Giornate memorabili per l’industria, sia quella di ieri, sia quella di oggi.
Quindi, addio al logo Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino: questo marchio dopo 115 anni non esisterà più.
Perseguita con sagacia l’acquisizione da parte del gruppo torinese del restante 41,5% di Chrysler, l’ultimo ostacolo per il compimento della fusione non ha dato problemi. Il termine per l’opposizione dei creditori è scaduto il 4 ottobre, senza opposizioni, e il diritto di recesso è stato esercitato per un numero di azioni inferiore ai 500 milioni di euro.
Suonata la campanella che chiude la giornata di contrattazioni a Wall Street, l’AD Marchionne e il presidente John Elkann dovranno dare sfogo al loro charme e avviare una serie di incontri istituzionali con gli investitori: sottobraccio, un pacchetto pari al 7% della società, fra azioni derivate dal recesso dei soci contrari alla fusione e azioni proprie. Il che servirebbe a Marchionne per portare liquidità nelle casse della società e vincere un’altra battaglia nell’evitare quella ricapitalizzazione che lui non ritiene necessaria.
In Italia restano le fabbriche dalle quali uscirà una parte dei modelli previsti dal piano con investimenti complessivi pari a quasi 50 miliardi di euro entro il 2018, almeno secondo le previsioni e le promesse.
Marchionne visto da… – L’attesa per il debutto di Fca e il futuro di questa società integrata è tanta, e si percepisce.
Rimane però anche il diverso modo di percepire Marchionne. Per molti è, dal lato umano e da quello della fedeltà nazionale, un filibustiere furbo e spietato. Per altri, con sguardi da economisti industriali, è un geniale imprenditore. In sostanza colui che è riuscito a portare due grandi Gruppi (Fiat e Chrysler) in condizioni fallimentari fino alla risalita. Con un costante progresso almeno per i risultati industriali ed economici. Così Marchionne “gongola” per le nuove mosse, sottolineando con soddisfazione un bel: «Crediamo che gli investitori americani possano trovare interessante l’acquisto di azioni FCA».
Di fatto il nome Fiat apparterrà al passato.
I primi risultati li potrà dare magari già il consiglio di amministrazione convocato a breve a Londra per esaminare i conti.
Marchio x Marchio – Il logo FCA – ovviamente – non lo vedremo sulle autovetture che (almeno per il momento, ma non si sa mai) manterranno sulle loro calandre i rispettivi marchi. Si tratta, infatti, solo del logo del gruppo che controlla gli attuali marchi in attività: Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Chrysler, Jeep, Ram Trucks, Dodge e SRT. Oltre al brand Mopar specialista in parti speciali e di ricambio.
Fabrizio Romano