidio doloso (art. 575) che quello colposo (art. 589), distinguendo le due fattispecie e, di conseguenza, infliggendo due pene differenti. Per questo motivo l’analisi dell’elemento psicologico – ovvero se un atto è stato compiuto volontariamente o meno – è cruciale per distinguere i reati e comminare la pena più adeguata. Nello specifico, il reato stradale viene fatto rientrare sotto la fattispecie dell’omicidio colposo e prevede la reclusione da 3 a 7 anni. Nel caso in cui l’incidente sia stato causato da un guidatore ubriaco, la pena arriva fino ai 10 anni di carcere. Infine, se il sinistro ha provocato morti e lesioni gravi, si triplicano gli anni di reclusione, ma il totale degli anni non può superare i 15. Fino ad oggi però, una volta scontata la pena, questi automobilisti potevano tornare a guidare, con il rischio che potessero ripetere gli stessi errori e provocare altre morti.
Facendo una panoramica italiana, sono circa 4000 le persone decedute a causa di incidenti stradali: di queste, come afferma una stima dell’Istituto Superiore di Sanità, circa 1\3 sono state vittime di chi guidava sotto l’effetto di stupefacenti o in stato di ebbrezza. Le vittime, indipendentemente che siano rese tali da un fatto colposo o doloso, vanno giuridicamente ‘’vendicate’’ nel modo più adeguato, senza che ci siano distinzioni che permettano una ingiustificata disparità di trattamento.
Manuela Caputo