Maserati GranTurismo MC Stradale: “Tridente rampante”
Impressioni di guida
Coupé 2+2, propulsore V8 da 4,7 litri erogante 460 CV, 0-100 km/h in 4”5/10 e velocità massima pari a 303 km/h costituiscono alcune peculiarità della Maserati GranTurismo MC Stradale. Un modello derivato dalla GranTurismo Trofeo da corsa che sfoggia, tra l’altro, un nuovissimo cofano motore in fibra di carbonio che assicura vantaggi in termini di deportanza e raffreddamento, contribuendo pure a contenere il peso a secco. Peso che, alla luce di 1.700 kg, è rimasto quasi invariato rispetto alla precedente versione a due soli posti.
Linea intramontabile
Nonostante sia sulla breccia ormai da 7 anni, la Maserati GranTurismo è caratterizzata da una linea di straordinaria attualità oltreché magnifica. E diremo di più; il prestigioso Coupé del Tridente ha dato vita a una nuova era stilistica per la Maserati che si ritrova su Ghibli, Quattroporte e, in futuro, riguarderà pure il SUV Levante. In dettaglio, la linea parte dalla “bocca” frontale ispirata a quella della 250 F di Formula 1, si estende alle fiancate muscolose e nel contempo eleganti (con tanto di tre feritoie per lato che citano il passato) e terminano nel “lato B” possente e armonioso. Riguardo la ricerca aerodinamica, essa comprende diversi aspetti provenienti direttamente dalle competizioni; oltre al già citato cofano in fibra di carbonio, infatti, spiccano un profondo splitter frontale inserito nel paraurti anteriore, minigonne laterali specifiche, un paraurti posteriore dal nuovo profilo e un pronunciato spoiler sul portellone. Tali elementi si combinano in un’unica soluzione aerodinamica integrata, che utilizza tutta la lunghezza dell’auto per generare deportanza, nonché incanalare l’aria (proveniente dai sistemi di raffreddamento motore e freni) nelle aree di massima downforce e minima turbolenza.
Interni riusciti, ma…
L’abitacolo della GranTurismo MC Stradale presenta un eccellente posto guida, con il volante di giusto diametro e gli immancabili paddle del cambio elettroattuato fissi al piantone. I sedili anteriori devono il loro peso ridotto all’utilizzo della fibra di carbonio (optional) e perpetuano il lusso inconfondibilmente Maserati attraverso una combinazione di pelle e Alcantara. Dal canto loro le modanature standard sono in nero soft, mentre il livello generale degli assemblaggi è curatissimo come da tradizione del Tridente. Sarà forse perché ci siamo abituati agli interni impeccabili di Ghibli e Quattroporte, ma gli unici appunti riguardano la grafica un po’ superata della strumentazione, nonché i coperchi a vista degli airbag laterali. Dettagli che, bene inteso, passano in secondo piano dinanzi a un quadro generale eccellente.
Un allungo impressionante
Saremo degli inguaribili romantici, ma ogni volta che sentiamo l’inconfondibile sound del V8 Maserati la mente torna alle varie Ghibli prima maniera, Indy, Khamsin e Bora e finiamo per emozionarci. E le emozioni forti sono all’ordine del giorno guidando la GranTurismo MC Stradale, non fosse altro che il motore 4,7 litri da 460 CV ha una forza incredibile a tutti i regimi e può allungare fin oltre i 7.500 giri/min.. Ancora una volta vale il detto tutto americano “non c’è nulla che sostituisca i centimetri cubi”, poiché il V8 4,7 aspirato ha una progressione vigorosa e costante sconosciuta al più potente V8 3.8 Twin Turbo della Quattroporte, motore per altro eccellente. Ma è risaputo, ormai le unità atmosferiche di cilindrata molto elevata stanno diventando più uniche che rare. E proprio per tale motivo la GranTurismo MC Stradale non può mancare nel garage dei collezionisti Maserati.
Cambiate da Formula 1 (di qualche anno fa)
Potrà sembrare strano ma c’è qualcosa nella MC Stradale che è ancor più emozionante del motore. Si tratta, infatti, della strategia di cambiata MC Race del sistema robotizzato che consente passaggi di marcia completi in appena 60 millisecondi. Come dire 5 volte più veloce di un battito di ciglia o, meno prosaicamente, lo stesso tempo occorrente alla Ferrari F430 Scuderia. E il bello è che l’interruzione di coppia si percepisce solo dal coreografico botto al doppio scarico, mentre l’inevitabile contraccolpo è sì evidente ma non da essere fastidioso come su una Lamborghini Aventador per intenderci. Il tutto viene gestito magistralmente attraverso le palette fisse al piantone, assai più lunghe rispetto a quelle delle “normali” Maserati GranTurismo.
Su strada o in pista, non fa differenza
Per quanto concerne l’assetto, rispetto alla GranTurismo Sport l’MC Stradale vanta il corpo vettura ribassato di 10 mm anteriormente e di 12 mm posteriormente, mentre i cerchi in lega da 20” sono specifici come lo è la taratura delle sospensioni. Inoltre, la vettura è avvantaggiata dalla disposizione Transaxle del cambio (in blocco al retrotreno) che consente la ripartizione ideale del peso tra anteriore e posteriore pari a 48:52. Se a tutto questo aggiungiamo il motore in posizione anteriore-centrale, ovvero dietro l’avantreno anziché sopra come avviene per Quattroporte e Ghibli, avrete chiari indizi circa la precisione di guida. Precisione che si rende evidente già negli inserimenti in curva, più immediati rispetto a qualunque altra Maserati, e che si mantiene tale fino a quando si raddrizza il volante per affrontare il rettilineo. In sostanza, su strada la MC Stradale è una fantastica… granturismo, ma in pista la precisione e l’efficacia dell’assetto non vengono certamente meno. E proprio in circuito un pilota capace può saggiare il limite (altissimo), disinserendo completamente il controllo di trazione e stabilità, e mirando alla corda della curva attraverso uno sterzo che “dialoga” perfettamente. Tutto questo grazie anche alla servoassistenza rigorosamente idraulica, sistema che rimarrà fino a quando i tecnici Maserati non troveranno un layout elettrico all’altezza delle loro aspettative. Ma la sfida più appassionante e intrigante per i progettisti del Tridente, sarà realizzare un modello globalmente ancor più performante rispetto alla GranTurismo MC Stradale. Missione possibile, nonostante la probabile rinuncia al cambio Transaxle e l’inevitabile ricorso alle sinergie di gruppo molto più che in passato.
Gian Marco Barzan